La bomba atomica che non abbiamo avuto

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La bomba atomica che non abbiamo avuto

Messaggioda dixit » mercoledì 24 gennaio 2007, 16:23

Con questo post vorrei aprire una discussione sullo stato della fantascienza italiana. E cercare di capirci qualcosa.
Se n'è detto parecchio, su altri post, su altri forum, su altri articoli, ma non mi basta.
Gli scrittori di fantascienza in Italia sono molti, sono numerosi gli appassionati, ma allora perché non sembra che il genere prolifichi così bene come accade in altri paesi?
Se penso all'America, o al Giappone, tanto per nominare paesi noti per la produzione fantascientifica, mi domando perché da loro sì e da noi no?
Siamo noi italiani che arriviamo sempre in ritardo?
Oppure questo fenomeno letterario è destinato solo a sfiorarci per sempre? (Correggetemi se dico frignacce.)
In Italia prosperano i gialli, i polizieschi, per parlare di narrativa di produzione italiana. Prosperano i libri storici e quelli a carattere religioso.
Propera il fantasy, sull'onda dei successi cinematografici (peraltro autori stranieri).
Che cosa fa prosperare un genere lettarerario?
Il America c'è stata una rivoluzione tecnologica che ha ispirato il fior fiore degli scrittori del 900.
Pensiamo alla bomba atomica, allo sbarco sulla Luna. A tutti i premi nobel per la scienza, a partire da Einstein.
E sì che Enrico Fermi era italiano e andò a costruire la bomba atomica in America.
Noi invece abbiamo Carlo Rubbia... e nessuno lo considera quando si parla di energie rinnovabili.
In Giappone gli è piovuta sulla testa una coppia di quelle bombe atomiche, in Giappone hanno proliferato per decenni le industrie tecnologiche.
In Italia hanno proliferato la Mafia, il Vaticano e lo zozzume della politica partitocratica nostrana.
Se ci si domanda perché in un paese prolifichino certi generi letterari, penso che la risposta la si debba cercare nella sua storia, nelle sue tradizioni, negli eventi che hanno segnato le persone, i ricordi, le passioni.
In Italia la tecnologia non ha segnato alcuna epoca. In Italia la cultura tecnologia è elitaria e va morendo, soffocata dalla finanziaria del Governo di turno.

Come potrebbe allora la narrativa fantascientifica italiana rinascere sulle ceneri di una cultura narrativa che non è mai uscita dal suo guscio embrionale?
Probabilmente non ci sono ceneri, ci sono solo embrioni congelati destinati alla pattumiera, perché non è etico utilizzarli per la sperimentazione.
Gli autori di fantascienza in Italia ci saranno sempre, penso, anche bravini, il mio dubbio riguarda il pubblico dei lettori.
Che cosa potrebbe scatenare in loro la passione per una lettura diversa dal solito?
Che cosa ispirerà le generazioni future di lettori in Italia?
Se non possiamo contare sulla nostra storia, sulla nostra cultura, a cosa gli autori italiani e gli appassionati di fantascienza potranno aggrapparsi?
C'è bisogno di una strategia differente, scrivere non basta più.
Se scrivo un romanzo cyberpunk quanti lettori avrò, quando il 99% di loro cercano e conoscono a malapena la space opera?
Se scrivo un romanzo post post quel che si può postare, cosa ne capirà il lettore quadratico medio?
Spazio alle idee e bando alle ciance.
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Messaggioda zoon » mercoledì 24 gennaio 2007, 17:21

di spazio, in effetti, ce n'è poco per la fantascienza in italia. è un problema che credo affondi nel passato, ed è riconucibile allo stesso motivo per cui il popolo italico è sempre stato visto come un voltagabbana, un inaffidabile, un ammasso di reietti pronti a protestare al primo sintomo fasullo di malcontento. un popolo di pecoroni, insomma, che non ragiona e che per questo non può ambire alla fantascienza in quanto, per definizione, chi fa o legge fantascienza si presuppone abbia una visione delle cose molto, molto ampia - cosa che qui da noi puntualmente non è facilmente riscontrabile, nemmeno tra i molti presunti lettori italiani di fantascienza.
chi fa o legge fantascienza ha il dovere di essere estremo, speculativo, fantasioso, quasi amorale: e quanti sono davvero così? e allora di cosa ci lamentiamo? siamo italiani, rendiamocene conto, e a quel punto proviamo con veemenza a cambiare chi ci sta intorno.
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Messaggioda dixit » mercoledì 24 gennaio 2007, 17:38

