>Racconti
Di altri uomini e di altre donne
di X

Fu davanti alla Biblioteca che la scorsi di nuovo. Come avesse fatto a trovarmi l'avrei capito solo più tardi, ma a differenza del nostro primo incontro stavolta non provai l'impulso a fuggire per sottrarmi alla portata dei suoi occhi ammalianti. Mi studiò per alcuni secondi, annullando con l'abilità di una megera la distanza che ci separava, poi lasciò cadere in terra qualcosa, si voltò e prese a salire la monumentale gradinata che portava all'ingresso dell’edificio. Titubante, forse per via degli ultimi residui di coscienza non ancora cancellati dalla follia, contemplai da lontano la sua dignitosa, inesorabile ascesa al portone centrale. Quindi, in preda ad un rapimento estatico, mi mossi verso il punto del marciapiede che il suo corpo etereo aveva occupato fino a pochi istanti prima. Per terra, sulle pietre che lastricavano la camminata, trovai un fazzoletto di seta rossa con un ricamo dorato: la formula sacra recitava fedelmente Tat Twan Asi, e la lettura del messaggio, il lento rincorrersi delle parole sfalsate nel silenzio interiore dell’ego, furono all’origine di una visione fulminante in cui le figure apparentemente distinte del tormentatore e del tormentato rivelavano la loro intrinseca natura unitaria.

Venni proiettato in uno scenario alieno di vaga connotazione infernale, e i miei occhi scrutarono orizzonti mutanti di corpi umani sottoposti alle più atroci torture ideate dalle fantasie contorte della carne medesima. Incisioni nel vivo tessuto a scoprire l'ordito delle fibre e dei vasi sanguigni, eruzioni di liquido essudatizio dalle mucose infiammate, esplosioni di pus encomiabile dagli organi in necrosi, oscene suppurazioni esibite con malcelato compiacimento. E, al centro di quest'orgia di tumorale passione, lei – la mia oscura visione fattasi carne e sangue – a disporre delle mie membra a sua discrezione.

Quando l'escursione mistica ebbe compiuto il suo corso, ero già a metà scalinata guidato da un mero desiderio organico e i miei passi non volevano saperne di arrestare l’ascesa. Mi ritrovai a percorrere la prospettiva regale di corridoi che affondavano nelle viscere stesse della notte, attraverso l’immensità echeggiante delle sale di lettura. Letteratura Medievale, Rinascimento, Arcadia e Barocco, Illuminismo, Ottocento, Novecento, Letterature Romanze, Letterature Straniere, Poesia, Filosofia, Religione: il sapere dell'uomo raccolto in un mausoleo sprofondato nelle tenebre. Fu davanti alla sezione dedicata al Decadentismo che la donna mi si manifestò di nuovo in tutto il suo splendore onirico. Con feline movenze da predatore emerse dall’ombra e mi venne incontro, lusingandomi di un sorriso fatale.

Nei suoi occhi rifulgeva la musica lontana di una geometria frattale sospesa fuori dal tempo: un inno sublime alla completezza delle astrazioni della mente umana.
– Chi sei? – le chiesi, mosso dalla necessità di una risposta.
– Non ha importanza – replicò lei, muovendo le labbra fatali in una danza scarlatta. – Mi stavi cercando, e io ho trovato te.

Rimasi a corto di argomenti, pietrificato dal suo incedere e dalla portata segreta di quella rivelazione sibillina. Mi lasciai trafiggere dai suoi occhi e concessi alla profondità antica dello sguardo di scavare a fondo dentro di me, tra le mie paure, le mie ossessioni, le mie debolezze. Il tormento fu lo stato d’animo che rinvenne tra le reliquie putrescenti della mia defunta umanità. Quando la ricerca fu terminata, sentii il tocco delicato e umido delle labbra sul collo, poi un sussurro si propagò lungo le direttrici neurali della mia consapevolezza.

Nel silenzio tombale che si sprigionava dalle sacre spoglie della cultura custodite in quell'ossario, presi la mia decisione e la baciai. Troppo a lungo avevo esitato nel punto zero, schiavo di una indecisione permanente, in precario equilibrio tra le infinite alternative sottese a ogni possibilità, annullato dall'impossibilità di una scelta. Era per me giunto il momento di uscire dalla stasi. Mi illusi di aver preso una decisione: solo più tardi realizzai che più che di libero arbitrio, s'era trattato di necessità.

Fremendo di una gioia sincera e perversa, i denti candidi e puri di quella ninfa enigmatica affondarono nel caldo e sanguinolento abbraccio delle mie carni. – Tu credi che la Monna Lisa stia sorridendo – mi disse, – in realtà il suo segreto è solo una maschera per celare la sua noia esistenziale.