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Non avrai la mia mente
di Lukha B. Kremo
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Lukha B. Kremo, noto in passato anche come Lukha Kremo Baroncinij (al secolo Gianluca Cremoni Baroncini) è nato nel 1970 a Livorno, dove è tornato dopo aver vissuto a Milano e Torriglia (GE). Laureato in storia medievale, insegnante di professione, è attivo sulla scena underground dai primi anni ’90, come animatore di fanzine, autore di musica elettronica sperimentale (con lo pseudonimo di Krell) ed esponente della mail art, nel cui contesto fonda la Nazione Oscura Caotica, nello stesso 2004 del primo manifesto connettivista.
Più volte finalista e vincitore dei premi più importanti del settore, Kremo è autore di oltre cento racconti, fra cui quelli raccolti in
L’abisso di Coriolis (Hypnos, 2014) e Invertito (Premio Robot 2018). È autore dei romanzi Il grande tritacarne (2005), Storie di scintilla (2007), Gli occhi dell’anti-dio (2009), Trans-Human Express (2012), tutti pubblicati con la sua casa editrice, Kipple Officina Libraria, per cui ha curato anche le antologie Frammenti di una rosa quantica (2008), Next-Stream. Oltre il confine dei generi (2015, con Sandro Battisti e Giovanni De Matteo), e il suo ideale proseguimento Next-Stream. Visioni di realtà contigue (2018, con Giulia Abbate).
Con il romanzo
Pulphagus® Fango dei cieli si è aggiudicato il Premio Urania 2016, riprendendo in seguito ambientazione e personaggi anche nel successivo Korchin e l’odio (Delos Digital, 2018). Nel 2016-17 ha pubblicato la “Trilogia degli Inframondi”, e nel 2020 il crime Quando cade un angelo (tutti Delos Digital).
Questa è una storia di Aspie, in sintonia d’intenti e sensibilità con altri suoi racconti di diversi ed emarginati. È anche una storia di rivolta pacifica e grande carica ottimistica, perché nelle questioni di principio il fine non sempre giustifica i mezzi… anzi, in misura non trascurabile, è da questi legittimato. – X


A mio figlio e a tutti gli Aspie

Le silhouette delle montagne si stagliano su un cielo dai riflessi violacei di bizzarri cumulonembi, che si compongono e si fondono come stati d’animo, fugaci come momenti.
Poi i passi di una camminata inquieta, tra le foglie secche di alberi scossi dal vento.
Gaia sente l’aria fresca e piacevole. La luce s’inabissa oltre i costoni. Il vento canta una giga d’addio. Tutto il sipario sprofonda verso un gorgo oltremontano.
Su, nel cielo senza luna, c’è un faro che illumina la coltre buia che avanza.
Il rumore dei passi s’interrompe. L’immagine del panorama si fa più vivida, dipinta. Irreale.
Ora Gaia vede cose che non sono davanti a lei. Il braccino cicciottello, gli occhi di sua madre. Il piccolo crocifisso che penzola dalla catenina al collo. Una mano chiara e vellutata. Il contatto caldo e setoso. Il suono della voce. Tutto ciò che ricorda del mondo amniotico.

Gaia
– La professoressa d’italiano mi ha detto che dovrei iscrivermi alla SSI. – Gaia ha i capelli folti e gli occhi grandi color nocciola. Cerca di essere più naturale possibile, non vuole mostrare la propria determinazione. Vuole che sembri più un suggerimento esterno.
La mamma la osserva, prende fra le mani la brochure e gli dà una sfogliata. Sembra che la conosca.
– Scuola Speciale Internazionale. È un istituto per ragazzi molto dotati – continua la ragazza, con naturalezza, – molto prestigiosa. Governativa. La prof mi ha già fatto l’iscrizione al test d’ingresso. Dice che ho buone possibilità di essere ammessa.
La mamma non legge più. Prende le mani della figlia, poi l’abbraccia.
– Be’, non starai già pensando che mi prendano? Devo ancora fare il test!
La madre la guarda negli occhi.
– Lo sai che tu hai la certificazione, no?
– Infatti, mamma, sono autistica. Non mi prenderanno mai – dice Gaia.
– Forma media di Asperger, per l’esattezza. Ma non è questo. C’è di più. Sai quando dico che hai un forte intuito?
– Come il tuo in questo momento.
La madre sorride. – No. Non esattamente. Io le cose le intuisco, tu le ascolti direttamente dalla mente.
Gaia si sente arrossire, come se la madre l’avesse scoperta a letto con un ragazzo. – Io non sono sicura che…
– Non devi nasconderti, Gaia. Non più, ora.

