Meta-Fantascienza

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Meta-Fantascienza

Messaggioda Logos » lunedì 20 novembre 2006, 23:42

Connettivisti,

vorrei con questo nuovo post inaugurare un dibattito che forse potrà diventare una rubrica.

Da tempo sul blog di X è in corso una discussione su cosa sia la Fantascienza.
Innumerevoli sono stati gli interventi e le riflessioni fatte su un tema che non è certo nuovo ma che appare sempre verde (forse proprio perchè la risposta a questa domanda sembra essere ben lungi dall'essere trovata).

Io vorrei lanciare qui una riflessione non tanto su questo tema, nè (immodestamente) sul mio modo di considerare la fantascienza, quanto piuttosto su un argomento correlato.

Ne avevo già parlato anche se in modalità ancora embrionali in un articolo apparso su Corriere Fantascienza (http://www.fantascienza.com/magazine/notizie/8069/)

Inauguro qui per la prima volta il termine meta-fantascienza.

Il prefisso meta deriva dalla lingua greca ed ha avuto fortuna con la filosofia di Aristotele. Questo termine puo' essere tradotto come ciò chesta oltre
Il filosofo di stagira lo utilizza parlando della meta-fisica, ossia dopo aver indagato le cause e i principi primi della realtà che lo circonda immediatamente (la fisica appunto) Aristotele si occupa di cio' che sta oltre, la meta-fisica, che non deve essere intesa come qualcosa d'altro, di completamente avulso e staccato ma come il passo ulteriore, successivo.

Il termine ben si presta ad indicare ciò che con fatica cercherò di spiegare nelle righe successive.

Sebbene la fantascienza non abbia avuto ancora una connotazione e una definzione precisa e dettaglitata, è possibile trarre dall'insieme dei testi che vengono considerati tali alcune caratteristiche peculiari, direi (sempre con Aristotele) sostanziali e non accidentali.

Citandone alcuni si potrebbe ricordare: il tecnicismo, l'ambientazione nel futuro, l'intrattenimento, il potere predittivo e così via.

In generale noi consideriamo fantascienza un genere letterario che è tipicamente di cultura (oltre che di provenienza) anglosassone, americana in particolare.

Io credo che pero' alla base di quella che noi definiamo come fantascienza vi sia un moto creativo e pulsionale che si esplica secondo gli schemi mentali tipici della cultura industriale, tecnica e pragmatica degli USA e dell'UK.

Sono fermamente convinto però che lo stesso spirito creativo e pulsionale (su cui potremmo discutere) sia presente anche in autori che partecipano e condividono una cultura (nel senso antropologcamente piu' ampio) differente. Tale pulsionatà si esplica quindi, secondo modalità differenti e con sensibilità diverse.

Le opere che nascono in queste culture, in queste sensibilità diverse (e che quindi non hanno i tratti peculiari di quella che è oggettivamente riconosciuta come fantascienza) vengono catalogate e inserite in generi letterari differenti, a volte non vengono inserite addirittura in nessun genere e ci si accontenta di bollarle come semplicemente originali ed inclassificabili.

E se fosse solo un modo diverso di sfogare la pulsione che sta alla base della fantascienza? Un moto che si concretizza secondo canali e filtri differenti (non anglosassoni e non tecnicisti), canali che potremmo definire "umanistici"?

Un esempio di questo modo di scrivere dando vita a questa pulsione è secondo me Saramago.

Vi lascio brevemente la trama di Cecità:

In una città qualunque, di un Paese qualunque, un automobilista è fermo al semaforo, in attesa del verde, quando si accorge di perdere la vista. All'inizio pensa si tratti di un disturbo passeggero, ma non è così. Gli viene diagnosticata una malattia sconosciuta: un "mal bianco" che avvolge le vittime in un candore luminoso, simile a un mare di latte. Non si tratta di un caso isolato: è l'inizio di un'epidemia che colpisce progressivamente tutta la città e l'intero Paese. I ciechi vengono rinchiusi in un ex manicomio e costretti a vivere nel più totale abbrutimento da chi non è stato ancora contagiato.

Letto, questo libro ricorda in alcuni aspetti persino Ballard!!!!

