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Avanguardia

Messaggioda leobulero » giovedì 26 marzo 2009, 1:37

http://resistenzaanalogica.splinder.com/post/20178724/Avanguardia

Ecco, vi posto questa poesia, riflessione, manifesto che c'entra e non c'entra con l'argomento che sto per trattare ma forse c'entra moltissimo. forse è solo questo l'argomento.

La questione mi è venuta fuori nella rilettura di un testo mandato per l'antologia, un testo che trovo piacevole ma dove nel rileggerlo (testo che appartiene a quasi 2 anni fa) mi accorgo di varie ingenuità e di varie terminologie non mie, ancora legate a immaginari e mondi provenienti da letture (Dick prima di tutto in questo caso) anche se già il germe dello stile che mi sono costruito in questi anni appare se pur flebile. Ora quello che mi chiedo è quale sia il confine per superarsi davvero. Ultimamente scrivo della psecudofantascienza che fantascienza non è affatto ma allo stesso tempo lo è come lo è la fantascienza di Ballard o di Burroughs, appare palese ormai che il termine stesso che usiamo sia un difetto di linguaggio, una restrizione ad uno spazio più vasto che non può essere definito, c'è però qualcosa in questa epoca che sembra bloccare ogni tentativo di avanguardia, ogni tentativo di superamento, forse questo superamento non avviene e si rimane intrappolati in una dichiarazione di intenti, è stato davvero già detto tutto in arte? Come rispondere, dobbiamo essere reazionari? conservatori? No, tornare indietro può essere solo una finzione, può sorprendere l'occhio volgare ma non il conoscitore né l'animo oramai adattatosi al 2009, allora quello che mi chiedo e quello che vi chiedo è come muoversi, come attaccare ferocemente la cancrena che silenziosa attanaglia anche le opere più valide, dov'è il superamento? Esiste? E' vicino? O siamo lontanissimi? Magari ci muoviamo nella direzione opposta, oppure è già in atto.
Il mondo di oggi che è già di per sè un mondo fantascientifico, un mondo assurdo, violento, surreale, dove può essere infranto? come si può sbalordire, come si può scatenare vero dissenzo e incredulità, come raggiungere la lotta muro contro muro con l'accademia, con l'accettato?

Capisco che sia un flusso confuso, ma mi pare uno spunto da approfondire anche per vie traverse.
Passo la parola ai colleghi connettivisti.
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Re: Avanguardia

Messaggioda zoon » giovedì 26 marzo 2009, 10:27

mai conservatori...

il punto è che si scrive in modo sempre nuovo, ma impercettibilmente. nel senso che si cambia giorno per giorno, e così facendo non si può mai dire qual è il testo definitivo che si riesce a produrre. io credo che l'attitudine a non esser conservatori porti ovunque, senza altri orpelli che la propria volontà. il resto son parole fritte...
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Re: Avanguardia

Messaggioda 7di9 » giovedì 26 marzo 2009, 11:44

Personalmente, ho un approccio più disincantato nei confronti del genere fantascientifico. Cerco sempre di tenere la politica fuori, anche se poi carta canta. Penso che bisogna guardare avanti, ma anche indietro, insomma, guardare e basta. Il continuum non si muove in una sola direzione, poiché una direzione non esiste, passato e futuro coincidono: la parola è tutto e niente. Le influenze sono molteplici, letture, esperienze dirette, paure... per questo sono convinto che, alla fine, ciò che conta davvero è il movimento dello spirito, che prima di ogni altra cosa aspira al piacere, alla serenità. Soppresso lo spirito, tanto vale gettare il calamaio nel cestino.

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Re: Avanguardia

Messaggioda Logos » giovedì 26 marzo 2009, 13:36

Dibattito interessante questo proposto dal buon Leo.