La SSI è una scuola per telepatici. Gaia lo sapeva bene. E sapeva anche che sarebbe stata accettata. Per forza. Sì, perché in realtà la frequenza della SSI, per i telepatici, è obbligatoria. Per cui si deve scegliere, nascondere il proprio dono per tutta la vita, oppure mostrarsi e seguire la carriera. Il Governo aveva il massimo interesse a sfruttare queste capacità.
Fino a quel momento la sua vita era stata chiara. Visioni e parole che si materializzano nella mente. I medici con i loro inutili rimedi. I genitori apprensivi. Vedeva gli adulti e gli altri bambini come libri aperti. E li leggeva. Qualcuno ordinato per paragrafi e capitoli, altri scarabocchiati, incompleti, con le pagine ingiallite. Ma tutti chiari, tondi come un discorso.
Dopo i primi anni, aveva cominciato a nascondersi. Era chiaro che mostrare le proprie speciali qualità era sconveniente. Gli altri cominciavano a trattarla diversamente, a escluderla, persino a disprezzarla. Per cui aveva cominciato a utilizzare la sua capacità soltanto in determinati momenti, quando davvero voleva sapere cosa pensasse la persona di fronte a lei.
Ma trattenere un segreto per tutta la vita, no. Non era ciò che voleva. E, se doveva offrire il suo dono alla società, era giunto il momento.
Nella SSI ci sono aule isolate, si comunica con la telepatia tra compagni soltanto in ore prestabilite, sotto lo stretto controllo dei sensori.
Il livello di telepatia degli alunni non è uniforme. I veri telepati – che leggono in testa come ascolterebbero un discorso – sono davvero rari. Per la maggior parte sono telepati parziali, che variano la capacità in base al tempo, l’umore e comunque alla capacità di schermarsi dall’altro.
Oltre a un preciso programma scientifico ed economico ci sono lezioni di laboratorio telepatico, dove si svolgono strane partite di scacchi, poker o l’uso delle carte Zener.
Il resto della giornata lo si passa in isolamento, ognuno col proprio tutore, e si dorme in camere d’isolamento.
Non esiste più un “fuori”, ma soltanto il cortiletto, dove respirare aria naturale e assaporare il pensiero del mondo, tutti quei deboli segnali che provengono dalle menti dell’umanità.
Se qualcuno rinuncia è finito. Lo sanno bene gli allievi, che possono leggere le loro sorti nelle menti dei tutori. Trattamenti speciali in istituti appositi. Privazione di spazi vitali e alimentazione. Torture mentali. Ma pochi sono in grado di ribellarsi.
Molti allievi, oltre che essere più o meno telepati, hanno forme di autismo, come Gaia. Pare che sia strettamente collegato alla telepatia.
Gaia nasconde bene la tristezza, sa che non potrà avere amici normali, e che vedrà la famiglia come parenti che vengano a trovarla in carcere.
Ma lei ha un metodo tutto suo per sopravvivere. Quando la sera torna nella propria stanza, si sdraia sul letto, osserva il cielo stellato che ha dipinto sul soffitto, e comincia a fare calcoli matematici. Addizioni, moltiplicazioni, potenze, tetrazioni.. Tutto ciò la rilassa. I numeri non sono una fredda squadratura della realtà, sono elementi immaginari che fanno parte delle categorie con cui si interpreta la realtà. Sono più umani della realtà stessa. L’Universo è immenso, ma prima o poi finisce. Solo i numeri ci portano all’infinito. I numeri sono la massima espressione della mente. E del cuore.
Pensa, Gaia, pensa col cuore, è la tua arma. Non fermarti al presente, Gaia.

Borsa
Gaia ha intrapreso la carriera finanziaria. Finita la SSI è stata assunta da un’agenzia di broker in Borsa. Non è difficile per lei captare prima degli altri i nervosismi latenti di futuri venditori, le apprensioni e gli azzardi dei compratori, gli orgogli delle scalate, la stanchezza, la mancanza di scrupoli. È divertente vedere la struttura intrinseca dei mercati internazionali. Capire con estrema chiarezza come i capitali si muovano sospinti come nuvole dai venti degli umori.
Soltanto le Intelligenze Artificiali fanno analisi alla sua altezza. E a volte è veramente difficile trovare una contromossa. Ma Gaia usa il cuore, l’intuito, che le Intelligenze Artificiali non conoscono ancora.
I soldi le sono piombati addosso come api su un alveare. Per lei sono meri numeri, informazioni scritte in qualche data center bancario. Per lei, che lavora dodici ore al giorno sette giorni su sette, essere ricca fa parte del mestiere, è un aggettivo aggiunto al proprio nome.
E quando arriva qualche festa comandata, non pensa a quelle cifre sul conto, ma prova sofferenza soltanto a respirare. Quel mondo meraviglioso che si è scarnificato, ridotto a una matematica colorata.

