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Camouflage: strategie mimetiche per le nuove esche della Rete
di X

L'interazione elettronica riscrive le regole dei rapporti sociali. Offre nuove opportunità ed evolve verso nuovi equilibri. La Rete è un laboratorio sociale in cui rivivono, trasfigurate e opportunamente declinate, le attitudini umane di base. Così può prestarsi, di volta in volta, a un'applicazione sempre diversa: può diventare laboratorio culturale, centro di aggregazione, foro, piazza del mercato, bar, sezione politica, galleria. Lo spazio delle nostre città viene mappato sulla Rete. Ma il medium informatico consente anche una facilità senza precedenti nell'assunzione di forme di comportamento che nel mondo reale (= tempo-lento) richiederebbero una costanza e un'applicazione "patologiche", oppure una forte determinazione.

Se fin dagli albori della Rete capita di imbattersi nei troll che infestano forum e gruppi di discussione come spiritelli maligni del luogo, la fucina di talenti non ha smesso un solo istante di sfornare nuove categorie. Erano utenti di Usenet i primi a clonarsi per creare l'illusione di un fronte molto più vasto di quello effettivamente riscontrato a sostegno delle proprie posizioni, oppure per crearsi eserciti di nemici-fantocci da sbaragliare. A conti fatti, per quanto fastidiosi possano essere, i troll risultano nella più innocua manifestazione del fenomeno, essendo facilmente identificabili fin dalla loro prima apparizione (anche se le contromisure da adottare per affrontarli sono ancora argomento di dibattito). Più infidi sono invece i ventriloqui, che traspongono nel contesto della Rete comportamenti di natura schizofrenica che spesso risultano ben radicati anche nella loro vita reale. Ma ancora più subdole sono le recenti figure emerse dalle onde del web, dirette emanazioni dell'archetipo del fake: l'utente che falsifica ad arte la propria identità. Eccone una breve panoramica.

- Gender-bait: categoria illustrata da William Gibson nel suo Pattern Recognition. Parkaboy è l'utente del FETISH:FOOTAGE:FORUM con cui la protagonista Cayce Pollard instaura un canale privilegiato, che presto si sviluppa in un nodo di complicità. Ma la sua figura dietro lo schermo resta ambigua fino all'incontro tra i due. E, per un certo intervallo di tempo, anche dopo. I gender-bait sono quegli utenti che, in modi e con sfumature diverse, tendono ad assumere atteggiamenti e/o identità non rispondenti al proprio sesso: agevolati dall'ambivalenza del nickname e dal distacco garantito dal mezzo, i gender-bait maschi simulano identità e comportamenti femminili, per fare leva sul retaggio psicologico e le più istintive reazioni ormonali degli utenti maschi, e, viceversa, le gender-bait femmine si fingono uomini per mostrare i muscoli che nella vita di tutti i giorni non possono esibire, per imporre il proprio dominio sul territorio virtuale con la prepotenza e l'aggressività che solo in un bullo, in un nonno oppure in un maschio dominante potrebbero essere "tollerate". C'è anche chi assume identità non rispondenti al proprio sesso per spirito di provocazione o per vocazione anticonformista.

- Faith-bait (o belief-bait): categoria che racchiude quanti professano una fede (religiosa, ideologica, politica) in cui nella realtà non si riconoscono. I faith-bait possono essere mossi dalle più svariate motivazioni: oltre al banale desiderio di accettazione, il loro comportamento può rispondere a una forte esigenza di identificazione e appartenenza. La suggestione di sentirsi parte di qualcosa è spesso più forte della razionalità. Ma talvolta capita che qualcuno finga di professare una certa convinzione semplicemente per accedere a un punto di osservazione privilegiato su un certo fenomeno o una certa comunità, virtuale o non. I faith-bait, come pure i gender-bait ma più facilmente di questi ultimi, possono essere degli embedded e la loro definizione può quindi sfumare attraverso la gamma del giudizio dall'accezione negativa (tipica di una personalità complessata, dissociata, etc.) a quella positiva (tipica invece di una tendenza all'indagine e all'esplorazione).

- Age-bait: categoria che comprende quanti fingono un'età diversa dalla loro anagrafica. I più vecchi si spacciano per giovani imberbi nel tentativo di aggirare i filtri critici degli altri utenti, accattivandosene le simpatie, pronti ad approfittare dell'abbassamento della soglia analitica o della sospensione dell'incredulità al fine di inassarne il consenso e/o il sostegno e/o l'ammirazione. I più giovani si fingono più vecchi per ostentare l'autorevolezza che può derivare da un'esperienza e da conoscenze di cui difettano, ma che potrebbero risultare implicite o almeno attendibili in virtù di un ingannevole diritto di anzianità. In entrambi i casi, sia che si aspiri all'innocenza sia che si pretendano stima e prestigio, si tratta di un atteggiamento assunto al fine di colmare le proprie lacune culturali, emotive e/o relazionali. Per questo, pur partendo dalle medesime premesse alterate delle precedenti due, in definitiva è la categoria meno costruttiva delle tre e di tutte la più opportunista.

L'oceano virtuale è pieno di plancton, ma anche di pesci più o meno grossi, più o meno disposti ad abboccare. E in qualità di pesce, nessuno di noi può aspirare alla visione completa della situazione, ignorando tutto ciò che si muove e agita sulla superficie. Diffidate quindi delle simulazioni: la prossima esca potrebbe essere per voi.

COMMENTI

o non siamo tutti quanti un po' di ciascuno dei tre?

aracno, 11 marzo 2008, 15:46

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