Certo, fa parte delle ragioni per cui nasce il connettivismo.
Ma il connettivismo è una cosa, il diffonderlo un'altra.
E' giusto fare tutto il possibile per perorarne la causa, ma da solo basta? Quanto tempo impiegherà a vedere dei risultati degni del suo valore?
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Messaggioda zoon » mercoledì 24 gennaio 2007, 17:49

la maturazione sociale ha i suoi tempi, purtroppo. e non è detto che poi i risultati siano soddisfacenti. più che cercare di spiegare, coinvolgere, inseminare credo non sia possibile - né giusto - fare.
zoon
 
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Messaggioda dixit » mercoledì 24 gennaio 2007, 18:06

zoon ha scritto:la maturazione sociale ha i suoi tempi, purtroppo. e non è detto che poi i risultati siano soddisfacenti. più che cercare di spiegare, coinvolgere, inseminare credo non sia possibile - né giusto - fare.


ma certo. non volevo dire altro. ma mi chiedevo se i metodi fossero quelli giusti e tutti quelli possibili.
ti dico, per esempio, avendoci avuto a che fare un pochino, che la divulgazione scientifica è una cosa molto difficile e delicata. basta che un oratore cambi poche parole in un discorso e ne nascono discussioni etiche assurde ed errori di interpretazione. solo per fare un esempio. mi domando se non esista una sorta di "scienza della divulgazione" ad oc per ogni sapere, narrativa compresa.
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Messaggioda X » mercoledì 24 gennaio 2007, 22:21

dixit ha scritto:Gli scrittori di fantascienza in Italia sono molti, sono numerosi gli appassionati, ma allora perché non sembra che il genere prolifichi così bene come accade in altri paesi?


Ti riporto un aneddoto, che forse qualcun altro sul forum riconoscerà. Discutendo con un amico/collega di questo argomento, un po' di tempo fa, saltò fuori una battuta che sembra essere in giro già da un po', ma che a me pare ancora adesso geniale. Suonava più o meno così, in risposta alla tua domanda: "e cosa ti aspetteresti in un Paese dove il 50% di chi scrive fantascienza è uscito dal DAMS?"

Forse è solo una provocazione, ma cercherò di riallacciarmi ad essa più avanti.

dixit ha scritto:Se penso all'America, o al Giappone, tanto per nominare paesi noti per la produzione fantascientifica, mi domando perché da loro sì e da noi no?
Siamo noi italiani che arriviamo sempre in ritardo?


Di certo, i venti anni circa di ritardo che abbiamo accumulato mentre nel resto d'Europa e in America nasceva la fantascienza moderna non ci hanno giovato...

dixit ha scritto:Oppure questo fenomeno letterario è destinato solo a sfiorarci per sempre? (Correggetemi se dico frignacce.)


Beh, qui devo correggerti. La fantascienza non ci vede forse come protagonisti in uno scenario internazionale, ma alcuni dei nostri autori di maggior spicco hanno ricevuto le loro belle soddisfazioni all'estero, e continuano tuttora a raccoglierne. Penso a Evangelisti, Masali e Ricciardiello, tradotti chi in francese, chi in spagnolo, o a Roberto Quaglia che pubblica a valanga nell'Est europeo e che ha preso a scrivere racconti a quattro mani con Ian Watson. Ma penso anche a Vittorio Curtoni, la cui Robot ha vinto un paio di anni fa il Gran Prix de l'Immaginaire in Francia... Fantascienza.com, poi, ha ottenuto se non sbaglio più di una volta riconoscimenti come miglior sito SF del continente. Mica briciole... :wink:

dixit ha scritto:In Italia prosperano i gialli, i polizieschi, per parlare di narrativa di produzione italiana. Prosperano i libri storici e quelli a carattere religioso.


E questo è sicuramente un retaggio del passato. La nostra cultura è di matrice umanistica, e con quello che accade nel nostro paese è inevitabile che in un contesto di genere il noir e il poliziesco siano predominanti. Se poi consideriamo l'embargo opposto alla fantascienza dal mondo della cultura, almeno fino a un certo sdoganamento operato in tempi recenti da Eco (più di facciata che non effettivamente contenutistico) il quadro risulta completo.

dixit ha scritto:Propera il fantasy, sull'onda dei successi cinematografici (peraltro autori stranieri).