Prova fastidio nell’udire quel fruscio di pensieri, che sul lavoro è così forte e definito, trasformarsi in ruscelli e rivi e torrenti e cascatelle di pensieri indecisi, emozioni ambigue, sentimenti contrastanti, false gioie e disperazioni. Il vortice confuso delle menti della città, la consapevolezza della loro futilità.
Gaia ha perso i contatti con i suoi ex compagni della SSI. Da quel che riesce a sapere, molti hanno problemi psichici, qualcuno ha perso le capacità, altri addirittura si sono suicidati. Altri ancora hanno avuto pensieri sovversivi, ma sono stati rieducati. Alcuni sono stati presi e fatti sparire. Rivoluzionari, agitatori, pericolosi. Non percepisce felicità. Né per sé, né per chi non ce l’ha fatta.
Gaia prova un’emozione molto simile all’insofferenza. Le sue capacità sono ancora superiori. Ma sa che l’eversione è soltanto una debolezza.
Una debolezza, pensa.
Ma Gaia è forte, è potente. Lei lo sa.
E nessuno lo sa come lei. Questa è la vera arma. Ne è sempre più consapevole. La determinazione.
Gaia decide che non farà la fine dei più deboli. La strada che ha scelto, all’interno della società, è quella giusta. Per farlo deve accrescere la distanza tra lei e la gente. Deve tenersi il dono del cuore per sé. Almeno per il momento, finché si sentirà forte, davvero adulta.
Continuerà a lavorare in Borsa, scalerà le vette della Finanza, dispiegherà tutto il proprio talento nell’osservare i grafici dei listini e le candele degli sbalzi di prezzo come quadri impressionistici, riconoscerà le trappole dei falsi ribassi e rialzi, individuerà i valori del futuro. Come una preveggente.
Pensa, Gaia, pensa col cervello, è la tua arma. Non fermarti al domani, Gaia.

Ambiguità
Atrio della Casa Bianca.
Il Presidente degli Stati Uniti e la First Lady.
– Signorina Gaia, complimenti – palmo della mano aperto e teso. Un sacco di persone intorno con scarpe di cuoio e di vernice. – Penso che conosca già l’importanza del suo nuovo incarico. Ministro dell’Informazione, avrà un ruolo chiave per l’intero paese. Per questo io la ringrazio già da ora a nome di tutta la nazione.
Il Presidente l’ha scelta proprio perché si è distinta nel settore che ha più a cuore: la Finanza. È una telepate, e ha utilizzato la sua capacità per la cosa migliore, che per il Presidente corrisponde alla più utile.
Gaia lo sa, sa cosa sta facendo, sa cosa vogliono da lei.
La mano del Presidente si stringe alla sua. Lo osserva profondamente negli occhi.
Mi teme, constata Gaia. Lo percepisce nettamente. Si permette di pensarlo anche se sa che la sua mente è spiata.
La mente del Presidente nasconde storie che gli sono arrivate da uomini di governo, servizi segreti, polizia criminale, spionaggio internazionale.
– Sono orgoglioso dei nostri ragazzi. – Il Presidente chiama così i ministri del suo Governo. – Per aver educato persone superiori e dotate come lei. La nazione ne ha bisogno.
Gaia prova una sensazione di male generico, superficiale.
Il Presidente ha evitato di parlare degli esperimenti che hanno fatto molti componenti di quello stesso Governo per creare persone come lei.
Lo può vedere nel suo cervello. Vede uno scienziato, due. Un’intera equipe di neuropsichiatri. Chimici del cervello che producono pozioni. Proteine potenziate e psitroni. Sinapsi iperstimolate, infiammate, corrose. Farmaci che vanno a interessare il Dna. Il processo elettrochimico escogitato dall’equipe.
Stimolando il cervello di un feto con raggi gamma a bassa energia e iniettando delle iperproteine, le sinapsi incrementano la propria attività. Comunicano sempre di più, all’eccesso, finché cominciano a emettere particelle senza massa, una specie di muoni in grado di portare informazione, che loro hanno chiamato psitroni. Basta un altro cervello recettore e il messaggio arriva a destinazione.
Telepati artificiali.
– Lei è la realizzazione di un sogno – conclude il Presidente.
Gaia ringrazia con lo sguardo. Pensa a Cesare Evola, il filosofo fascista che voleva la razza superiore. La razza spirituale. E riesce persino a ritenerlo lungimirante, con l’unico limite di non aver individuato l’esatto criterio.
Il genio dell’uomo deve evolversi.
E Gaia è consapevole di rappresentare il passo successivo di quell’evoluzione. Ma, dopo il denaro, ora ha bisogno del potere.
Per il controllo del resto del mondo, per il bene dell’umanità.

