Anche per ragioni connesse al romanzo da poco concluso, mi sono trovato a portare avanti, negli ultimi mesi, una lunga riflessione su quale futuro tecnologico ci attende nell'imminente. Dato per scontato che l'elettronica (già da qualche anno ormai quasi ferma) raggiungerà presto il suo limite ultimo di evoluzione tradizionale, dopodiché presumibilmente andrà in ibernazione, mi sono convinto sempre di più che la prossima piccola rivoluzione riguarderà il lato informatico e in particolare il campo relativo alle interfacce (o agli interfaccia, come qualcuno preferisce

).
Se il passaggio a interfacce grafiche intuitive ha permesso l'esplosione dell'industria dell'informatica (tanto nel settore applicativo e dei servizi quanto in quello dell'intrattenimento), il prossimo balzo, magari verso interfacce multitouch multiscreen, potrebbe fornire i presupposti per la nuova grande rivoluzione. La quale, a mio modo di vedere, comunque non arriverà se si continua ad affidarsi alla tecnologia di base attuale (transistor e condensatori), ma potrebbe ricevere un'ulteriore decisiva spinta dalla messa a punto di processori "ibridi" quantistici. Non veri computer quantistici (quelli basterebbero da soli a sorreggere una nuova linea evolutiva della nostra società...

), ma processori che abbiano imparato a sfruttare aspetti nuovi (correlati alle dinamiche quantistiche) di tecnologie tradizionali (il caro vecchio silicio). Potrebbe essere questa una soluzione per temporeggiare e aiutare le grandi compagnie del settore (e i loro grossi interessi) a restare in sella ancora per qualche decennio.
Logico che quando i computer quantistici diverranno commerciali, lo status quo verrà inevitabilmente infranto e plausibilmente porterà nuovi attori sulla scena. Ma i computer quantistici hanno un difetto, a mio modo di vedere, che ne rallenta ulteriormente la messa a punto (oltre ai già noti problemi di coerenza che ho discusso a più riprese su
NeXT e
Fantascienza.com), ed è la necessità di una nuova tecnologia informatica, visto che il software tradizionale non riuscirà a gestirne le potenzialità nemmeno nella sua forma parallela attualmente inseguita da alcune società (tra cui la Hewlett-Packard). Con la nascita del computer quantistico si porrà il problema di inventare un software adatto per dialogare con esso, oltre a un software ausiliario per poter interpretare i protocolli di questa nuova "lingua" quantistica. Ma questa è una possibilità che tendo a collocare nel futuro non immediato, magari tra 20 o 30 anni.
Prima, come dicevo, ci toccherà arrangiarci. E se i progressi nel campo delle interfacce annunciati da diversi consorzi finanziati da enti governativi americani (con il Pentagono in prima linea) condurranno a breve a dei risultati concreti commercializzabili, la ricaduta che ne verrà potrebbe aiutarci ad ingannare l'attesa, tralasciando le prestazioni intrinseche dei processori (sempre additate - fino a pochi anni orsono - come il requisito di punta di ogni nuova generazione di computer) a favore di aspetti di contorno finora trascurati (continuiamo a usare mouse e tastiera proprio come 25 anni fa...

).
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate voi e qual è il parere dell'esperto
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