Credo che accada lo stesso anche altrove, comunque... non nelle stesse proporzioni, ma ai margini del caos le oscillazioni possono assumere valori ingannevoli... :wink:

dixit ha scritto:Che cosa fa prosperare un genere lettarerario?


A saperlo avrei trovato la formula del successo, non credi?

dixit ha scritto:Il America c'è stata una rivoluzione tecnologica che ha ispirato il fior fiore degli scrittori del 900.
Pensiamo alla bomba atomica, allo sbarco sulla Luna. A tutti i premi nobel per la scienza, a partire da Einstein.
E sì che Enrico Fermi era italiano e andò a costruire la bomba atomica in America.
Noi invece abbiamo Carlo Rubbia... e nessuno lo considera quando si parla di energie rinnovabili.
In Giappone gli è piovuta sulla testa una coppia di quelle bombe atomiche, in Giappone hanno proliferato per decenni le industrie tecnologiche.


Ecco, più che la bomba atomica credo che alla fantascienza giovi un certo background culturale, scientifico e tecnologico. Non sorprendiamoci dunque che il genere risulti dominato dall'influenza anglosassone (l'America, certo, ma non dimentichiamo la Gran Bretagna, il Canada e l'Australia), e da un punto di vista immaginifico da un'estetica d'ispirazione chiaramente nipponica (dopotutto tutti i nuovi autori credo siano cresciuti a pane e anime, se non manga). Ma non illudiamoci nemmeno: non è che in America il genere sia predominante: le riviste storiche tirano a campare, e se una residua comunità di autori può ancora sopravvivere facendo fantascienza credo che sia per la convergenza di due fattori, ovvero le possibilità offerte dai mercati collaterali alla narrativa (soprattutto cinema e fumetti) e le maggiori dimensioni del potenziale bacino d'utenza (l'America è pur sempre 5 volte più popolosa dell'Italia, e se a questo si aggiunge che un autore americano può tranquillamente trovare uno sbocco fuori dai confini nazionali grazie alla diffusione della sua lingua madre, ecco che il gioco risulta notevolmente più facile di quanto non sia per un italiano o, per dire, un francese o un tedesco).

dixit ha scritto:In Italia la tecnologia non ha segnato alcuna epoca. In Italia la cultura tecnologia è elitaria e va morendo, soffocata dalla finanziaria del Governo di turno.


Quest'ultima constatazione è indiscutibile e ad essa si riallaccia quanto andavo sopra dicendo: il nostro Bel Paese purtroppo difetta di cultura tecnico-scientifica. Se vogliamo, ultimamente anche il lato umanistico non se la passa troppo bene.

dixit ha scritto:Come potrebbe allora la narrativa fantascientifica italiana rinascere sulle ceneri di una cultura narrativa che non è mai uscita dal suo guscio embrionale?
...
Che cosa potrebbe scatenare in loro la passione per una lettura diversa dal solito?


Credo che una strategia editoriale adeguata sia fondamentale e purtroppo lo stato attuale dell'economia del settore non è molto rassicurante per il futuro: Urania ha mostrato negli ultimi vent'anni un calo costante di vendite, la Nord è passata di mano, Fanucci sopravvive grazie alla ristampa dell'opera omnia di Dick e all'offerta in settori collaterali (il noir e il thriller, soprattutto). Ma credo anche che una simile strategia difficilmente gli editori troveranno il coraggio (e la forza) di impostarla se prima non se ne presenterà l'occasione. Magari un libro che faccia da apripista, un clamoroso successo editoriale potrebbe volgere al meglio le sorti della SF italica, ma è come sperare in un miracolo...

dixit ha scritto:Che cosa ispirerà le generazioni future di lettori in Italia?
Se non possiamo contare sulla nostra storia, sulla nostra cultura, a cosa gli autori italiani e gli appassionati di fantascienza potranno aggrapparsi?


Ci sono due modi per fare fantascienza: trasporre in chiave futuristica la nostra attualità oppure proiettare verso le estreme conseguenze un'idea o un'invenzione. Nel primo caso, di materiale da attingere in cerca di ispirazione l'Italia ne offre a iosa. Nel secondo, non ce n'è bisogno.

dixit ha scritto:Se scrivo un romanzo post post quel che si può postare, cosa ne capirà il lettore quadratico medio?


Dipende dalla tua bravura. Dare comunque la colpa al lettore è una scorciatoia, e non insegna niente...

