dixit ha scritto:Gli scrittori di fantascienza in Italia sono molti, sono numerosi gli appassionati, ma allora perché non sembra che il genere prolifichi così bene come accade in altri paesi?
Ti riporto un aneddoto, che forse qualcun altro sul forum riconoscerà. Discutendo con un amico/collega di questo argomento, un po' di tempo fa, saltò fuori una battuta che sembra essere in giro già da un po', ma che a me pare ancora adesso geniale. Suonava più o meno così, in risposta alla tua domanda: "e cosa ti aspetteresti in un Paese dove il 50% di chi scrive fantascienza è uscito dal DAMS?"
Forse è solo una provocazione, ma cercherò di riallacciarmi ad essa più avanti.
dixit ha scritto:Se penso all'America, o al Giappone, tanto per nominare paesi noti per la produzione fantascientifica, mi domando perché da loro sì e da noi no?
Siamo noi italiani che arriviamo sempre in ritardo?
Di certo, i venti anni circa di ritardo che abbiamo accumulato mentre nel resto d'Europa e in America nasceva la fantascienza moderna non ci hanno giovato...
dixit ha scritto:Oppure questo fenomeno letterario è destinato solo a sfiorarci per sempre? (Correggetemi se dico frignacce.)
Beh, qui devo correggerti. La fantascienza non ci vede forse come protagonisti in uno scenario internazionale, ma alcuni dei nostri autori di maggior spicco hanno ricevuto le loro belle soddisfazioni all'estero, e continuano tuttora a raccoglierne. Penso a Evangelisti, Masali e Ricciardiello, tradotti chi in francese, chi in spagnolo, o a Roberto Quaglia che pubblica a valanga nell'Est europeo e che ha preso a scrivere racconti a quattro mani con Ian Watson. Ma penso anche a Vittorio Curtoni, la cui Robot ha vinto un paio di anni fa il Gran Prix de l'Immaginaire in Francia... Fantascienza.com, poi, ha ottenuto se non sbaglio più di una volta riconoscimenti come miglior sito SF del continente. Mica briciole...
dixit ha scritto:In Italia prosperano i gialli, i polizieschi, per parlare di narrativa di produzione italiana. Prosperano i libri storici e quelli a carattere religioso.
E questo è sicuramente un retaggio del passato. La nostra cultura è di matrice umanistica, e con quello che accade nel nostro paese è inevitabile che in un contesto di genere il noir e il poliziesco siano predominanti. Se poi consideriamo l'embargo opposto alla fantascienza dal mondo della cultura, almeno fino a un certo sdoganamento operato in tempi recenti da Eco (più di facciata che non effettivamente contenutistico) il quadro risulta completo.
dixit ha scritto:Propera il fantasy, sull'onda dei successi cinematografici (peraltro autori stranieri).
Credo che accada lo stesso anche altrove, comunque... non nelle stesse proporzioni, ma ai margini del caos le oscillazioni possono assumere valori ingannevoli...
dixit ha scritto:Che cosa fa prosperare un genere lettarerario?
A saperlo avrei trovato la formula del successo, non credi?
dixit ha scritto:Il America c'è stata una rivoluzione tecnologica che ha ispirato il fior fiore degli scrittori del 900.
Pensiamo alla bomba atomica, allo sbarco sulla Luna. A tutti i premi nobel per la scienza, a partire da Einstein.
E sì che Enrico Fermi era italiano e andò a costruire la bomba atomica in America.
Noi invece abbiamo Carlo Rubbia... e nessuno lo considera quando si parla di energie rinnovabili.
In Giappone gli è piovuta sulla testa una coppia di quelle bombe atomiche, in Giappone hanno proliferato per decenni le industrie tecnologiche.
Ecco, più che la bomba atomica credo che alla fantascienza giovi un certo background culturale, scientifico e tecnologico. Non sorprendiamoci dunque che il genere risulti dominato dall'influenza anglosassone (l'America, certo, ma non dimentichiamo la Gran Bretagna, il Canada e l'Australia), e da un punto di vista immaginifico da un'estetica d'ispirazione chiaramente nipponica (dopotutto tutti i nuovi autori credo siano cresciuti a pane e
anime, se non
manga). Ma non illudiamoci nemmeno: non è che in America il genere sia predominante: le riviste storiche tirano a campare, e se una residua comunità di autori può ancora sopravvivere facendo fantascienza credo che sia per la convergenza di due fattori, ovvero
le possibilità offerte dai mercati collaterali alla narrativa (soprattutto cinema e fumetti) e
le maggiori dimensioni del potenziale bacino d'utenza (l'America è pur sempre 5 volte più popolosa dell'Italia, e se a questo si aggiunge che un autore americano può tranquillamente trovare uno sbocco fuori dai confini nazionali grazie alla diffusione della sua lingua madre, ecco che il gioco risulta notevolmente più facile di quanto non sia per un italiano o, per dire, un francese o un tedesco).
dixit ha scritto:In Italia la tecnologia non ha segnato alcuna epoca. In Italia la cultura tecnologia è elitaria e va morendo, soffocata dalla finanziaria del Governo di turno.
Quest'ultima constatazione è indiscutibile e ad essa si riallaccia quanto andavo sopra dicendo: il nostro Bel Paese purtroppo difetta di cultura tecnico-scientifica. Se vogliamo, ultimamente anche il lato umanistico non se la passa troppo bene.
dixit ha scritto:Come potrebbe allora la narrativa fantascientifica italiana rinascere sulle ceneri di una cultura narrativa che non è mai uscita dal suo guscio embrionale?
...
Che cosa potrebbe scatenare in loro la passione per una lettura diversa dal solito?
Credo che una strategia editoriale adeguata sia fondamentale e purtroppo lo stato attuale dell'economia del settore non è molto rassicurante per il futuro: Urania ha mostrato negli ultimi vent'anni un calo costante di vendite, la Nord è passata di mano, Fanucci sopravvive grazie alla ristampa dell'opera omnia di Dick e all'offerta in settori collaterali (il noir e il thriller, soprattutto). Ma credo anche che una simile strategia difficilmente gli editori troveranno il coraggio (e la forza) di impostarla se prima non se ne presenterà l'occasione. Magari un libro che faccia da apripista, un clamoroso successo editoriale potrebbe volgere al meglio le sorti della SF italica, ma è come sperare in un miracolo...
dixit ha scritto:Che cosa ispirerà le generazioni future di lettori in Italia?
Se non possiamo contare sulla nostra storia, sulla nostra cultura, a cosa gli autori italiani e gli appassionati di fantascienza potranno aggrapparsi?
Ci sono due modi per fare fantascienza: trasporre in chiave futuristica la nostra attualità oppure proiettare verso le estreme conseguenze un'idea o un'invenzione. Nel primo caso, di materiale da attingere in cerca di ispirazione l'Italia ne offre a iosa. Nel secondo, non ce n'è bisogno.
dixit ha scritto:Se scrivo un romanzo post post quel che si può postare, cosa ne capirà il lettore quadratico medio?
Dipende dalla tua bravura. Dare comunque la colpa al lettore è una scorciatoia, e non insegna niente...
Ciao!
X