New Italian Epic e Connettivismo su Carmilla

Prosegue il dibattito innescato dal saggio di Wu Ming 1 sul New Italian Epic. X, BlackHoleSun e 7di9 riprendono gli spunti e li allargano a una riflessione che abbraccia il Connettivismo e la fantascienza.

Il saggio di Wu Ming 1 sul New Italian Epic ha avuto l'effetto di innescare una tempesta concettuale forza 5 (per usare una citazione di Jean Baudrillard cara all'autore) che sta spazzando le rovine delle lettere italiane. Un numero crescente di autori ha cominciato a riflettere sulle considerazioni e gli spunti codificati nel Memorandum. Il risultato è che stiamo finalmente assistendo a un dibattito critico sullo stato della letteratura italiana, un confronto che coinvolge quanti negli ultimi anni si sono adoperati sulla frontiera per nulla marginale dei generi.

Dal fronte della fantascienza eravamo già intervenuti non molto tempo fa con le nostre considerazioni sulla Specificità letteraria del cambiamento. Ora abbiamo ripreso quelle riflessioni, le abbiamo ampliate ad abbracciare nuovi contributi ispirati dalla discussione interna al Movimento e abbiamo colto l'opportunità per tracciare le coordinate del Connettivismo in relazione ai punti cardinali del Postmodernismo e alla prospettiva del New Italian Epic. Potete leggere l'articolo In rotta verso la supernova (La specificità letteraria del cambiamento: New Italian Epic, Connettivismo e tempi che corrono) direttamente sulle pagine di Carmilla.

Un breve estratto:

Facendo riferimento oltre che al memorandum di Wu Ming 1 al dibattito che ne sta seguendo, ci preme richiamare l'attenzione su un punto che ci sta particolarmente a cuore: più che una frattura vera e propria con i postmoderni o, per meglio dire, con un certo modo di intendere il Postmodernismo (nell'accezione che abbraccia Thomas Pynchon, Kurt Vonnegut, James G. Ballard, Samuel R. Delany, Don DeLillo, William Gibson), riscontriamo una naturale evoluzione che porta a innestare nel corpo della letteratura italiana elementi già acquisiti dal romanzo americano. Pensiamo al motore del Postmodernismo, "l'affermazione della narrazione come forma di conoscenza" che, percorrendo con slancio avanguardistico i sentieri dell'anti-realismo, nel sovrascrivere la concezione della letteratura come rappresentazione arriva a delineare un universo iperrealista. Da qui la commistione dei generi (fantascienza, thriller, spy story, pastiche); l'irruzione del dato scientifico, spesso mutuato da discipline di forte presa popolare sull'immaginario (dai principi della termodinamica e la neurofisiologia pavloviana di Pynchon al cyberspazio di Gibson, passando per la linguistica di Delany e gli studi hitleriani di DeLillo); la scrittura digressiva che proietta la trama su rotte divergenti e ne riassembla le schegge in un'architettura ipertestuale; l'inclinazione multimediale a trascendere i linguaggi (dal jazz al fumetto al cinema). "Più reale del reale": al di là della frenesia citazionista, delle modulazioni di registro, del continuo gioco dei rimandi a modelli ricombinanti e a fonti che la mano dell'autore plasma e piega alle esigenze del racconto, nell'architettura letteraria degli universi del Postmoderno si estrinseca un'urgenza di comprensione e di trascendenza letteraria, il bisogno di mettere a punto una formula per ridefinire l'interfaccia con il reale, portando il romanzo a essere un nuovo strumento di rappresentazione e simulazione da esplorare, indagare e interrogare per determinare limiti e forma del mondo. A questo riguardo il critico statunitense Fredric Jameson parla di nuove cartografie cognitive (cognitive mappings) e il parallelo non ci sembra inappropriato.

I mutamenti occorsi nel frattempo impongono senz'altro di aggiustare la mira, rivedendo il paradigma concettuale per aggiornarlo ai tempi nuovi; tuttavia ci sentiamo di riconoscere le caratteristiche sopra illustrate in molti dei titoli riconducibili al NIE. È giusto e legittimo prendere posizione contro la fuga dalle responsabilità autoriali, ma confidiamo che l'interessante dibattito aperto da Wu Ming 1 non diventi pretesto per una crociata contro il Postmodernismo tout court, senza fare le dovute distinzioni.
Piuttosto, si parta proprio da qui per impostare la rotta del futuro, perché occorre giocare d'anticipo e sfruttare ogni margine di manovra, e per questo possiamo fare tesoro dell'esperienza maturata nel corso della seconda metà del Novecento.

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