Ciao!
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Messaggioda X » mercoledì 24 gennaio 2007, 22:28

zoon ha scritto:chi fa o legge fantascienza si presuppone abbia una visione delle cose molto, molto ampia - cosa che qui da noi puntualmente non è facilmente riscontrabile, nemmeno tra i molti presunti lettori italiani di fantascienza.


Questo è un errore in cui tutti, prima o poi, finiscono per cadere. E non è solo un problema dell'Italia. La fantascienza dovrebbe essere un genere progressista, radicale, avanguardistico se non rivoluzionario, quasi per definizione. E invece tocca scontrarsi con la realtà di facili derive reazionarie o conservatrici.

Preciso che autori reazionari, o comunque sicuramente non orientati a sinistra, ne ho letti parecchi e alcuni, paradossalmente, mi sono piaciuti più di certe strizzatine d'occhio a sinistra. Come ho già detto un numero imprecisato di volte altrove, per me esiste la buona fantascienza e la brutta fantascienza, prescindendo dal colore. Così di fronte a un Heinlein posso affermare che Starship Trooper mi è piaciuto decisamente più di Stranger in a Strange Land. Ma posso affermare con altrettanta convinzione che la peggiore military SF o certe boiate come Islands in the Net (del presunto liberal Bruce Sterling) mi fanno accapponare la pelle.

Esiste la buona e la brutta fantascienza. Esistono i grandi autori e gli scrivani. E, ancora una volta, è inutile cercare la colpa nei lettori, che tanto la considerazione in cui la cultura è tenuta in Italia è attestata dai dati di vendita dell'editoria... :wink:

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Messaggioda dixit » mercoledì 24 gennaio 2007, 22:40

E' già un buon panorama su cui basare nuove considerazioni ed idee. Grazie per le risposte ;)
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Messaggioda X » giovedì 25 gennaio 2007, 1:53

Per un raro caso di sincronicità, un intervento di Vittorio Catani sembra rispondere alla questione sollevata da Mauro con questo thread. Per leggere, seguite il link.

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Messaggioda dixit » giovedì 25 gennaio 2007, 22:00

Ho letto gli articoli di Catani e Vietti. Che dire? Allora non rimane che darci dentro! E vediamo che risultati avremo ottenuto fra qualche tempo :)
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Messaggioda Evertrip » venerdì 26 gennaio 2007, 15:48

L'unica strategia che vedo possibile è impastare il genere fantascienza con generi collaterali, e sperare che il lettore-fruitore, al vedere un elegante mix, se ne appassioni e faccia il passo per la sci-fi.
L'horror che io sappia ha abbastanza seguiti perché è (per dirlo proprio alla carlona) un misto fra thriller e (spesso) fantascienza.
Allora l'unica pista che vedo è impastare:

il noir con la fantascienza
i polizieschi con la fantascienza
mafia e fantascienza
chiesa e fantascienza
pizza e fantascienza
mandolino e fantascienza
politica e fantascienza (mmmh)

etc...

mò leggo catani. :D
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Messaggioda Evertrip » venerdì 26 gennaio 2007, 15:50

Azzo, ma è di Lecce come me!!! La rivolta arriva nientedimeno che dal Salento!! :lol: :D :D :D :D
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Messaggioda dixit » venerdì 26 gennaio 2007, 15:58

Era un cosa a cui stavo pensando, ma non l'ho proposta per delicatezza.
Cioè a dire, non volevo urtare la sensibilità dei puristi :D
L'avrei proposta, magari studiandola meglio.

A questo punto...
Nell'elenco io aggiungerei
Storia e Fantascienza (Lo Steampunk).
Guerra e Fantascienza
:P
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Messaggioda Evertrip » venerdì 26 gennaio 2007, 19:02

dixit ha scritto:Era un cosa a cui stavo pensando, ma non l'ho proposta per delicatezza.
Cioè a dire, non volevo urtare la sensibilità dei puristi :D
L'avrei proposta, magari studiandola meglio.

A questo punto...
Nell'elenco io aggiungerei
Storia e Fantascienza (Lo Steampunk).
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:P


Io cmq la intendevo come una fase di intermezzo atta a sensibilizzare i lettori-fruitori. Da lì in poi, con molta calma si può parlare di andare verso la purezza, purismo, purità, etc... :D
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Messaggioda dixit » venerdì 26 gennaio 2007, 19:37

Esatto. Siamo concordi.
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