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Messaggioda X » martedì 26 settembre 2006, 13:30

Credo che il dibattito innescato in questi giorni dall'appello di Welby per la ridiscussione parlamentare dell'eutanasia ci fonisca uno spunto valido per cominciare a parlare anche in questa sede di questioni etiche e "intrusioni" politiche.

Come ha saputo dimostrare lo scorso anno in occasione del referendum sulla procreazione assistita, la classe politica italiana (ma non ne farei una questione di bandiere e/o confini, come dicevano gli antichi tutto il mondo è paese) è capace delle più audaci bassezze. Non ultima quella appunto di boicottare un referendum, che per un cittadino dovrebbe essere - in una repubblica ideale, per lo meno - il momento di massima espressione dei propri diritti e doveri politici. Strumentalizzare temi che per natura si prestano a varie forme di strumentalizzazione (non solo politica, ma anche e soprattutto etica - anche se di un'etica distorta - e religiosa) è d'altro canto una pratica che accomuna un po' tutti gli schieramenti dell'emiciclo parlamentare.

Per questo credo che sarebbe interessante parlarne in questa sede. Le implicazioni di simili lotte hanno a che vedere con una molteplicità di sviluppi, come il progresso scientifico e tecnologico del Paese e le libertà e i diritti del singolo individuo.

Dal mio umile punto di vista, ci tengo a rimarcare come l'eutanasia mi sembri di gran lunga una pratica più umana della vivisezione (in quanto coinvolge esclusivamente la persona del soggetto interessato, e non comporta alcun atto di violenza deliberatamente esercitato su altro essere vivente, cosciente o meno che sia), e che la ricerca sulle staminali e la fecondazione assistita siano settori decisamente meno frivoli e manipolabili dal carosello mediatico di quanto non lo sia la tanto vituperata clonazione.

Mi piacerebbe confrontarmi con voi su questi argomenti.
Pace e prosperità,
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Messaggioda zoon » martedì 26 settembre 2006, 13:56

tralasciando tutto il discorso sulla genetica - sono, notoriamente, completamente a favore degli esperimenti genetici, senza nessun limite - direi che morire è quanto di più tremendo e difficile capiti nella vita; tuttavia, se ci si sente trasportati verso quel baratro, per motivi vari e più o meno profondi, bisogna riconoscere all'individuo la possibilità di farlo, magari aiutandolo con mezzi tecnici.

estrema, estrema libertà e autodeterminazione...
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Messaggioda Massimo Baglione » martedì 26 settembre 2006, 14:30

Io sono dell'idea che, in quelle circostanze estreme, ognuno deve essere libero di decidere liberamente della propria vita, nessuna legge e nessun coglione parlamentare può farlo al suo posto.
Scusate la parolaccia, ma non mi vengono altri termini...
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Messaggioda dixit » martedì 26 settembre 2006, 14:34

Fino a quando la medicina non sarà in grado di garantire la vita eterna, credo che l'autodeterminazione sia il principale strumento per un uomo per sentirsi libero. Ci vuole umanità oltre che un elenco di leggi. Ad ognuno la sua scelta. Libero arbitrio, superata una certa soglia, è tutto ciò che rimane.
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Messaggioda Russell Kane » martedì 26 settembre 2006, 23:29

Ho rivisto proprio stasera a Blob l'appello di Welby: mi è parso significativo il passaggio in cui dice che Benedetto XVI ha parlato di difendere lo "svolgimento" naturale della vita dal concepimento alla morte.
A questo punto Welby fa notare come non ci sia nulla di naturale nel vivere con tutte le funzioni vitali sostenute artificialmente.
Comunque, al di là dei ragionamenti filosofici, ritengo che sia giusto dare ad ognuno la libertà di decidere.

Si tratta di lasciare una scelta libera, non di imporre l'eutanasia come unico modello corretto di affrontare certe situazioni.

