De rerum natura: appunti dal Guscio

di X, 09/03/2008

La formalizzazione di comportamenti altamente specializzati rappresenta un sintomo della crescente complessità verso cui evolvono le strutture sociali ideate dell'uomo. Come una naturale reazione, in cerca di un ideale di tranquillità e sicurezza, al riparo dalle insidie esterne e interne. Lo scheletro delle convenzioni escogitate per "fermare" uno schema comprensibile, punto di partenza per strutturare un paradigma di interpretazione, sta mutando in una gabbia. Già se ne avvertono gli scricchiolii nelle ossa del mondo, sottoposte a sollecitazioni strutturali sempre più dure. Alla rigidità dei comportamenti acquisiti si contrappone l'attitudine alla fluidità, indispensabile riflesso (dell'istinto di sopravvivenza codificato nel nostro programma biologico) in una situazione ambientale sempre più magmatica, come quella di questi tempi veloci che stiamo attraversando.

L'equilibrio tra cambiamento e preservazione è la posizione distintiva dell'uomo, in questo scorcio d'epoca più che mai. Le spinte contrastanti che si contendono il suo futuro lo costringono ad acrobazie cognitive sempre più complesse. Ma lo Spirito di Questi Tempi lo richiama a una vocazione eclettica, multidisciplinare e interdisciplinare, all'estensione dell'interfaccia, alla comprensione come assimilazione mediata dalla tecnologia. Si impone il miracolo di sublimare la mobilità in velocità, e di preservare il nucleo-di-quello-che-in-fondo-si-è -- anima, pneuma, ruah, ghost -- nel Mutamento.

Il Cambiamento è la Legge di Questi Tempi.

In una situazione in rapida evoluzione, al punto da non riuscire già ora a spingere la visione oltre l'orizzonte dei prossimi dieci anni, viene da chiedersi cosa sia a definire l'uomo all'alba del Terzo Millennio? Quesito che racchiude le tre domande vecchie come l'uomo: chi sono? da dove vengo? dove vado? La terna delle coordinate temporali dell'esistenza: passato (memoria), presente (azione + pensiero), futuro (conseguenze). Ora più che mai è giusto declinare gli antichi quesiti al plurale: chi siamo? da dove veniamo? dove andiamo? Non si tratta solo di una concessione a riconoscere il valore del prossimo. La trascendenza della prima persona singolare nella prima plurale implica una presa di coscienza: l'Altro da Me come elemento insostituibile del Mio Mondo, specchio in cui riconoscere la validità delle mie azioni, dei miei pensieri, delle mie parole.

L'interrelazione solleva l'urgenza dell'integrazione. Da non intendersi come inglobamento, ma come reciproco completamento. Questa è la più grande delle occasioni che ci viene offerta dallo Zeitgeist: l'accessibilità immediata, il confronto esteso, l'abolizione dei confini. In questo vedo la nuova Frontiera, la chimera da inseguire con tutto l'ossigeno che ci resta nei polmoni.

Se l'informazione è il sangue del Mondo Nuovo, il quid della realtà infine rivelato dai Tempi Correnti, allora è nella connessione che devono estrinsecarsi le potenzialità dell'Uomo Nuovo.

Mi vado convincendo sempre più che l'uomo non sia un'entità geometricamente circoscritta nello spazio-tempo. E non solo per via di quella che Thomas Pynchon definirebbe la sua "estensione temporale". Il nostro sapere è sempre più delocalizzato, grazie all'estensione protesica delle nostre nuove sorgenti di conoscenza di immediata consultazione: i palmari, i portatili, i cellulari e il mondo web a cui permettono di accedere sono la chiave d'accesso verso la nuova Frontiera Psicografica. (Post-strutturalismo? Trasformazionalismo?) Quando si dissolverà anche l'ultima barriera fisica, quella rappresentata dal clic del mouse, dalla mediazione della tastiera, l'integrazione sarà completa. Il tempo della matrice diventerà reale e la natura olistica del Tutto Unico che saremo -- e che in parte già siamo -- si rivelerà nella sua pienezza.

E a quel punto penseremo a come andare Oltre. Ancora una volta.

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