Io sono sempre meno radicale, non ho paura della tradizione (sf o altra) che ci portiamo alle spalle, credo che sia anzi fondamentale prenderne una viva coscienza ma non per limitarsi alla celebrazione, alla venerazione del già detto. Tutt'altro! Sapere da dove veniamo (ovvero quali siano le paternità letteraria del Connettivismo) sia fondamentale per poterle inglobare, metabolizzare, trasformare e dunque superare.

A mio parere l'innovazione in letteratura non si dà come momento rivoluzionario frontale, come tranciante rottura, ma piuttosto come lento assorbimento, una consapevolizzazione che porti ad andare oltre le parole (la parola-fantascientica, la parola-surrealista, la parola-futurista, ecc.) da cui deriviamo.

In questo modo io posso "utilizzare" le parole della tradizione da cui derivo senza rimanerne limitato o incatenato ma anzi potenziadole inifinitamente verso altri orizzonti.

Il connettvismo, a mio parere, è una riflessione esistenziale nuova sull'uomo di fronte al futuro inimmaginabile che lo attende (futuro postumano?) sia come singolo individuo che come specie. Per compiere questa riflessione esistenziale (descrivere emotivamente l'abisso del giorno dopo) serve utilizzare la parola-fantascientifica che però resta un semplice strumento, un mezzo, per guingere ad un fine che è originale e innovativo.
Dalla tradizione al futuro.

a me pare possa essere così... :roll:

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Re: Avanguardia

Messaggioda zoon » giovedì 26 marzo 2009, 15:10

solo per chiarire una cosa: il concetto che do al conservatorismo è puro rinchiudersi, non accettare il nuovo, rimestare nel già successo. mi sembrava doveroso aggiungerlo, a questo punto...

:)
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Re: Avanguardia

Messaggioda leobulero » giovedì 26 marzo 2009, 16:31

Mi fa piacere che abbiate preso la cosa a cuore :D , molto interessanti le varie risposte, riguardo al concetto di conservatore ho errato io con la parola, volevo intendere un guardare al passato, per capirci, mentre tutto diventa pop tornare ai miti classici, ma è un tornare, e il tornare ha poco senso, si può tornare un istante per poi lanciarsi avanti ancora più veloce forse, ma sono dell'idea che chi ha detto "lo scrittore è un abile ladro" o qualcosa del genere abbia detto una stronzata, per capirci.
Lo spunto per questa riflessione è nato oltre che dalla rilettura del racconto mandato a Zoon anche da un'esame che sto preparando dove si tratta il concetto di avanguardia maledetta, militante e vittoriosa. L'avanguardia inizialmente spregiata diviene poi militante, si allarga per concludere con la vittoria, quando è riconosciuta, quando diventa stile di un'epoca, il problema che sorge è che nel momento che l'avanguardia diviene stile l'avanguardia è temporalmente sconfitta, la sua assimilazione al mondo le toglie l'avanguardismo di diritto ed allora che deve mutare. Ciò che trovo difficile è vedere una mutazione nell'epoca attuale, una mutazione reale, forse, e qui si parla in termini fantascientifici, sarà compito del postumano, o del postasceta, forse stiamo tentando di battere la strada a ciò che verrà poi. Devo però dire che, ciò che ha fatto per esempio Foster Wallace ci mostra che quest'epoca ha alcuni colpi in canna, colpi devastanti, inaspettati, e nonostante la sua morte in pochi testi pare aver dimostrato che qualcosa cova, qualcosa sta per esplodere.
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Re: Avanguardia

Messaggioda Logos » giovedì 26 marzo 2009, 17:43

Il problema della rivoluzione continua era stato dibattuto tempo fa con il buon X. L'unico modo di attuare una rivoluzione perenne è immaginare una sorta di meccanismo autofagocitante, i cui risultati vengono sbranati e "rivoluzionati" dal meccanismo e dal flusso rivolutorio.
In tale prospettiva, ciò che conterebbe non sarebbero più i contenuti, i risultati raggiunti, le opere d'arte realizzate e gli scritti ma piuttosto la tensione all'auto-costante-annientamento-rivoluzionario. Affasciante, ma a che pro? Mi sembra una sorta di pura forza vuota che non lasiando prodotti si perde diluendosi nel corso del tempo (un armadio senza abiti).

