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Hope/Dope

"Lo spattacolo non è un insieme di immagini, ma un rapporto sociale fra individui, mediato dalle immagini".
Guy Debord

5-11-2008 Connessione. In sequenza: Barack Obama è Presidente, il suo discorso di ringraziamento: dal palco, dopo una breve pausa, retorica e antiretorica quanto basta, si lascia sfuggire un "yes, we can" e la folla oceanica lo ripete, come un amen liturgico; la CNN lancia la prima giornalista-ologramma, da Chicago proiettata direttamente nello studio centrale di New York; Paolo Garimberti, da Repubblica Tv, definisce quella di Obama come "la vittoria della modernità".

Quanto basta per far partire qualche considerazione a caldo, prima che un profluvio di opinioni, analisi e stronzate ci sommerga.

La vittoria della modernità. Inutile negarlo, quella di Barack Obama è una vera impresa, a pieno titolo, facilitata dai disastri dell’amministrazione Bush è vero, ma non per questo meno importante; una vittoria che si propaga con forti onde concentriche verso il prossimo futuro. Basti pensare che la sua campagna elettorale ha avuto il fulcro in Rete, soprattutto per i finanziamenti, raccolti come donazione web dei sostenitori; e non sono stati spiccioli: Obama ha potuto permettersi lo spot di trenta-minuti-trenta in prime time, col quale ha chiuso la campagna elettorale di massa. Non ha vinto le elezioni per questo, ma certo le nuove tecnologie, e soprattutto la Rete, sono state un tratto distintivo dell’elezione del nuovo Presidente degli Stati Uniti. L’elezione del nuovo Imperatore (chissà se sarà uno degli utlimi), non del consiglio di condominio.

Gira il tritacarne, gira. Le lame vanno a vuoto, c’è poca sostanza da macinare. Facendo lo sforzo di non lasciarsi trascinare né in facili entusiasmi né in critiche radicali che farebbero ridere i polli, viene automatico ripercorrere il centro di gravità temporaneo che ha attratto la nostra attenzione nei giorni scorsi, la nostra cronaca recente: il Nano Star che si professa estimatore di Obama nell’ultima ora utile prima dell’elezione, la puzza di recessione che non arriverà perché è già qui, l’Onda. Il tritacarne gira ancora, produce vento, disperde un po’ di nebbia. Qualcosa appare adesso più chiara: la Rete ha possibilità enormi, tutte da sfruttare, fin quando rimarrà semi-libera; Genova 2001 è stato un grande spettacolo a favore del popolo bue, incentrato sul discredito dei movimenti, sono passati otto anni e siamo ancora in balia di chi controlla i media, di chi continua a sfruttarli a suo piacimento, distogliendoci dalla vita reale. La Rete può essere la Nuova Piazza che ci può portare verso risultati comuni, la via a una democrazia veramente partecipativa, l'essenza del nostro Accelerazionismo.

Somnus, Pecunia, Cibus. Narcosi spettacolare o vie nuove verso il futuro? Non si sa. Certo è che non possiamo aspettare che Obama scenda dal cielo e venga a risolvere i problemi di una Provincia dimenticata, abbandonata alle vessazioni di un borgomastro despota, una nazione che da sogno di stato democratico postbellico è diventato il giardino personale di un ex-massone, con noi ridotti ad animali domestici, mansueti, la nostra vita tutta rivolta alla cuccia, al cibo in scatola e al sonno.

Hope/Dope. Quello che ora vediamo è anche una piccola speranza. Perché Obama, fuor da ogni ragionamento e analisi, data la portata storica della sua elezione, è questo che scrive nel cielo, Hope, come nell'icona che ha fatto il giro del mondo. Speriamo che tutto questo non venga tradito, e che non sia l’ennesima truffa spettacolare e spettacolosa della Società dello Spettacolo. Speriamo di ricominciare ad aprire gli occhi. La Storia ci sta regalando un'altra possibilità, forse. Speriamo che il cielo non cada.

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