Fantascienza postumana e cultura pop: una sintesi possibile?

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Fantascienza postumana e cultura pop: una sintesi possibile?

Messaggioda X » venerdì 16 marzo 2007, 21:26

Come da titolo: una discussione per parlare del brigantaggio, di cultura della terra e culti antichi, innescata da questo thread...

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Ultima modifica di X il sabato 17 marzo 2007, 16:40, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Evertrip » sabato 17 marzo 2007, 15:20

Devo essere sincero: circa il brigantaggio non mi sono mai voluto informare a fondo, però rammento bene che nel territorio salentino non ci fu rinomanza per fenomeni di banditismo (se alludi alla post-unificazione del regno d'italia) sebbene affiorasse, in minima misura.

Il discorso che volevo articolare (in parte per restare in tema con il sito) era proprio questa sperimentazione che ti avevo accennato: incrociare la cultura popolare con la fantascienza postumana. Cosa ne verrebbe fuori nella Terra del Rimorso?

Spiriti alieni che invadono il fisico di giovani donne per ingravidarle d'un misterioso uovo alchemico, e una banda di suonatori analfabeti che scopre come debellare il male attraverso una particolare vibrazione del tamburello sommata alle attività psichiche di uno di loro.

Una rivisitazione di Walpole in chiave lovecraftiana: ossia, il Castello di Otranto come crocevia delle razze cosmiche. Le indagini di un giovane filologo appassionato di cultura meridionale che si incrociano con strani esseri metà uomini e metà galassie.

La banda Chiriatti che si trova alle prese con mostruosità vomitate nel mare di Leuca da un pertugio extradimensionale, ambasciatori di un nuovo regno.

Le bizzarre avventure lisergiche di un viaggiatore delle ferrovie sudest, bombardato da impulsi artificiali che lo condurranno verso un icnredibile destino...

E tanto altro ancora. 8)
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Messaggioda X » sabato 17 marzo 2007, 16:38

Evertrip ha scritto:Il discorso che volevo articolare (in parte per restare in tema con il sito) era proprio questa sperimentazione che ti avevo accennato: incrociare la cultura popolare con la fantascienza postumana. Cosa ne verrebbe fuori nella Terra del Rimorso?


La fantascienza nasce come genere popolare, mi pare che se ne discuteva proprio su questo forum un po' di tempo fa. Anche se nemmeno nei tempi d'oro ha mai raggiunto una diffusione che la rendesse veramente universale (un po' come il giallo di un tempo, e il noir oggi), nemmeno nella sua patria oltreoceanica, il suo grosso pregio era un tempo che potenzialmente riusciva davvero a parlare a chiunque, fossero scienziati o anche solo studenti dell'high school. La grande forza di riviste come Astounding, Amazing, SF&F era proprio questa.

Fin dai primi tempi del connettivismo, mi sono sempre domandato: sarebbe possibile recuperare quello spirito originario, oggi? La fantascienza che circola mi sembra nettamente polarizzata verso due estremi: da una parte la fantascienza specialistica (molto rara, a dire il vero) dall'altra una fantascienza che è sì più accessibile, ma che già in partenza sottovaluta le capacità del lettore. E' una sensazione che vedo confermata nel 95% delle volte. Poi ci sono le eccezioni: gente come Richard K. Morgan, M. John Harrison, Vernor Vinge, Ken MacLeod o anche, benché da tempo non arrivino sue opere di genere in Italia, Iain M. Banks: una fantascienza che è sì scientificamente all'avanguardia, ma che riesce a usare il novum di cui parla Darko Suvin rendendolo facilmente accessibile al pubblico più vasto, magari anche attraverso la contaminazione con i moduli del noir, del thriller, o della space opera. Mi sembra una sintesi eccellente, questa soluzione: perché senza sacrificare l'attualità tecno/scientifica potrebbe di nuovo riportare in auge il nostro genere. E non è un caso se Banks non fatica quasi mai a entrare nei bestseller in Gran Bretagna, come non è un caso che Morgan abbia venduto i diritti di Bay City allo stesso produttore di Matrix...

La domanda, a questo punto, è: cosa possiamo fare in Italia?

Spiriti alieni che invadono il fisico di giovani donne per ingravidarle d'un misterioso uovo alchemico, e una banda di suonatori analfabeti che scopre come debellare il male attraverso una particolare vibrazione del tamburello sommata alle attività psichiche di uno di loro.
[...]
Le bizzarre avventure lisergiche di un viaggiatore delle ferrovie sudest, bombardato da impulsi artificiali che lo condurranno verso un icnredibile destino...