Mamma
Quando Gaia torna a casa si rilassa facendo dei calcoli sulla sequenza di Fibonacci e la progressiva riduzione della varianza con la sezione aurea. Poi smette. Ormai ne è convinta. Ci sono asimmetrie più belle di questa successione. Anche in natura e nell’arte contemporanea. Asimmetrie che non sono irregolari, che si staccano dalla sequenza aurea per ritornarvi in dimensioni diverse, come frattali. Tutte le specie viventi sono il risultato di queste deviazioni. Non cambiamenti grossi e improvvisi, come la teratogenesi, i feti deformi, i mostri. Ma piccole differenze, che deviano dalla duplicazione esatta per comportarsi secondo un nuovo ordine.
Il cellulare suona da molto, forse qualche ora. Per questo Gaia se ne rende conto. Non è facile distogliere un autistico quando è concentrato. La mamma lo sa, e insiste.
– Ciao mamma.
– Sono papà.
– Oh, come stai?
– La mamma è in ospedale.
Gaia cerca di leggergli la mente. Non vi riesce, non può intercettare i pensieri a distanza di un oceano. Eppure percepisce che è più grave di quanto lui non voglia ammettere.
– Cosa è successo?
– Un… una specie di tumore.
Sarà il tono della voce, la cadenza. Ma Gaia sa che la mamma è in fin di vita.
– Devi venire a trovarla appena puoi.
– Sta morendo?
– Non sono un dottore…
– Non sai mentire, papà.
Quando torna in Italia, la mamma è già andata. Da poche ore. È nella fase comatosa che precede il decesso, gli spiegano i medici. Era ricoverata da un mese.
Gaia si getta sul corpo della madre. Da lei non proviene alcun segnale, alcun pensiero. Se esiste un’anima, la sua è già volata verso altri luoghi.
– Perché non mi avete avvisata prima?
– Tuo padre ti ha avvisata prima. Ma tu non hai mai risposto. Nemmeno ai messaggi.
Gaia annuisce. Vede il corpo che l’ha partorita ormai inerte. Ricorda quel momento.
La morte di sua madre non sarà un problema. Il suo compito l’ha compiuto. Questo ciclo di nascite e morti sono solo insignificanti incombenze spaziotemporali.
Ciao, mamma, le dice col pensiero, il viso rigato di lacrime. Molto presto il futuro reclamerà la propria urgenza, eliminando tutta questa spazzatura. Buon viaggio.

