La lingua di Internet

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Messaggioda dixit » martedì 26 settembre 2006, 15:13

Avete letto questo articolo?

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Pazzesco, tra qualche anno a scuola la seconda lingua sarà il mandarino, ma vi immaginate?
" News 26 Settembre 2020
In preparazione per l'invasione cinese, con gli accordi economici Roma-Pechino, si avvia l'esperimento dell'insegnamento della lingua cinese in alcune scuole pubbliche. Internet è già di gran lunga basata sul mandarino, l'Italia non può restare il fanalino di coda..."
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Messaggioda zoon » martedì 26 settembre 2006, 15:19

dopo tutto, 2.000 anni son passati da quando il latino imperava...
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Messaggioda X » martedì 26 settembre 2006, 15:49

Temo che lo scenario paventato troverà resistenze sufficienti a scongiurarlo. Come abbiamo imparato ormai sulla nostra pelle, non è con la maggioranza che si ottengono i cambiamenti... E i cinesi (e come loro gli indiani) hanno altri due fattori che giocano a loro svantaggio: a) avere una lingua "geograficamente confinata", come si fa giustamente notare nell'articolo; b) essere arrivati troppo tardi: ormai il mondo parla inglese, non solo nella letteratura scientifica, ma anche a livello di codice: gli stessi indiani, che a torto o a ragione sono considerati tra i programmatori più dotati al mondo, mica programmano in hindu... :wink:

Credo proprio che, almeno in attesa che un traduttore universale faccia la sua comparsa, l'inglese continuerà a dominare...
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l'inglese....

Messaggioda Evertrip » martedì 26 settembre 2006, 16:08

Ed è anche vero che, a differenza delle lingue orientali, ha una struttura grammaticale molto semplice, che la rende versatile alla comunicazione. Il mandarino lo vedo un po' troppo complicato per essere assimilato mentalmente.
Certo, è affascinante sapere che come lingua impiega entrambi gli emisferi e sviluppa meglio il pensiero, forse in fondo abituarsi a tali sforzi idiomatici gioverebbe all'evoluzione umana...
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Messaggioda zoon » martedì 26 settembre 2006, 21:35

vero evertrip, vero...
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Re: l'inglese....

Messaggioda Ro » mercoledì 27 settembre 2006, 11:16

Evertrip ha scritto:Ed è anche vero che, a differenza delle lingue orientali, ha una struttura grammaticale molto semplice, che la rende versatile alla comunicazione. Il mandarino lo vedo un po' troppo complicato per essere assimilato mentalmente.
Certo, è affascinante sapere che come lingua impiega entrambi gli emisferi e sviluppa meglio il pensiero, forse in fondo abituarsi a tali sforzi idiomatici gioverebbe all'evoluzione umana...




Concordo. La notizia che Dixit ci ha segnalato secondo me nasce più da una suggestione che da un fondamento concreto.
Una lingua, per essere internazionale, dev'essere strutturalmente semplice, quasi come quelle dei linguaggi di programmazione ad alto livello, con i sui IF-ElSE, WHILE-UNTIL e chi più ne ha più ne metta.
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Messaggioda dixit » mercoledì 27 settembre 2006, 14:03

I linguaggi mi hanno sempre affascinato, quelli informatici, ma anche quelli parlati. Ho provato ad imparare l'Arabo, con il suo alfabeto di 28 consonanti... ed è davvero difficile, non sia chiama Arabo per niente ehehehhehehehe
Certo, chissà, potrebbe anche saltar fuori un mandarino standard facile facile, come l'inglese tecnico, no?
Comunque è certo che presto la figura dell'interprete e dell'interfacciatore linguistico sarà una figura di rilievo!
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Messaggioda X » mercoledì 27 settembre 2006, 14:06

dixit ha scritto:Comunque è certo che presto la figura dell'interprete e dell'interfacciatore linguistico sarà una figura di rilievo!


Su questo sono assolutamente d'accordo con te!

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Messaggioda Antares666 » martedì 3 ottobre 2006, 10:13

Non solo il mandarino ha una struttura fonetica impervia, con il suo sistema di toni e le sue omofonie (è un dedalo di ambiguità), ma anche il suo sistema di scrittura tramite ideogrammi lo rende un candidato molto improbabile. Posso citare alcuni aneddoti. Sembra che la parola per dire 'pera' e quella per dire 'castagna' siano identiche nella pronuncia, pur scrivendosi con ideogrammi diversi. Una volta volendo dire 'ho mangiato bene' a una ragazza cinese che serviva in un ristorante, ho invece proferito una frase pornografica per l'errata intonazione di un dittongo. La stessa esecuzione grafica dei segni è contorta.
Credo che la rete crescerà a dismisura: abbiamo già oltrepassato la massa critica. Di questo ci sono molti sintomi, tra cui il funzionamento insoddisfacente dei motori di ricerca, che non riescono più a tener testa all'espansione. L'idea della frammentazione in micro-reti, legata a tentativi di regolamentazione nazionale, fallirà miseramente.
Quello che si imporrà sarà alla fine un inglese semplificato, ma arricchito enormemente di termini tecnici e filosofici del tutto nuovi.
Ultima modifica di Antares666 il sabato 14 ottobre 2006, 14:51, modificato 2 volte in totale.
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Messaggioda Antares666 » martedì 3 ottobre 2006, 10:21

Una lingua non è solo un mucchietto di parole, è una visione dell'universo, un cosmo mentale, un paradigma. Quando ho appreso il nahuatl (azteco), mi sono dovuto calare in un modo di sentire alieno. Senza capacità empatiche non sarei riuscito nello scopo (e non essendomi esercitato per anni ho comunque perso la fluency).
Pensate che nei libri di matematica in mandarino i simboli e i nomi dei matematici non sono convertibili in ideogrammi, e compaiono leggibili come massi erratici piovuti da un altro mondo in una selva geroglifica. Così si trovano Riemann, Cauchy, Hilbert scritti in caratteri latini. Non oso pensare alla pronuncia.
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Messaggioda X » martedì 3 ottobre 2006, 10:27

Antares666 ha scritto:Pensate che nei libri di matematica in mandarino i simboli e i nomi dei matematici non sono convertibili in ideogrammi, e compaiono leggibili come massi erratici piovuti da un altro mondo in una selva geroglifica. Così si trovano Riemann, Cauchy, Hilbert scritti in caratteri latini. Non oso pensare alla pronuncia.


Una soluzione non-euclidea che non dispiacerebbe nemmeno a Lobachevsky e Bolyai... :wink:

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Messaggioda zoon » martedì 3 ottobre 2006, 11:27

qualcosa che piove da sopra e contemporaneamente intriga le carni orizzontalmente; solo un maestro come blackwood poteva rendere empaticamente un concetto così matematico.

molto interessante ciò che dici, antares
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