Ecco, qui di carne al fuoco ne metti abbastanza per sorreggere un romanzo. A me sembra un primo passo promettente, sul sentiero per la gloria... In bocca al lupo! :wink:

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Messaggioda Evertrip » domenica 18 marzo 2007, 13:30

Crepi. Mi stavo già mettendo ad abbrustolire qualcosa su carta, in effetti... :)


ma, se come dici tu, la sci fi era un genere popolare, forse stiamo parlando di un'altra nazione, che l'aveva accettata come figlia narrativa legittima. Qui in Italia, come già detto in un altro topic, non avevamo alcuna bomba atomica sopra la quale scrivere romanzi...dunque mi chiedo: come s'è evoluto il racconto fantastico nello Stivale? :?:
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Messaggioda X » domenica 18 marzo 2007, 14:54

Evertrip ha scritto:ma, se come dici tu, la sci fi era un genere popolare, forse stiamo parlando di un'altra nazione, che l'aveva accettata come figlia narrativa legittima. Qui in Italia, come già detto in un altro topic, non avevamo alcuna bomba atomica sopra la quale scrivere romanzi...dunque mi chiedo: come s'è evoluto il racconto fantastico nello Stivale? :?:


In teoria lo era anche qui da noi. Quando Robot tirava 20000 copie ('76-'77), o Urania viaggiava sulle 50000, si aveva a conti fatti un livello di penetrazione tale che davvero è lecito supporre che le storie degli autori SF potessero arrivare a tutti. E poi c'erano pur sempre Calvino e Buzzati che con le loro storie parlavano un po' a tutti, dalle scuole medie ai letterati per professione. Il racconto fantastico in Italia è sempre stato meglio accettato rispetto alla fantascienza, ma malgrado questo io ricordo che sul libro di letture della quinta elementare spiccava una fiaba fantascientifica di Umberto Eco, che parlava di tre astronauti (un bianco, un cinese, un africano) che arrivavano su Marte e dall'incontro con un alieno scoprivano come le reciproche diversità fossero facilmente superabili. Alla fine tutti e 4 si mettevano a fare un bel girotondo nell'illustrazione che corredava il racconto.

Insomma, forse la fantascienza italiana una possibilità (forse più d'una) in passato ce l'ha avuta. Probabilmente l'ha spesa male, perché di tutti i generi il nostro è quello che corre i maggiori rischi di "superamento", se non altro agli occhi del lettore medio che si aspetta un certo grado di attendibilità dalle previsioni degli scrittori di fantascienza, ignorando che l'anticipazione non è certo il carattere primario del genere. Questa almeno è la conclusione a cui sono arrivato io, e la ragione per cui sostengo che il Connettivismo dovrebbe fare una fantascienza - scientificamente e tecnicamente - d'avanguardia, per trasmettere in maniera efficace il suo messaggio...

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Messaggioda X » domenica 18 marzo 2007, 18:04

Aggiungo anche questo estratto da un articolo di Greg Bear del 1999, ripubblicato nei giorni scorsi da Intercom:

Scrivi solo ciò che ti piace e dagli il meglio di te. E' meglio che ami la scienza, è la colonna portante della tua storia! Ti ritrovi su di un ring con veterani duri e grigi. Hai solo uno o due pugni prima di essere messo KO o, ancor peggio, prima d'essere buttato fuori dal ring da un arbitro schizzinoso. In breve, fin dall'inizio devi scrivere libri che siano immaginativi, inventivi, importanti e ambiziosi e che vadano bene per un vasto pubblico. Il pubblico per la narrativa e per la fantascienza, sorprendentemente, è ancora molto grande, ma è disorganizzato, praticamente in cerca di una guida e di una direzione. Forse potresti essere tu a dargliele, ma non risponde più alle blandizie degli autori snob specializzati. Digli con convinzione e passione come sarà il futuro, nella tua più che umile opinione. Impauriscilo, scioccalo, esaltalo... prendi dei rischi. Solo puntando grosso potrai vincere a questo gioco.


Le sottolineature sono mie. Credo che questo passo, estratto dal decalogo di sopravvivenza per l'aspirante scrittore, sia significativo e utilissimo alla nostra discussione. :wink:

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Messaggioda Evertrip » mercoledì 21 marzo 2007, 14:18

X ha scritto: si aveva a conti fatti un livello di penetrazione tale che davvero è lecito supporre che le storie degli autori SF potessero arrivare a tutti. E poi c'erano pur sempre Calvino e Buzzati che con le loro storie parlavano un po' a tutti, dalle scuole medie ai letterati per professione.

Esatto. Il fantastico è certamente più accettato perché non richiede (mi immedesimo nel lettore medio) una conoscenza tecnica terminologica.
se non altro agli occhi del lettore medio che si aspetta un certo grado di attendibilità dalle previsioni degli scrittori di fantascienza, ignorando che l'anticipazione non è certo il carattere primario del genere. Questa almeno è la conclusione a cui sono arrivato io, e la ragione per cui sostengo che il Connettivismo dovrebbe fare una fantascienza - scientificamente e tecnicamente - d'avanguardia, per trasmettere in maniera efficace il suo messaggio...

Siamo d'accordo, ma il lettore non penso si aspetti di vedere macchine volanti (il 2000 deve averlo deluso), è necessario piuttosto agire nei suoi interessi, correre lungo la linea dei suoi gusti e dargli una rapida sterzata. Se si sa usare bene questa tattica, l'estraniamento iniziale potrebbe scomparire, per poi tornare in un qualunque punto del racconto, con somma sorpresa.

Sono d'accordo anche con il sig.Bear circa la qualità del racconto e le caratteristiche che deve avere per "affrontare" la diffusione e il gradimento.
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