Il meccanismo che tu descrivi delle Avanguardie è estremamente corretto: nascita, dileggio, affermazione e nell'affermazione sconfitta. Ma io non ci vedo nulla di strano perchè accettare questo significa storicizzare e contestualizzare le avanguardie stesse riconoscendo loro un valore immenso, un valore che ha senso però in quello specifico arco di tempo che le ha viste protagoniste. L'alternativa è uno scollamento dalla storia (e dunque dall'uomo) verso una prospettiva (impossibile a mio parere) di eternazione.

Anche il Connettvismo un giorno sarà tradizione. E allora saremo linfa ispiratrice per altre avanguardie.

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Forter Wallace è effettivamente un autore che meriterebbe una riflessione connettivista accurata..
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Re: Avanguardia

Messaggioda leobulero » giovedì 26 marzo 2009, 19:11

Su Wallace decisamente, quello che trovo straordinario in Wallace è la naturalezza con cui è uscito da ogni forma di catalogazione, l'uso di formule matematiche all'interno dei racconti, la narrazione fine a se stessa, le trame principali solo accennate sullo sfondo di trame non principali, e potremmo andare avanti in eterno. La sua recente morte poco conta a livello artistico perché ciò che ha fatto ha una durata che va oltre l'eterno e che forse solo tra anni ed anni verrà vagamente compreso.

Il punto sull'avanguardia autofagocitante è interessante. Quello che veramente ricerco però personalmente è una liberazione assoluta, una proiezione pura del proprio essere sul testo, credo che sia lì che nasce l'avanguardia, che nasce la rivoluzione, quando si è del nostro tempo in maniera totale, quando si coglie lo scalino dove il tempo passato è ormai sfumato e si è in testa, i primi a toccare la nuova sostanza. Quello che mi chiedo come avrete capito è se questo sia ancora possibile o se, lo stravolgimento dei giorni d'oggi dove conviviamo con reality show e teorie apocalittiche, con scontri allo stadio e credenza religiosa, con cioè paradossi continui, sbalzi tecnologici terrificanti che si manifestano giorno dopo giorno e subito diventano obsoleti e non destano più meraviglia ma solo brama, se in tutto questo si può ancora stare davanti o forse la conformazione del nostro mondo ha una geometria nuova in cui le cose ci circondano, schizzano, come in un labirinto e non è più possibile seguire una linea evolutiva.
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Re: Avanguardia

Messaggioda zoon » giovedì 26 marzo 2009, 20:19

andare avanti. sempre. poi non cambia molto tra le varie epoche, si aggiustano solo i tool ma tutto, sostanzialmente, rimane invariato, perché siamo gli stessi esseri fin dal tempo delle caverne.
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Re: Avanguardia

Messaggioda Logos » venerdì 27 marzo 2009, 10:04

zoon ha scritto:tutto, sostanzialmente, rimane invariato, perché siamo gli stessi esseri fin dal tempo delle caverne.


Condivido totalmente. Lo dissi anche al dibattito finale dell'AstraCon ma venni un po' sbeffeggiato. La tecnologia offre solo strumenti di potenza via via maggiore a creature che (ontologicamente) non evolvono.

Nessuna invenzione ha ancora "modificato" l'uomo e il post-umano è solo un sogno della nostra letteratura. Forse una speranza.

Logos.

ps
Ogni epoca dall'interno appare l'ultima, l'immodificabile, l'eterna, quella che presenta i canoni dell'esclusività. Ma secondo me nessuna lo è davvero.
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Re: Avanguardia

Messaggioda 7di9 » venerdì 27 marzo 2009, 14:17

Siamo la presa in giro di noi stessi. Il tempo è un balocco della mente. La parola, antica nuova sperimentale obsoleta, ha in sé il germe dell'inganno. Purché non sia fine a se stessa, per me è sempre indispensabile.

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