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Il buio dietro il sipario, ovvero gli occhi del bue
di BlackHoleSun

Dietro lo schermo, dentro la quotidianità, sulla manipolazione della capacità critica dell’opinione pubblica.

È da un po’ che si parla di spettacolarizzazione della realtà, di Società dello spettacolo (Guy Debord non l’ha inventato Pippo Baudo). Beh, più che un libro, una teoria o un’ipotesi, direi che è una realtà oggettiva. Il fatto è che ci siamo dentro, siamo sul palcoscenico, o meglio, scena e posti a sedere si confondono, sovrailluminati dall’occhio di bue.

È ovvio.
Sì, è il dramma dell’ovvietà, appunto.

Siamo falsi attori, non role players, ma solo comparse. Sotto i riflettori, immersi in un amnio lucente, ignoriamo cosa ci sia nel buio, perché sappiamo bene che qualcosa c’è, ma ce ne fottiamo.
Siamo il popolo della luce, noi.
I riflettori stanno in mano di chi sappiamo, ma a noi che ce ne importa?

Solo un esempio, tanto per intenderci. Mi è capitato di vedere Sotto le bombe, bellissimo film di Philippe Aractingi, del 2007, che racconta la vita impossibile ed esasperata di chi abita in Libano, dilaniato dal conflitto tra Hezbollah e l’esercito di Israele. Una guerra che si tira avanti, tra cessate il fuoco e nuovi bombardamenti, ormai da un trentennio.
Una pellicola di una tensione tragica incredibile, girata e caratterizzata a grandi pennellate, con piglio neorealista e una definizione dei personaggi esemplare. In una parola, un pugno nello stomaco. Tanto che uscendo dalla sala si tira un sospiro di sollievo nel vedere i palazzi delle nostre città invece delle macerie di Beirut.

E sta proprio qui il punto.

Ciò che di sgradevole o terribile ci accade intorno, qualsiasi cosa possa opacizzare il nostro amnio lucente, viene rimossa all’istante, come il vagito di un’applicazione su una memoria a breve termine. La paura e il terrore vengono sostituiti da simulacri morbosi, inscatolati in tubi catodici, à la Cogne, per intenderci. La nostra capacità critica viene così ridotta a una recensione da settimanale tv, pronti a criticare la messa in scena di colossal da strada, in cui possibili attori vengono piegati alle esigente del copione (vedi Genova, luglio 2001).

Facendo così, tutto ci appare pericoloso quanto basta e rassicurante al punto giusto. Una bella ricetta per bollire definitivamente il nostro futuro prossimo venturo.

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