Due vecchi amici
Un giorno le suonano alla porta. È strano che se ne sia accorta. I suoi colleghi e il Presidente la chiamano con un cercapersone a vibrazione attaccato al polso, a diretto contatto con la pelle.
Sono trascorsi un paio di mesi e nessuno è mai venuto a trovarla.
Gaia va ad aprire.
– Ciao, siamo Jennifer e Michel. Ti ricordi?
Gaia non ha bisogno di ricordare, sa già chi sono, la sua mente vede già i loro visi attraverso la porta. Be’, lei ricorda volti di ragazzini, ora sono due adulti.
– Quanto tempo!
– Dall’ultimo raduno – informa Michel.
– Ma che piacere, entrate!
– Sicura?
I due conoscono bene Gaia, e sanno che è necessario essere cauti.
– Ma certo, succede quasi solo con voi, ma… prego!
Jennifer e Michel entrano e lei li accoglie in sala.
Loro si fermano a guardarla, e Gaia resta in silenzio.
– Possiamo sederci?
– Oh, certo, scusate. Devo… devo portarvi un bicchiere d’acqua?
Michel ridacchia. – Quello che hai.
– Ah, vino, magari.
– Se c’è…
Gaia serve due bicchieri colmi fino all’orlo.
– Non così tanto – ridacchia Jennifer.
Gaia si alza e riprende il bicchiere. – Lo butto.
– Ma no, va bene così. Se non mi va, lo lascio in fondo.
– Scusate, non ci so proprio fare con gli ospiti. E poi, siete così rilassati, non scorgo imbarazzo…
Jennifer continua a sorridere.
– Perché ci va bene così. Siediti. Raccontaci. Sei una Ministra!
– Già… – Gaia si siede. – Cosa vi devo dire?
– Dai, Gaia, com’è il Presidente? E Kanye West, e Sarah Palin, sono davvero così…?
Jennifer dà una gomitata all’amico. – Ma cosa te ne frega, non si parla così a una politica!
– Dai, scherzavo. Allora?
Gaia non sa da dove cominciare. Dice che il Presidente è uno che non nasconde le proprie idee, anche sapendo che lei le può percepire. È il suo modo di far capire che lui è quello che comanda e non si deve nascondere. E poi, sì, sono tutt’e due un po’ fuori.
Michel allarga i palmi delle mani per farle cenno di proseguire. Ma Gaia non ha altro da dire.
– Voi, piuttosto?
Jennifer lavora in una ditta come direttrice dell’ufficio del personale. E Michel in una Ong.
– Solo tu hai fatto davvero carriera.
– Ma cosa dite, ogni mestiere ha la sua dignità.
– Certo, ma non puoi paragonarci a te – ammette Jennifer.
– Tu sei sempre stata speciale. Livello O – sottolinea Michel. Dove “O” sta per “Outlier”, telepate fuoriscala. Una rarità di cui si dice ne nasca solo una ogni generazione.
– Anche voi sapete leggere la mente, dai. Almeno per ciò che basta, non serve conoscere le parole esatte…
Michel sorseggia il suo bicchiere di vino.
– Sì, – riprende Jennifer, – ma è più facile schermarsi da noi. Noi abbiamo uno stigma, e loro prendono precauzioni. Ci fanno lavorare in stanze isolate. Ci impediscono di ritrovarci e comunicare tra di noi.
– Davvero?
– Tu noi sei rimasta in contatto con nessuno?
Gaia scuote la testa. Non aveva mai avuto veri amici. Era triste, ma alla fine preferiva così.
– Abbiamo l’obbligo di comunicare il luogo di ogni nostro incontro.
– Ci ascoltano – dice Michel.
– Ma… perché? Ah, ok, lo leggo. Perché hanno paura che tramiate qualcosa. Temono organizzazioni che possano captare informazioni segrete, che intervengano in gruppi d’interesse per scalate finanziarie, attacchi a titoli di Borsa, o addirittura scopi criminali.
– La sicurezza – dice Michel con il grugno.
– Ma in fondo a te è andata bene. Almeno dalle notizie che abbiamo. Hai fatto i soldi, ti sei fatta conoscere in alto e…
Gaia continua a leggere nella mente di Jennifer e Michel. Pensa che abbia sbagliato ad abbandonare tutti i suoi compagni dell’SSI, che avrebbe dovuto mantenere i contatti, che forse qualcuno di loro avrebbe potuto alleviare la sua solitudine…
– Stai pensando a tua madre… per caso è…?
Gaia annuisce. – Leggi bene. È morta due mesi fa.
– Oh, mi spiace.
– Quindi avete dovuto dichiarare di essere venuti a trovarmi.
Jennifer annuisce. – Non ti hanno avvisato?
Gaia sta per scuotere la testa, ma poi si sporge verso la segreteria, che lampeggia. – Ah sì, scusate – dice. Poi comincia subito a pensare ad altro, temendo di essere ascoltata.
Fa il vuoto mentale. Poi pensa intensamente a una cosa.
– Vuoi rivederci?
– Brava, Jennifer!
– E vai! Sono sempre in forma – dice dando il cinque a Michel.
– Ma prima voglio darvi un contatto.
– Ce l’hanno dato quando abbiamo chiesto di vederti. Autorizzazione del Governo, nientemeno!
– Bene. Oh, ma non bevete più? Devo ancora raccontarvi di quando ho chiesto al Presidente se si fosse rilassato quando era in villeggiatura con la moglie…
– Robe piccanti? Ma mica ce le puoi dire, siamo ascoltati.
– Ma me le ha dette a voce!
I ragazzi ridono.