Se solo, almeno su questi temi, si potesse evitare lo scontro...
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Messaggioda X » martedì 26 settembre 2006, 23:43

Russell Kane ha scritto:Comunque, al di là dei ragionamenti filosofici, ritengo che sia giusto dare ad ognuno la libertà di decidere.

Si tratta di lasciare una scelta libera, non di imporre l'eutanasia come unico modello corretto di affrontare certe situazioni.


E' proprio quello che volevo significare con il mio intervento. E' giusto legiferare su questioni di impatto sociale, almeno finché ci troviamo in uno stato di diritto. Trovo un po' meno giustificato che lo Stato si intrometta nella mia vita privata, quando mi trovo alle prese con una scelta che può avere ricadute solo su di me e al limite i miei congiunti.

E' chiaro che sono contro l'imposizione dell'eutanasia come soluzione unica: quello sarebbe uno stato assassino, come il Terzo Reich che suicidava i suoi malati e i neonati disabili. In linea di principio sarei contro ogni forma d'imposizione, ma a maggior ragione mi sento di dire che se una questione riguarda solo me e la mia persona, lo Stato non ha il diritto di impormi le sue leggi. Che poi le leggi non sono mica eterne, e dipendono solo dalle idee di chi le ha approvate. Purtroppo, a prescindere da bandiere e proclami, nel nostro Parlamento siede solo una manciata di rappresentanti progressisti, e i riformisti veri sono animali rari.

Russell Kane ha scritto:Se solo, almeno su questi temi, si potesse evitare lo scontro...


Lo scontro, caro Russell, quelli lì sono ben capaci di evitarlo: vedrai che finirà come l'indulto sotto Natale, due o tre giorni di polverone e poi il silenzio. Fino a quando il Guardasigilli ha deciso che era arrivato il momento di farsi un po' di pubblicità, e allora liberi tutti: tangentisti, camorristi, estorsori e furbetti del quartiere. Welby dovrà come minimo aspettare un Ministro della Sanità di un partito minore alle prese con un calo della popolarità, per aver riconosciuta la giustizia che gli è negata...

Come cantava Battiato, povera Patria!
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Messaggioda Russell Kane » mercoledì 27 settembre 2006, 0:00

Lo scontro, caro Russell, quelli lì sono ben capaci di evitarlo: vedrai che finirà come l'indulto sotto Natale, due o tre giorni di polverone e poi il silenzio.


Concordo con te, scontro è naturalmente quello che vogliono far apparire...trattasi di cortina fumogena in realtà.
Del resto, si continua a sentire nei TG la formula "..si torna a parlare di eutanasia".
Se ne torna a parlare perchè il nodo non è mai stato sciolto, l'appello di Welby (seppur dotato di ottima forma e sostanza) non è il primo.

Hai ragione, appena ci sarà qualcos'altro che potrà tenere la massa impegnata, si sposteranno su quello.

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Messaggioda Ro » mercoledì 27 settembre 2006, 11:49

Russell Kane ha scritto:Se ne torna a parlare perchè il nodo non è mai stato sciolto, l'appello di Welby (seppur dotato di ottima forma e sostanza) non è il primo.

Hai ragione, appena ci sarà qualcos'altro che potrà tenere la massa impegnata, si sposteranno su quello.




