Diffusione delle proprie opere

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Diffusione delle proprie opere

Messaggioda leobulero » martedì 27 novembre 2007, 23:24

Mi stavo chiedendo che fine faranno le impressioni e le storie che sempre più spesso imprimo nel codice del computer.
Lìimpulso iniziale alla scrittura è istintuale è quasi una liberazione, fissare qualcosa per potelro osservare e capire, abbandonare o metabolizzare.
Spesso però mi trovo a scrivere per comunicare, per coinvolgere più persone possibile in una riflessione, in una rivelazione, portare qualcuno a ragionare, ad aprire gli occhi su qualcosa o semplicemente sprofondarlo con me in un abisso di angoscia, un sadismo nel tentativo di non essere solo.

Tutto questo per arrivare a una domanda spuria e semplice.
Come essere letti?
Sinceramente trovo, riconoscendone al massimo il tratto avanguardistico, il blog una figura discutibile, un blog si presta per piccole composizioni, o comunque per letture furtive, non letture approfondite. Se si parla poi di grossi testi trovano tutti difficoltà a leggere più di 2 pagine in ebook o blog o quello che sia... ci si trova quindi alla "necessità" di essere pubblicati, pubblicarsi o quant'altro.

Che mezzi ci sono al di fuori dei concorsi per uscire dalle mura di casa? perchè quello che si cerca di comunicare raggiunga un'altra mente invece di rimanere nella propria?

Lulu pare interessante ma sinceramente non l'ho capita gran chè... altre possibilità le vedo lontane e sfuggenti.

Chi sa mi illumini :D o almeno discutiamone.
leobulero
 
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Messaggioda 7di9 » mercoledì 28 novembre 2007, 1:34

Io opto per i miei parenti :D Insieme ai lettori del blog, sono le mie uniche cavie. Per quanto riguarda i modi attraverso cui diffondere pubblicamente le proprie creazioni non saprei proprio. In fondo non è che mi interessi più di tanto, se devo essere sincero. Per il momento mi bastano le impressioni delle persone che stimo e che reputo di fatto dei modelli. Pochi, ma significativi. Per il resto poi, chissà, non spetta a me decidere.

Un saluto connettivo!

7di9
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Re: Diffusione delle proprie opere

Messaggioda X » mercoledì 28 novembre 2007, 9:50

In Italia, purtroppo, quella di intraprendere la sfida dei concorsi è l'unica via che coniughi la possibilità di maturare criticamente attraverso il confronto diretto con una giuria di addetti ai lavori con la speranza di giungere - in caso di pubblicazione - a una certa visibilità.

Quello che posso consigliarti, per esperienza personale, è di provare un percorso progressivo, prima attraverso i piccoli concorsi e/o le fanzine, poi attraverso i siti di maggior richiamo e i premi per narrativa breve più concreti (Robot e Galassia, nella fattispecie della fantascienza) per finire poi con tentativi più impegnativi per le opere lunghe (Premio Odissea e Premio Urania).

Nota bene: non è una regola e quindi prendi pure con le molle le mie parole. Diciamo che si tratta di un approccio metodico, che non esclude comunque sentieri paralleli e alternativi.

Il blog è comunque il mezzo più potente per tenere saldi e costanti i contatti con il proprio pubblico di amici/colleghi/lettori, e per i feedback immediati.

Un saluto e in bocca al lupo!
X
Ho sognato una tempesta concettuale forza cinque che soffiava sulla realtà devastata. - Jean Baudrillard

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Messaggioda Massimo Baglione » giovedì 29 novembre 2007, 21:49

Per esempio, c'è www.braviautori.it ;-)
Tra l'altro, da pochi giorni possono commentare le opere anche i visitatori non iscritti. Ovviamente il loro commento dovrà prima essere supervisionato.
Le opere possono anche essere messe in relazione con altre opere presenti nel portale. C'è una funzione apposta che permettere di segnalare le similitudini.
Ok ok, basta pubblicità ehehe
Massimo Baglione
 
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Messaggioda Logos » sabato 1 dicembre 2007, 21:12

Ciao,

riflettevo sulle medesime tematiche e mi interrogavo da dove nascesse il desiderio di condivisione dei propri testi, di lettura delle proprie parole, vanagloria? ambizione? vanità?

Beh.. credo che chiunque passi le notte a pigiar tasti di un pc per raccontare, sogni in fondo di fare prima o poi un viaggio in Svezia, tuttavia credo che le ragioni della spinta al far leggere siano più profonde.

Il desiderio di condivisione nasce dalla tensione a cementare le idee, le proprie idee, nella mente di chi legge per evitare che siano confinate (e dunque limitate) solo alla nostra, caduche come ogni individuale vita. Vi è un senso di protezione, di sopravvivenza delle proprie creazioni che mi pare quasi paterno. Creare una sorta di comunità che si fa garante della salvaguardia e della successiva diffusione delle idee.. una sorta di rete di server per lo storage e la gestione dell'informazione.

Dal canto mio vorrei che il buon signor Jacopus B. di cui narro le vicende non restasse solo un frutto delirante delle mie sere solitarie ma potesse venir condiviso nell'atto della lettura e in questo diventar reale e sopravvivere oltre suo padre, ovvero l'autore.

Non conosco suggerimenti e ho una visione della letteratura che ugualmente romantica e disillusa, e una visione del mondo troppo casualistica per dare indicazioni o progettare piani.

Ciao a tutti.

Logos
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Messaggioda leobulero » domenica 2 dicembre 2007, 3:46

bellissime parole Logos.
Sarà l'umore ma ho sfiorato la commozione... siamo come gli uomini degli sapzi di Laforgue che si cercano invano per innalzare un coro nell'istante in cui le loro storie cadono nel silenzio cosmico.

Personalmente (fantastico aprirsi nascosti da uno schemro e uno pseudonimo) vivo nella costante sensazione della perdita imminente.
Mi sento sull'orlo dell'abisso, tecnicamente potrebbe essere vista come malattia mentale, ma sono contrario al fascismo cognitivo di imporre una mente "sana". Sono comunque in qualche modo ossessionato da Thanathos,e questo si riperquote irrimediabilmente in un bisogno di lasciare un segno e come dici tu far vivere personaggi destinati se no all'oblio.
L'idea di potersene andare da un momento all'altro ti mette nella situazione quasi di fretta, una visione di impossibilità di compimento delle tue idee. Cioè la sensazione di non riuscire a dare il tuo massimo, di non fare in tempo...
Come disse Hikmet "il più bello die mari è quello che non navigammo".

C'è quindi questa ricerca non di fama ma di eternità o proseguimento del sè in altre menti simili, in individui della tua specie e con le tue idee.
Un risultato comunque vano ma appagante forse.

Siamo andati off topic ma discussione molto interessante :)

Direi che sia una sublimazione dell'istinto di morte con un tentativo di vita eterna inorganica... di vita si può dire in un LOGOS :wink:
leobulero
 
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Messaggioda Logos » lunedì 3 dicembre 2007, 22:24

Un forma di procreazione infinita e senza fine.

Bella chiacchierata davvero.

Logos
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