L'altro autore è il giapponese Haruki Murakami di cui cito "La fine del mondo e il paese delle meraviglie".

Lo scrittore giapponese racconta una storia giocata su due mondi paralleli e incomunicanti. Il primo mondo descrive un'asettica città di oggi o del prossimo futuro, un anonimo concentrato di tecnologia siliconica, come è o sarà Tokyo; l'altro mondo è una piccola cittadina fortificata, pervasa da una strana atmosfera, dove gli abitanti sono separati dalle loro ombre e ciascuno è senza memoria. I protagonisti delle due storie, che si sviluppano a capitoli alternati, sono in realtà l'uno il riflesso dell'altro.

Questo suo lavoro, insieme a Dance Dance Dance e all'Uccello che girava le viti del mondo, puo' davvero cambiare il modo di vedere il mondo.. :shock:

Sensibilità diverse per scrivere racconti che sono per me di meta-fantascienza, ossia di un genere letterario che non puo' essere considerato fantascienza (perchè ormai con questa parola si indica il tecnismo anglosassone) ma che è (l'assenza del condizionale è voluta) frutto delle medesime pulsioni creative.

Questo post lungo ma ancora incompleto è per lanciare un dibattito ed iniziare una raccolta (grazie al vostro ausilio) di autori e opere meta-fantascientifiche.

Attendo e vi ringrazio di aver letto sino a qui. :wink:

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Messaggioda X » martedì 21 novembre 2006, 0:58

Riflessione davvero interessante questa che sviluppi e al contempo proponi, Logos, a prosecuzione della serata di giovedì scorso...

Concordo sostanzialmente con le tue posizioni, anche se Saramago e Murakami sono due delle mie tante lacune (che grazie alle tue indicazioni cercherò comunque di colmare quanto prima). E aggiungo che anche in seno alla cultura anglosassone hanno avuto modo di fiorire filoni di speculazione fantascientifica non-tecnologica (o almeno non-esclusivamente-tecnologica).

Vonnegut, per esempio, è uno di quegli scrittori che scrivono di fantascienza a bassissimo contenuto tecnologico, ma i mondi che immagina riescono nel proposito di aprire gli occhi del lettore sulla realtà in cui viviamo: Mattatoio n. 5 e Ghiaccio-nove sono due ottimi titoli da cui partire per comprendere qualcosa di più sulla Storia e sull'uomo.

Punte di fantascienza possono trovarsi anche in Banana Yoshimoto, come ad esempio nel suo controverso Amrita: introspettivo ai confini del minimalismo, ma dal potere evocativo sconcertante.

E Italo Calvino, allora? Non solo le Cosmicomiche, racconti surreali su e giù per lo spazio-tempo prima ancora che Rudy Rucker prendesse in mano una penna, ma anche alcuni capitoli di quello che personalmente considero il suo capolavoro (Se una notte d'inverno un viaggiatore) propongono una riflessione metaletteraria a partire dai generi, e ovviamente non poteva mancare la fantascienza.

Ma metafantascientifici sono anche i poeti russi: il cubofuturismo di Velimir Chlebnikov e Vladimir Majakovskij è un'esperienza artistica irrinunciabile, un viaggio nella mente e nella percezione, al di là delle barriere del tempo, del linguaggio e della materia.

Aspetto gli sviluppi di questo thread per scoprire altri nuovi maestri segreti. E nel frattempo ringrazio Logos.

A presto,
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Messaggioda zoon » martedì 21 novembre 2006, 16:33

il termine "netto" fantascienza dovrebbe essere categorico, ma come fa ben notare il nostro logos, non sempre è davvero così. facendo un piccolo raffronto, io stesso nei giorni scorsi ragionavo su quello che davvero scrivo, e non sempre posso definirlo fantascienza, non sempre mi posso definire uno scrittore di fantascienza, e immagino che questo dubbio abbia percorso un po' di voi, il connettivismo stesso aspira a essere fantascienza ma non sempre ragiona, sente, s'immedesima nella fantascienza; a volte sconfina nel misticismo, in altre occasioni si percepisce come un muro granitico di nero orrorifico, in alcuni casi è così vicino alla realtà da risultare quasi fantasy, poiché si sposta nella parte irrazionale umana con un movimento che "magico" tipico del fantasy.

credo che ciò significhi l'inizio della fine della ghettizzazione della sf, qualcosa a cui sarà bene badare in futuro, perché si comincerà - spero - a essere considerati scrittori veri, e non di nicchia.
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Messaggioda Logos » martedì 21 novembre 2006, 19:26

Mumble..