Certo, perché è un problema senza soluzione. È una di quelle questioni destinate a rimanere aperte in eterno, come quella della giustizia.
È più giusta una condanna a morte assassina quanto l'imputato o un ergastolo senza la speranza nel domani? Francamente ho difficoltà a prendere posizione, tanto più che dai tempi di Cesare Beccaria i dibattiti sono ancora aperti. (Sull'argomento, vi consiglio di leggere lo splendido racconto di Damon Knight "Il paese della gentilezza").
Sull'eutanasia, trovo altrettante difficoltà , ma non per motivi etico-religiosi, quanto per motivi (se volete) pratici.
Personalmente non avrei difficoltà a concedere l'eutanasia a Welby, perché richiesta da un malato terminale in grado di esprimersi e di ragionare lucidamente.
Però non tutti coloro sono nelle sue condizioni vogliono smettere di vivere (lo dimostra un'intervista ad un contraltare di Welby).
Allora come si fa a determinare se applicare l'eutanasia o meno a chi non è in grado di chiederla né di rifiutarla?
E se la richiesta venisse da una persona che è stata plagiata ad arte da qualcuno? Non dimentichiamoci che i malati terminali sono molto vulnerabili, ed è facile persuaderli in una certa direzione (magari con lo scopo di assicurarsi una ghiotta eredità...)
Quello che ho segnalato è solo uno dei numerosi possibili abusi e forse è meglio che non ne faccia altri perché mostrerei tutto il mio cinismo.
Una proposta che mi sentirei di avanzare è quella di fare delle leggi
ad personam (e questa volta Berlusconi non c'entrerebbe) per chi si trova nelle gravi condizioni di Welby. Leggi che non potrebbero però prescindere da un'accurata perizia psichiatrica fatta da commissioni di grandi medici dal solido profilo morale.
Forse così non si scongiurerebbe il pericolo degli abusi, ma quantomento lo si ridurrebbe di molto.
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Messaggioda Evertrip » mercoledì 27 settembre 2006, 12:05

Innanzitutto è necessario fare delle precisazioni: nessuno dia voce o ascolto a Ratzinger :)
Seconda precisazione: in un certo senso, sono d'accordo anch'io con l'eutanasia, ma bisogna fare dei passi di piombo quando si entra nel vivo della faccenda: stiamo parlando di lasciar morire un essere umano, e come diceva Montale, occorrono troppe vite per farne una. Per questo è raccomandabile una certa attenzione a tutti i possibili fattori prima di usare questa via, vedere ogni possibile rimedio prima di accordare la morte ad un uomo libero.
Poiché non esiste nulla di peggiore di non averle prima tentate tutte.
E i tentacoli della politica non li vedo in nessun lato benefici a questo discorso.
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Messaggioda X » mercoledì 27 settembre 2006, 13:37

Ro ha scritto:Certo, perché è un problema senza soluzione. È una di quelle questioni destinate a rimanere aperte in eterno, come quella della giustizia.
È più giusta una condanna a morte assassina quanto l'imputato o un ergastolo senza la speranza nel domani?


Oh, questo nodo lo Stato italiano lo ha sciolto in maniera brillante: di fatto credo che sia dai tempi del Re che nessuno muore più in carcere (per ergastolo... almeno). Curioso come i briganti, fino a inizio secolo, fossero condannati a morire nelle patrie galere, mentre al giorno d'oggi nessuno vada oltre la fatidica soglia dei venti (raramente trenta) anni...

Ro ha scritto:Francamente ho difficoltà a prendere posizione, tanto più che dai tempi di Cesare Beccaria i dibattiti sono ancora aperti. (Sull'argomento, vi consiglio di leggere lo splendido racconto di Damon Knight "Il paese della gentilezza").


Mi manca. A dire il vero, mi manca tutto Knight, mai letto nulla. Rimedierò a partire dal tuo consiglio... :wink:

Ro ha scritto:Sull'eutanasia, trovo altrettante difficoltà , ma non per motivi etico-religiosi, quanto per motivi (se volete) pratici.
Personalmente non avrei difficoltà a concedere l'eutanasia a Welby, perché richiesta da un malato terminale in grado di esprimersi e di ragionare lucidamente.
Però non tutti coloro sono nelle sue condizioni vogliono smettere di vivere (lo dimostra un'intervista ad un contraltare di Welby).
Allora come si fa a determinare se applicare l'eutanasia o meno a chi non è in grado di chiederla né di rifiutarla?