Divina Commedia
Gaia continua a calcolare integrali, a volte complessi, altre eleganti. Ma non basta, preferisce calcoli apparentemente più semplici, ma in un certo senso meno “afferrabili”. Probabilistici. Si chiede perché prima o poi debba capitare qualsiasi caso. E se un caso potrebbe non ripetersi mai nella storia dell’Universo. Come le facce di una moneta, prima o poi escono entrambe, ma in teoria una potrebbe non uscire mai. Eppure, dopo un po’, esce. Sempre in linea teorica, una tazza di caffellatte mescolato potrebbe dividersi casualmente in due parti, una scura di caffè e una chiara di latte. Ma non avviene mai. O no? Non è un quesito quantistico. Eppure, i due liquidi tendono a mescolarsi.
Mentre pensa a questo, manda un messaggio a Jennifer. Un software che entra nel cellulare senza essere registrato. E viene attivato solo dall’utente.
Le leggi scientifiche non danno mai un risultato certo al 100%. La comunità scientifica internazionale accetta una legge della fisica fino a prova contraria. Per cui, hanno sempre avuto ragione quei filosofi convinti che la verità assoluta non esistesse. Per la scienza, una teoria è vera se avviene quasi sempre. Oltre ogni ragionevole dubbio. Ma il dubbio irragionevole rimane. Per cui, quando la probabilità è molto vicina al 100%, come nel caffellatte, quell’infinitesimale caso non avverrà mai. Rimane irragionevole, ma non impossibile.
E la scimmia che preme i tasti a caso, comporrà mai la Divina Commedia? In teoria può farlo, in pratica no, perché non basterebbero cento miliardi di anni. E l’Universo al momento ne ha meno di quattordici. Pare che Jennifer abbia capito le intenzioni di Gaia. Comunicare in segreto. Non durerà molto. Se non faranno sparire prima le tracce, i servizi che monitorano i telepati lo verranno a sapere. Per cui bisogna fare presto. Coinvolgere Michel, coinvolgere Armando, Dimitri, Chakrila, Shan, Asami, Ivanka, Roberto e tutti gli altri ex compagni telepati. E non solo loro.
Certo, l’Universo ha meno di quattordici miliardi di anni, ma potrebbe durarne altri cento. Inoltre, Gaia è certa che sia solo uno dei possibili universi immersi nel grande Universo-Brana, l’Universo-Madre che li crea e li contiene, e sono connessi tra loro attraverso superstringhe gravitazionali quantistiche.
La Brana Madre è l’essere parmenideo infinito-eterno. E così, in un punto remotissimo di un ennesimo tra i miliardi di continuum spaziotemporali, ecco comparire, sotto gli occhi di un ignaro essere appena sveglio, la tazza bicolore di caffellatte. E il sorriso della scimmia che ha appena completato la Divina Commedia.
Gaia è soddisfatta. Le sue elucubrazioni matematiche e scientifico-filosofiche le hanno tenuto impegnato il cervello mentre comunicava con i suoi ex compagni telepati, riuscendo a nascondere ciò che stava facendo realmente. Se anche qualcuno le stesse leggendo la mente, difficilmente riuscirebbe a captare le sue vere intenzioni, analogamente al vuoto mentale che si raggiunge nella meditazione o quando si suona uno strumento musicale, che permette persino un’operazione chirurgica a cranio aperto senza conseguenze.
La sinfonia dell’Universo l’ha sempre aiutata a fare ciò che ora le sta suggerendo di fare.