Gli autori che cita il buon X sono esemplari... credo che Calvino sia di fatto ascrivibile alla meta-fantascienza ma anche un autore come Buzzati.. per esempio alcuni racconti tratti dalla raccolta i 7 messaggeri..

E qui mi ricollego a Zoon, il desiderio di questa riflessione è proprio quello di sdoganare la fantascienza dal fascinoso ghetto (scusate.. autocitazione :D ) in cui è stata rinchiusa.

L'idea è di dire al mondo... carissimi lettori che dite di non leggere fantascienza vi siete accorti di quanti autori invece amate che sono figli segreti dell'identico spirito che governa ciò che è stato definito come fantascienza?

Sul modo di scrivere del Connettivismo ci sarei arrivato.. Zoon mi anticipa.. qui si compie l'evoluzione consapevole della fanatscienza (nel senso ristretto e limitato) verso altro..

Next è una specie di calderone, di pentolone ribollente in cui si mischiano infiniti generi per dar vita ad una pozione magica.. un'elisir di lunga vita o forse una semplice nuova vita.

Grazie a voi.

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Messaggioda Evertrip » giovedì 23 novembre 2006, 20:40

ta meta ta fantascienza....uhm suona bene :)
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Messaggioda X » domenica 26 novembre 2006, 16:28

Logos ha scritto:E qui mi ricollego a Zoon, il desiderio di questa riflessione è proprio quello di sdoganare la fantascienza dal fascinoso ghetto (scusate.. autocitazione :D ) in cui è stata rinchiusa.

L'idea è di dire al mondo... carissimi lettori che dite di non leggere fantascienza vi siete accorti di quanti autori invece amate che sono figli segreti dell'identico spirito che governa ciò che è stato definito come fantascienza?


Il punto è che all'estero questo sdoganamento è in atto da decenni ormai. Solo in Italia tendiamo a rinchiuderci in un cantuccio, a crogiolarci in una dimensione che oserei definire minimale, facendo molto poco o addirittura niente per riscattare il genere agli occhi del grande pubblico. E il grande pubblico, così abituato dalle scelte editoriali, continua a fregarsene beatamente degli echi della fantascienza, magari stupendo di fronte ad alcune geniali trovate di Autori al di sopra delle classificazioni, e ignorando tutto il resto.

La fantascienza come approccio all'interpretazione e alla critica del nostro mondo è un punto-chiave su cui insisto da tempo. Ma affinché il suo balzo possa raggiungere il bacino più ampio dei lettori meta-generici, occorre anche uno sforzo di umiltà da parte della fantascienza stessa (ovviamente nella persona di chi la fantascienza la scrive). Insomma, gli esperimenti vanno bene su NeXT, che ha un suo pubblico. Diventano invece improponibili, per dire, in una collana Einaudi, anche perché difficilmente la linea editoriale si piegherebbe alle pretese di avanguardia del connettivismo; come per altro da sempre accade per tutte le avanguardie, se non dopo che si sono istituzionalizzate.

E' la doppia anima della fantascienza, riflessa nella dicotomia interiore del connettivismo. Personalmente, se non dal primo, è almeno dal secondo giorno di vita del movimento che convivo con questa schizofrenia necessaria... :roll:

X
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Messaggioda Evertrip » domenica 26 novembre 2006, 20:58

Logos ha scritto:Mumble..

Gli autori che cita il buon X sono esemplari... credo che Calvino sia di fatto ascrivibile alla meta-fantascienza ma anche un autore come Buzzati.. per esempio alcuni racconti tratti dalla raccolta i 7 messaggeri..

Anche nei 60 racconti se noti traspare un continuo segnale metafisico/fantascientifico...anche la storiella degli alieni che non sono stati colti dal peccato originale è un classico esempio della sua inesauribile vena.