Ci sarebbe il testamento biologico. Io, per esempio, non vorrei passare il resto dei miei giorni attaccato a una macchina nemmeno con un 50% di probabilità di risvegliarmi tra vent'anni (cosa che è già poco plausibile in sè). Perché non si prevede che ogni cittadino, al compimento della maggiore età, possa disporre della propria vita come meglio crede attraverso una dichiarazione autografa, un po' come avviene per la donazione degli organi?

Ro ha scritto:Una proposta che mi sentirei di avanzare è quella di fare delle leggi
ad personam (e questa volta Berlusconi non c'entrerebbe) per chi si trova nelle gravi condizioni di Welby. Leggi che non potrebbero però prescindere da un'accurata perizia psichiatrica fatta da commissioni di grandi medici dal solido profilo morale.
Forse così non si scongiurerebbe il pericolo degli abusi, ma quantomento lo si ridurrebbe di molto.


E' una strada che non mi convince, oltre che notevolmente complicata da perseguire. Immagina con i nostri malati che riempiono gli ospedali quante leggi dovrebbero essere emanate: si arriverebbe alla paralisi nel giro di una settimana. Inoltre non sono d'accordo con te nemmeno sulla proposta della perizia psichiatrica: perché, come dimostrano le roboanti avventure di Cutolo e Vallanzasca e della Banda della Magliana, esiste un vero e proprio mercato intorno a questa pratica.

E, lo ribadisco, resto fermamente dell'idea che ogni uomo debba poter scegliere quello che crede più giusto per sé, se la sua scelta non si ripercuote sul resto della società... Mi si potrà obiettare che magari la volontà espressa in un testamento biologico può essere viziata da un eventuale cambio in corsa di prospettive eccetera eccetera, ma allora si potrebbe prevedere una sorta di rinnovo annuale delle proprie volontà: perché possiamo dichiarare a chi vogliamo destinare l'8 per mille, e quando si tratta di esprimere i propri desideri sul proprio futuro nessuno ce ne dà modo? :twisted:

Evertrip ha scritto:Seconda precisazione: in un certo senso, sono d'accordo anch'io con l'eutanasia, ma bisogna fare dei passi di piombo quando si entra nel vivo della faccenda: stiamo parlando di lasciar morire un essere umano, e come diceva Montale, occorrono troppe vite per farne una. Per questo è raccomandabile una certa attenzione a tutti i possibili fattori prima di usare questa via, vedere ogni possibile rimedio prima di accordare la morte ad un uomo libero.
Poiché non esiste nulla di peggiore di non averle prima tentate tutte.


Quello che dici è giusto in principio, ma potrebbe non adattarsi ai singoli individui. Per me, ti faccio un esempio, è più importante il modo in cui passerò i prossimi venti anni della mia vita che non se effettivamente li vivrò. Se non potessi viverli come voglio io, se fossi costretto a letto o in coma o in uno stato vegetativo, preferirei sul serio togliere il disturbo al mondo e alla mia famiglia. Queste sono cose su cui ogni persona dovrebbe regolarsi in totale autonomia e indipendenza da condizionamenti religiosi (tra qualche anno la CEI deciderà pure di che colore deve essere la carta igienica nelle case dei fedeli), politici (perché troppi politici usano la carta igienica della CEI), pregiudiziali. E' una questione di morale e, come sappiamo, esistono tante morali quanti sono i cervelli pensanti di questo mondo...

Senza polemica alcuna e in spirito d'amicizia :wink:
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Messaggioda Ro » mercoledì 27 settembre 2006, 15:46

Tornando un attimo sulla questione della giustizia, con il suo tono ironico X dice la verità :) Se però è stata trovata una soluzione (ancorché sbagliata) a livello di istituzioni, non si può dire altrettanto per quanto riguarda l'opinione pubblica. Proviamo a chiedere in giro la pena che bisognerebbe comminare a qualcuno che ha compiuto un omicidio e sentiremo un sacco di risposte diverse: 20 anni di carcere, 30, ergastolo, pena di morte... E a un pedofilo o a qualcuno che ha compiuto una violenza sessuale? 20 anni, castrazione chimica, castrazione chirurgica... Insomma, ci sono ancora molte correnti di pensiero.

