T H E : N e X T : S T A T I O N

La notizia non mi entusiasma più di tanto, però in Italia è arrivato Wired. A uno sguardo superficiale, gli articolisti mi sembrano gli stessi di Vanity Fair, mah... Su Wired, in America, scrivono Bruce Sterling, William Gibson, da noi, invece, ci sono Luca Sofri e Linus (il dj). Ho dato una sbirciatina al primo numero in edicola, ho trovato una tonnellata di pubblicità. Ed è l'unica cosa che mi ha colpito. Spero di ricredermi, attenderò pazientemente.

7di9

ah. però...

e pensare che credevo a qualcosa di epico dalle nostre parti...

Su Wired scrivevano Sterling, Rucker e - occasionalmente - Gibson. Anche l'originale si è convertito alla logica del commercio da un pezzo, a quanto mi è dato sapere. La Wired italiana ne è la semplice trasposizione in chiave nazionale. In tutto il numero ho trovato un articolo buono, un paio decenti e il resto... noia. Nulla che non si possa trovare in Rete, in tempo reale, e con la giusta risoluzione. Secondo me avranno da ricalibrare la linea...

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Le "firme" italiane sono e saranno sempre quelle. Quello dei giornalisti è un mondo simile all'universo politico. Cambiano le poltrone e le etichette, ma i soggetti restano sempre gli stessi; anche se avessero iniziato a pubblicare una rivista sui dinosauri (The Jurassic Journal) avremmo ritrovato Linus e compagnia bella come redattori. Ne sono sicuro.

Inoltre, come giustamente osservi, in rete si trovano le medesime cose e molto altro ancora, e quasi sempre di qualità superiore.
Non so, personalmente non mi sembra che oggi una rivista come Wired Italia possa avere una qualche reale utilità per il lettore affamato di innovazione. In un certo senso la rivista è nata vecchia: un cadavere di carta opportunamente riesumato dagli sponsor.

7di9