La costante di Hubble e alcune considerazioni...[Continuum]

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La costante di Hubble e alcune considerazioni...[Continuum]

Messaggioda X » sabato 30 settembre 2006, 0:37

Dall'ultimo Continuum, opportunamente segnalato in altra sede, porto alla vostra attenzione un mio articolo che parla di fantascienza, pronostici e - ebbene sì - lupi siderali... 8)

Grazie ancora a Roberto e buona lettura!
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Messaggioda Ro » sabato 30 settembre 2006, 10:53

X, fai benissimo a segnalare qui i tuoi articoli reperibili su Continuum, perché credo siano un riferimento importante per i connettivisti. È opportuno rimarcare, infatti, che il nostro Giovanni si è preso la responsabilità di scrivere un articolo per ogni numero di Continuum incernierato sui nuovi sviluppi dell'editoria internazionale di fantascienza. Un compito importante quanto gravoso, ve lo posso garantire. Ma non è per sadismo che ho chiesto questo sforzo al nostro amico, bensì perché ritengo fondamentale guardare la fantascienza nel suo globale, senza arroccarsi dietro tendenze autoctone.
Giovanni ha capito perfettamente quello che desideravo, e dopo aver dedicato le sue attenzioni alla fantascienza europea (segnatamente ai para-connettivista britannici come Charles Stross o John Harrison) ha spostato lo sguardo su quanto avviene in estremo oriente.
Ecco perché ci tengo a questo genere di articoli: spesso quando si parla di narrativa sf estera si menzionano i vari Asimov, Dick, Ballard, Clarke e chi per loro, ma la fantascienza è viva e sta succedendo qualcosa proprio in questo momento. Bando alla nostalgia, quindi, e stiamo ad osservare.

È proprio questo che ci permette di fare Giovanni, e io gliene sono personalmente molto grato. :)

PS: A proposito, hai già deciso su cosa verterà il prossimo articolo? :wink:
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Messaggioda zoon » sabato 30 settembre 2006, 12:45

vero, la fantascienza è viva, è meraviglioso che ciò accada dopo il cyberpunk...
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Messaggioda Ro » sabato 30 settembre 2006, 12:52

Forse era necessario che il cyberpunk si levasse dalle scatole per gettare le basi per una rinascita della fantascienza, per troppo tempo soffocata dalla ricerca dell'emotività slegata da qualsiasi tipo di speculazione scientifica. :roll:
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Messaggioda zoon » sabato 30 settembre 2006, 14:18

era proprio questo il senso di uno degli ultimi articoli che ho scritto per pillole del basso futuro, su fantascienza.com; il punto è che il cyberpunk dovevamo toglierlo noi dal nostro immaginario, dovevamo capire noi che era morto e putrefatto da un pezzo. anche per questo c'è stato bisogno del connettivismo: rinnovare, ricordando con riconoscenza.
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Messaggioda dixit » sabato 30 settembre 2006, 14:38

requiem per il cyberpunk? :D
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Messaggioda zoon » sabato 30 settembre 2006, 14:54

oh sì, per forza. ma è stato grande, e tuttora influenza molto la sf e la realtà :)
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Messaggioda Ro » sabato 30 settembre 2006, 15:43

zoon ha scritto:oh sì, per forza. ma è stato grande, e tuttora influenza molto la sf e la realtà :)


Una volta, discutendo con X, abbiamo espresso un'opinione leggermente diversa: lui sosteneva che l'atto di morte del cyberpunk è stato "American Acropolis", che mostra una forte orientazione verso il main-stream; io invece dicevo che il cyberpunk aveva cessato di esistere già con "Aidoru", che dimostra tutta i limiti del filone da un punto di vista della pura speculazione e del sense of wonder.
Se "Aidoru" fosse stato quello che prometteva di essere, sarebbe stato un romanzo molto vicino al Connettivismo, e ci sarebbe stata una continuità tra il cyberpunk e il nostro movimento.
Purtroppo le cose non sono poi andate effettivamente così: è stato allora che ho capito che il cyberpunk era finito.
E poi magari ha ragione X: la morte cerebrale è avvenuta con "American Acropolis".
Del resto forse quel terreno è stato sin troppo sfruttato nel corso di un decennio: se pensate che il cyberpunk non si supportava su un approccio scientifico alla scienza (e segnatamente alla tecnologia, strada che personalmente cerco di praticare), probabilmente ha fatto fin troppo.
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Messaggioda dixit » sabato 30 settembre 2006, 18:50