Sull'eutanasia, invece, il tema è veramente complesso. Non vorrei che rischiassimo di banalizzarlo, però il confronto tra di noi in questa sede mi pare interessantissimo.
A mio avviso, il testamento biologico lascia il tempo che trova. Non si può scegliere prima di ammalarsi, perché le percezioni sono diverse, così come la scala dei valori e la disponibilità al compromesso e alla sofferenza. Per cui se adesso uno di noi dichiarasse che piuttosto di ritrovarsi nelle condizioni di Webly preferirebbe morire, magari quando la circostanza si presentasse davvero costui potrebbe avere un'altra opinione ed essere disposto a tutto pur di andare avanti, in qualsiasi maniera e a qualsiasi prezzo.
Wilbur Smith insegna che lo scorpione circondato dalle fiamme e destinato a morire non si getterà nel fuoco, ma attenderà al centro che le lingue di fuoco lo raggiungano e che avvenga l'inevitabile. Forse è istinto di autoconservazione, o attaccamento alla vita... Si tratta comunque qualcosa difficile da spezzare, quando ci si trova davanti al fatto compiuto.
Infine, ha ragione X sulla perizia psichiatrica: potrebbe essere soggetta anch'essa ad abusi. Ed in effetti io la intendevo come "cuscino" che attanuasse la possibilità di strumentalizzare le volontà (magari plagiate) di qualche malato terminale. Se però non si ricorre alla perizia psichiatrica, è molto difficile avere un minimo di garanzia sul fatto che le ultime volontà del malato terminale siano davvero le ultime volontà del malato terminale.
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Messaggioda X » mercoledì 27 settembre 2006, 23:55

Ro ha scritto:Tornando un attimo sulla questione della giustizia, con il suo tono ironico X dice la verità :) Se però è stata trovata una soluzione (ancorché sbagliata) a livello di istituzioni, non si può dire altrettanto per quanto riguarda l'opinione pubblica.


Questo è indiscutibile: l'opinione pubblica, specie in Italia, è praticamente narcotizzata dai cosiddetti poteri forti (CEI e lobby varie), con la complicità di Sua Emittenza il Televisore.

Ro ha scritto:Sull'eutanasia, invece, il tema è veramente complesso. Non vorrei che rischiassimo di banalizzarlo, però il confronto tra di noi in questa sede mi pare interessantissimo.
A mio avviso, il testamento biologico lascia il tempo che trova. Non si può scegliere prima di ammalarsi, perché le percezioni sono diverse, così come la scala dei valori e la disponibilità al compromesso e alla sofferenza. Per cui se adesso uno di noi dichiarasse che piuttosto di ritrovarsi nelle condizioni di Webly preferirebbe morire, magari quando la circostanza si presentasse davvero costui potrebbe avere un'altra opinione ed essere disposto a tutto pur di andare avanti, in qualsiasi maniera e a qualsiasi prezzo.


E' una questione di responsabilità comunque personale: io oggi posso dire che quella è la mia decisione e domani potrei cambiare idea. Ma se non fossi nelle condizioni di esprimere il mio dissenso da quanto precedentemente affermato, allora avrei il dovere morale di subirne le conseguenze. E, se ci pensi bene, il problema non si può porre sul serio. Mi spiego meglio (o almeno ci provo).

Oggi firmo il mio testamento biologico con cui mi dichiaro a favore dell'eutanasia nel caso le mie facoltà cognitive non mi permettessero più di condurre la vita che desidero.

Domani ho un incidente e disgrazia vuole che resti in uno stato vegetativo. Non posso più parlare, né reagire agli stimoli dell'ambiente esterno. Non posso più interagire con quello che mi circonda. Come posso sapere cosa è meglio per me in quelle condizioni? E' giusto, allora, dal mio punto di vista personale, che chi mi è più vicino si attenga alle mie ultime disposizione rilasciate in possesso di tutte le facoltà, e amen.