Qui in Italia nel 2006 bisognerebbe pensare a un metodo per uscire allo scoperto in maniera POPolare...e chissà che in questo stesso forum non se ne ragioni uno valido. Che si spezzi questa catena di FalettiBevilacquaTottiVespaPansa!!!
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Messaggioda dixit » domenica 26 novembre 2006, 21:35

Ragionavo altrove sul fatto che la mancanza di un'autentica vena FS in Italia, dipenda dal diverso percorso storico avuto nel nostro Paese, il quale non si è visto come protagonista in eventi quali:
lo sbarco sulla Luna,
la corsa allo spazio,
la corsa agli armamenti,
il progresso tecnologico,
e quant'altro.
tutt'oggi la situazione sembra destinata al peggio per quanto riguarda gli investimenti nel settore scientifico.

invece siamo stati colonizzati dalla religione, dalla mafia, da tutt'altro che ciò che ispira la FS.
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Messaggioda Logos » lunedì 27 novembre 2006, 11:15

dixit ha scritto:Ragionavo altrove sul fatto che la mancanza di un'autentica vena FS in Italia, dipenda dal diverso percorso storico avuto nel nostro Paese,

invece siamo stati colonizzati dalla religione, dalla mafia, da tutt'altro che ciò che ispira la FS.


Questo potrebbe essere il punto di forza di una fantascienza (meta-fantascienza) che sia teologica, antropologica, sociale, ecc...

Alieni... ma ci pensate che "casini" per una religione rivelata scoprire che su un altro pianeta esiste vita intelligente?

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Messaggioda zoon » lunedì 27 novembre 2006, 11:31

macchè: sarebbero sempre figli di dio, quelli...
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Messaggioda Evertrip » lunedì 27 novembre 2006, 14:09

zoon ha scritto:macchè: sarebbero sempre figli di dio, quelli...

Romperebbe però la tesi antropocentrica sostenuta dalla Chiesa (e chi mi parla di evoluzione nel pensiero ecclesiastico guardi un po cosa dice il sig.Benedetto XVI)
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Messaggioda Logos » lunedì 27 novembre 2006, 14:35

Il problema sarebbe più o meno questo, la salvezza nelle religioni rivelate arriva tramite l'azione di un inviato di Dio, che puo' essere il profeta o direttamente suo figlio, grazie alla cui opera redentrice/formatrice l'umanità evolve da uno stato di non dignità ad uno di dignità.

Per queste religioni si aprirebbe il problema di ipotizzare la venuta di una sorta di annunciatore divino per quella razza aliena oppure ipotizzare che il Dio universale ed assoluto abbia scelto proprio la razza umana per farsi emissario (e qui si cadremmo in una prospettiva antropocentrica ma di un antropocentrismo di quello cattivo.. non di quello rinascimentale).

Ci sarebbero delle soluzioni che potrebbero essere comode come una sorta di trasferimento del potere annunciativo dall'emissario stesso (cristo) al popolo salvato (i cristiani), sarebbero così i fedeli tutti a farsi carico del ruolo di messia.

Rimarrebbe comunque sempre da spiegare il perchè della scelta della razza umana come razza "prescelta".

Scusate la digressione ma i miei studi filosofici ogni tanto saltano fuori :roll:

Un testo che parla dei problemi teologici legati alla scoperta di razze aliene è l'ottimo contact.

Riciao.

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Messaggioda zoon » lunedì 27 novembre 2006, 15:06

l'escamotage, l'uscita da un problema politico - diquesto stiamo parlando, no? - esiste sempre... sarebbero figli di dio perché anche loro avrebbero ricevuto una rivelazione, o perché siamo per forza tutti figli di dio, sennò che padreterno sarebbe? e così via, così discorrendo...
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Messaggioda dixit » lunedì 27 novembre 2006, 15:54

immaginate una razza liena, nata e sviluppatasi senza la necessità della ricerca di un dio. sarebbe affascinante. loro sarebbero gli unici fautori del loro destino. come ci vedrebbero?
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Messaggioda zoon » lunedì 27 novembre 2006, 15:58

per ciò che siamo... ;)
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