23 dicembre 2021
Il 23 dicembre 2021 Betelgeuse esplode. Un faro luminoso si accende nel cielo, illumina la notte e poi si riduce a un disco bianco visibile anche di giorno, simile a una piccola luna.
Betelgeuse era una vecchia stella supergigante che da anni gli scienziati stavano monitorando e che avrebbe potuto esplodere in ogni momento, ma anche tra diecimila anni.
Per qualche ora i lampi gamma della stella esplosa la fanno apparire come una seconda luna. Le radiazioni bloccano tutti i fenomeni elettromagnetici terrestri. I computer e i componenti elettronici di tutto il mondo subiscono un abbassamento di tensione. Tutto si spegne, per riaccendersi qualche ora più tardi. La maggioranza dei database sono danneggiati. I sistemi informatici sono fuori uso. Alcuni dati sono perduti, anche i dati memorizzati su supporti digitali sono danneggiati. È davvero raro trovare qualche dato ancora utilizzabile. I sistemi di controllo informatici hanno bloccato tutte le centrali elettriche e le industrie pesanti. I reattori nucleari sono disattivati, e tutte le testate sono fuori uso.
Il panico si diffonde dapprima nelle Borse, poi tra i Governi e la popolazione. La gente comincia a fare incetta di generi di prima necessità per barricarsi in casa.
Ben presto ci si rende conto di essere davanti a qualcosa di epocale, di planetario, che non risparmia nessuno. Il terrore che tutto non sia più come prima, che l’economia torni a quella preistorica, che qualcuno se ne approfitti con lo sciacallaggio, che scoppi una nuova guerra, che cominci una carestia globale, viene frenato da un senso di solidarietà – la stessa sensazione istintiva di abbracciarsi nel momento del pericolo, in cui si percepisce che la fine è davvero vicina, e che siamo tutti nella stessa situazione.
A parte episodi isolati, infatti, ogni nazione, ogni uomo politico, ogni cittadino passa dal terrore di non avere più certezze e protezione alla tranquillità del fatto che il problema vale per tutti.
Dopo i primi giorni di disorientamento, qualcuno comincia a comprendere che il lampo dev’essere stato pilotato. L’enorme energia scaturita dalla supernova, all’altezza della magnetosfera, è stata in qualche modo indirizzata soprattutto verso i sistemi informatici che controllavano le centrali nucleari e certa industria pesante che produce armi e prodotti esplosivi.
Nessun paese è più al sicuro, ma nessun paese può più minacciare gli altri. Il blocco totale delle armi è il primo passo verso il disarmo totale. Un primo, piccolo passo.
Viene creata una task force internazionale. Nessuno può puntare il dito contro un altro governo perché tutti ne hanno subito le conseguenze. Si parla di terrorismo, integralisti religiosi, sette escatologiche.

Gaia è scomparsa. Il Governo ha già mandato la polizia a cercarla, ma sembra sparita nel nulla, come se il lampo gamma di Betelgeuse se la fosse portata con sé. Ci vogliono alcuni giorni prima che ci si renda conto che non è l’unica persona scomparsa. Ma tra i latitanti ci sono diversi nomi, molti dei quali hanno una caratteristica comune. Hanno frequentato la stessa scuola di Gaia.

Criptoquantico
Cesare Evola desiderava la “razza superiore spirituale”.
Quello a cui il filosofo italiano non aveva pensato era che per essere superiori, è necessario tornare al livello di chi ha più bisogno o si trova in difficoltà. La spiritualità non è per soli eletti, è come un virus che si deve diffondere. Questo è l’errore di cinquemila anni di magia. L’egoismo della spiritualità.
Il nuovo Ministro dell’Informazione, la signorina Gaia Alderini, era consapevole che le menti di tutti i telepati erano controllate da telepati artificiali, che gli scienziati avevano creato e sviluppato e i suoi colleghi governativi sovvenzionato.
Nessuno dei telepati avrebbe potuto comunicare segretamente, né ai tempi della scuola, né dopo. I telepati artificiali sono macchine e non si può persuadere una macchina. E così Gaia aveva imparato a nascondere i propri pensieri, costantemente, per tutta la sua breve vita, dietro a calcoli complessi. Una sorta di matematica esoterica che come un mandala la proiettava in un mondo eterico tutto suo.
L’arte dei numeri, che l’aveva sempre affascinata in quanto Aspie, le era servita per mascherare i suoi più compromettenti pensieri.
Poi era tornata in contatto con gli ex compagni. E aveva escogitato il modo per comunicare con loro in modo criptato, con un software, continuando a inondare le comunicazioni di pensieri matematici ricorsivi, ricostruzioni di probabilità quantiche infinitesimali e sinestesie con ogni altro tipo di geometria.
Studiando le sterminate reti, era riuscita a ricavarsi una zona franca. Una zona dove i telepati avrebbero potuto comunicare senza essere intercettati. Non più con la mente, dunque, ma innestando gli psitroni direttamente nella rete, per mezzo di connessioni quantiche.
Uno dei principi della Meccanica Quantistica è che la misurazione, sotto un certo livello microscopico, modifica il fenomeno stesso. Per cui qualsiasi tentativo d’intrusione nel messaggio avrebbe provocato la modifica del messaggio stesso, vanificando l’intercettazione. Massima sicurezza. Nessuna Intelligenza Artificiale avrebbe potuto violare i loro messaggi, nessun telepate artificiale avrebbe potuto carpire i loro segreti.

La task force del 23 dicembre scopre questa rete. Ripercorre la sua costruzione e il numero di messaggi che hanno animato il periodo che precede l’esplosione di Betelgeuse.
E qualche settimana più tardi scopre che è una costruzione dell’ex Ministro dell’Informazione, Alderini Gaia, e della sua rete di telepati. Una rete di telepati paradossalmente non telepatica, ma semplicemente criptoquantica.
Ma ormai è tardi. Dei telepati, nessuna traccia.