La tua obiezione, Ro, credo che nasca dal fatto che sei intrinsecamente più ottimista di me: tu ti metti già nei panni dell'uomo che si risolleva dal male. Io no. Se un male simile arriva (sia sclerosi laterale amniotrofica, coma o quello che vuoi), io prendo la realtà di petto. Se al giorno d'oggi non esiste cura, è lecito sperare nel futuro, ma solo per i nostri figli. Ovviamente, questo è il modo in cui io vedo le cose, e non voglio importi il mio punto di vista. Ci tenevo solo a chiarire la mia posizione... :wink:


Ro ha scritto:Wilbur Smith insegna che lo scorpione circondato dalle fiamme e destinato a morire non si getterà nel fuoco, ma attenderà al centro che le lingue di fuoco lo raggiungano e che avvenga l'inevitabile. Forse è istinto di autoconservazione, o attaccamento alla vita... Si tratta comunque qualcosa difficile da spezzare, quando ci si trova davanti al fatto compiuto.


Sì, ma quella, se vogliamo, è una reazione istintiva. Lo scorpione non ha coscienza, per quanto ne sappiamo, nè tantomeno è autocosciente. Non sa di esistere: si trova al mondo e si regola di conseguenza. Ecco tutto. Poi, magari, la strategia dello scorpione è quella giusta: se si sottrae alle fiamme abbastanza a lungo è possibile che prima o poi arrivi qualcuno a trarlo d'impaccio. Contro questa eventualità, però, gioca un fattore contrario: lo scorpione ha un aspetto che non ispira proprio fiducia e, come se non bastasse, sussiste il rischio che reaggirebbe all'intrusione di una mano amica scambiandola per una minaccia e pungendola con il suo aculeo, annientando in questo modo qualsiasi possibilità di salvezza il Signore Iddio potesse aver disposto per la sua sorte. E' dura, essere uno scorpione... 8)

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Messaggioda Ro » giovedì 28 settembre 2006, 9:24

X ha scritto:E' una questione di responsabilità comunque personale: io oggi posso dire che quella è la mia decisione e domani potrei cambiare idea. Ma se non fossi nelle condizioni di esprimere il mio dissenso da quanto precedentemente affermato, allora avrei il dovere morale di subirne le conseguenze.


Sono d'accordo con te. Il punto è che quando uno fa una firma del genere, la fa sicuramente senza cognizione di causa. Non faccio un discorso di sensibilità, intelligenza, religione o quant'altro, ma mi riferisco al fatto che adesso stiamo ragionando su concetti che per noi sono pura teoria. Ma tu sai meglio di me che tra la teoria e la pratica c'è un abisso: è possibile che una persona che da sana avrebbe preferito la morte piuttosto di una vita di dolore nell'attesa della morte cambi punto di vista al presentarsi del problema. Poi condivido: è una questione di responsabilità personale. Se uno ha fatto male i propri conti teorici, pagherà nella pratica. Giusto e crudele, ma dovrebbe indurre la gente a non firmare con leggerezza e a pensarci davvero bene prima di dare qualsiasi tipo di consenso.



X ha scritto:La tua obiezione, Ro, credo che nasca dal fatto che sei intrinsecamente più ottimista di me: tu ti metti già nei panni dell'uomo che si risolleva dal male. Io no. Se un male simile arriva (sia sclerosi laterale amniotrofica, coma o quello che vuoi), io prendo la realtà di petto. Se al giorno d'oggi non esiste cura, è lecito sperare nel futuro, ma solo per i nostri figli. Ovviamente, questo è il modo in cui io vedo le cose, e non voglio importi il mio punto di vista. Ci tenevo solo a chiarire la mia posizione... :wink:


Non preoccuparti, X, anch'io ho molto rispetto delle tue opinioni. :) Su una cosa però posso esprimermi con certezza: il mio discorso non è dettato dall'ottimismo. Infatti non ho parlato di speranza di guarigione. Se facessi un giro per gli ospedali, vedresti le persone più disperate del mondo: persone attaccate ad una macchina, malati terminali, persone affette da malattie genetiche rarissime che comportano la nascita di tumori come fossero funghi. E allora, quando vedi qualcuno in quelle condizioni ti viene da chiedergli: non è meglio morire, piuttosto di vivere così? La risposta, per molti di loro, è no. Pur di vivere, pur di andare avanti, sono disposti a pagare qualsiasi prezzo, anche se non hanno la minima speranza di guarire.
Tu lo sai perché? Difficile da capire, a rigor di logica non a senso, ma di fronte a certe situazioni forse è la logica a non avere senso. Forse, nella malattia, l'uomo non è molto più autocoscente dello scorpione, o forse cambia il proprio modo di essere autocoscente.
Quanto alla decisione presa da chi ti sta vicino, è qualcosa che si presta a molti abusi. Per spiegarmi meglio devo per forza sfoderare il mio cinismo :twisted: Prendi un poveraccio in stato vegetativo che sia molto facoltoso. I suoi figli potrebbero dire che in precedenza lui avesse espresso il desiderio di morire qualora si fosse trovato in una situazione simile, a prescindere da quale fosse la reale opinione del padre. C'è gente che davanti a quattro spiccioli non guarderebbe in faccia a nessuno. Se poi anche i medici avessero un potere decisionale, la cosa potrebbe addirittura peggiorare: sai quanto costa alla struttura sanitaria tenere in vita artificialmente un paziente per 10 anni o più (magari fino alla morte dello stesso)? E poi, facendo l'eutanasia ad un malato in stato vegetativo si libererebbe anche un letto che potrebbe essere usato per altri pazienti...
Davanti a questo tipo di situazioni, io parto sempre dal presupposto che l'essere umano NON è in buona fede.




X ha scritto:Poi, magari, la strategia dello scorpione è quella giusta: se si sottrae alle fiamme abbastanza a lungo è possibile che prima o poi arrivi qualcuno a trarlo d'impaccio. Contro questa eventualità, però, gioca un fattore contrario: lo scorpione ha un aspetto che non ispira proprio fiducia e, come se non bastasse, sussiste il rischio che reaggirebbe all'intrusione di una mano amica scambiandola per una minaccia e pungendola con il suo aculeo, annientando in questo modo qualsiasi possibilità di salvezza il Signore Iddio potesse aver disposto per la sua sorte. E' dura, essere uno scorpione... 8)

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Ma poi, perché mai qualcuno dovrebbe desiderare la salvezza di uno scorpione? Anzi, vederlo bruciare nel fuoco potrebbe essere un'occasione di divertimento, specie per qualche frequentatore dei combattimenti clandestini tra cani e galli che da un paio di settimane dovesse rinunciare al proprio hobby preferito a causa di impegni improrogabili. 8)
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Messaggioda X » giovedì 28 settembre 2006, 15:42

Ro ha scritto:Quanto alla decisione presa da chi ti sta vicino, è qualcosa che si presta a molti abusi.


Non volevo intendere che in assenza di una volontà espressa la decisione passasse automaticamente ai congiunti. Mi riferivo ai parenti esclusivamente come a esecutori di una volontà precedentemente espressa dall'interessato, magari appunto attraverso un testamento biologico. Anch'io credo come te che nessuno possa prendere decisioni di tale natura - anche per un proprio familiare - senza restare invischiato nel dubbio e nel sospetto (almeno agli occhi di estranei) che una simile scelta fosse dettata da secondi o terzi fini. Ma il testamento biologico servirebbe appunto a dissipare ogni incertezza. :wink:

Cordialmente,
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