Tracce di futuro
Gaia ha già raggiunto il nascondiglio, insieme con i suoi amici. Ha faticato tanto nelle ultime settimane, passate a migliorare il software per connettere quantisticamente un gran numero di satelliti e creare una rete in grado di convogliare sintropicamente l’enorme energia gamma proveniente da Betelgeuse. Così la rete satellitare era stata in grado di colpire soprattutto gli obiettivi che il gruppo si era posto. Le centrali nucleari, le industrie che producono armi e tutte le enormi bolle speculative finanziarie che avevano infestato le Borse negli ultimi anni e che erano state pagate da chi aveva chiesto un prestito ed era rimasto senza un posto dove vivere.
Gaia ringrazia tutti i suoi ex compagni, che l’hanno aiutata e non l’hanno tradita prima di quella fatidica data.
Non solo, Gaia ringrazia soprattutto la propria preveggenza. Quel fenomeno che le ha permesso di vedere la luce nel buio del futuro.
Ora forma un cerchio con gli altri telepati e crea nelle loro menti il nuovo futuro.
Questo è soltanto il primo passo della prossima evoluzione umana, pensa verso gli altri.
I paesi ricostruiranno alcune armi di difesa per la propria sicurezza, ma non saranno mai paragonabili alle precedenti. Il nucleare sarà consentito solo per uso non bellico. Il drastico disarmo ha tagliato gli alti costi della difesa, permettendo alle nazioni d’investire in energie rinnovabili. Non sarà un processo facile, la strada sarà lunga e tortuosa, ma la direzione è tracciata.
Qualcuno ride, altri sono commossi. Gaia immagina una folla che cammina, un nuovo popolo nomade mondiale, che sfida leggi e confini.
Questi sono i vostri figli. Insegnate loro a non farvi entrare nella mente, a non farvi leggere dentro. Ma non lavorate contro l’umanità. Difendetevi per difendere i perdenti della società.
Infine Gaia si chiude in sé, in un ultimo momento di autismo e stanchezza, e pensa a suo padre, a cui non ha mai potuto pensare, e alla sua povera mamma, morta senza che lei potesse parlarci.
E pensa a tutto ciò cui non poteva pensare, tutte le idee sovversive che aveva celato, tutte le volontà di potere che si è sforzata di esternare per entrare a far parte, almeno per un po’, di chi controlla il mondo.
E rivolge la mente a tutti i telepatici nel mondo e ai preveggenti per nascita.
E a tutti coloro che lo sono stati in passato.
E a quelli che credono o fingono di esserlo.
Perché il futuro non è una cosa reale. Non ancora. Il futuro è come un tramonto oltre una montagna che, quando la si raggiunge, il sole è già calato. Il futuro è come un fenomeno quantico: se lo vedi, lo stai già cambiando.

Il Presidente degli Stati Uniti ne è informato. Ripensa a quella strana Ministra – che chiamava signorina Gaia – che lui sapeva telepatica.
Si chiede come abbia potuto farcela. Una ragazza così timida, schiva, indifesa. E allora sorride, come la volta che le aveva stretto la mano.
Stasera alla riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU parlerà dell’emergenza. Tranquillizzerà tutti dicendo che nel giro di un anno tutto tornerà nella norma.
Sì. Mentirà.
Dirà che non ci sono evidenze che il boicottaggio sia partito da un software sviluppato dal gruppo di telepati guidato dall’ex Ministro dell’Informazione. E che il problema ormai non è più chi sia il responsabile, perché Betelgeuse sarebbe esplosa comunque, e i danni ci sarebbero stati lo stesso, forse in modo più esteso, meno controllato.
Infine, tirerà le somme e proporrà un programma per l’eliminazione di tutto l’arsenale bellico nucleare nel mondo e la chiusura di gran parte delle fabbriche di armi, garantendo lo stesso equilibrio tra le parti prima del 23 dicembre.
Si risparmierà molto denaro. Ma ha già qualche idea di come investire tutto il denaro risparmiato. Vero, prima di quel giorno non avrebbe mai pensato che le energie rinnovabili fossero davvero una soluzione. Troppo costoso riconvertire tutto. Ma oggi non è più così.
Ormai lo pensa davvero. Il futuro è come un fenomeno quantico: se lo vedi, lo stai già cambiando.

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