Beh, ci sono molti racconti cyberpunk molto diversi tra loro che mi fanno riflettere su quanti e quali siano stati i tentativi di spaziare nel genere e nella fantascienza in particolare. Probabilmente uno dei difetti del cyberpunk è stato quello di aver preso una strada parallela alla fantascienza, da subito, senza cercare di creare un nuovo genere per gradi. E i ricongiungimenti non sono stati granché di successo. Voi che dite?
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Messaggioda Ro » sabato 30 settembre 2006, 19:12

dixit ha scritto:Beh, ci sono molti racconti cyberpunk molto diversi tra loro che mi fanno riflettere su quanti e quali siano stati i tentativi di spaziare nel genere e nella fantascienza in particolare. Probabilmente uno dei difetti del cyberpunk è stato quello di aver preso una strada parallela alla fantascienza, da subito, senza cercare di creare un nuovo genere per gradi. E i ricongiungimenti non sono stati granché di successo. Voi che dite?




Convengo. Per esempio se ci fosse stato un tentativo di approccio più ortodosso alle tematiche cyberpunk (matrici, innesti neurali, ICE e quant'altro), forse quel filone starebbe ancora proseguendo la sua corsa, e con una certa legittimità. Ovviamente questo sarebbe stato possibile se il cyberpunk fosse stato fondato da un alter ego tecnologico di Isaac Asimov o di Greg Egan, cioè in ogni caso da un uomo di scienza. Invece il pur ottimo William Gibson è un letterato, e ha sempre dipinto i suoi universi come qualcosa di astratto ed esoterico, con una conseguente perdita di potenzialità speculative. Si vede che doveva andare così :roll:
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Messaggioda X » sabato 30 settembre 2006, 19:37

Trovo ampiamente condivisibile le obiezioni di Roberto e Sandro alle traiettorie inseguite dal cyberpunk, però... nella vita c'è sempre un però, come cantava Bersani. :wink:

Il cyberpunk ha avuto un merito immenso, che non dobbiamo mai dimenticare di riconoscergli quando ne parliamo, altrimenti corriamo il rischio di passare per quelli che, per usare un'immagine cara a Roberto, prendono a calci la carcassa del gigante morto. Il cyberpunk ha trovato la fantascienza chiusa in un laboratorio, l'ha presa per mano e l'ha portata a fare un giro per strada, di notte. Qui gli ha detto "vedi il mondo? E' tuo, va' a farti un giro" e l'ha lasciata lì. E' stato un esperimento di darwinismo letterario, per usare un'espressione cara invece a Gibson, e come tutti gli esperimenti ha sortito esiti notevoli per certi aspetti, magari migliori delle più audaci aspettative dei suoi fondatori, e risultati deludenti per certi altri. In città era notte e la strada, lo sappiamo, è pericolosa. Finché si è giovani e intraprendenti, si ha l'agilità (anche mentale) necessaria a sopravvivere, ma la fantascienza aveva bisogno di qualche nozione in più per farcela. Non possiamo fargliene una colpa, era abituata così...

Termino lo sproloquio prima che si trasformi in un sermone indigesto. :lol: Tutto questo, insomma, per dire cosa? Semplice: se in chiave tecnologica la fantascienza era la tesi e il cyberpunk la sua antitesi, occorre ora ricerca la sintesi. Sincretismo, sinergia e sintropia, ecco le tre parole-chiave per il futuro. Prendere quanto di meglio ci è stato offerto dal genere (nostalgia del futuro, speculazione, estrapolazioni e trasfigurazioni del presente) e tentare un nuovo esperimento. E' così che funziona il progresso, no? :wink:

Hasta siempre,
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Messaggioda zoon » sabato 30 settembre 2006, 19:38

il cyberpunk è morto, principalmente, perché è diventato presente...
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Messaggioda Ro » sabato 30 settembre 2006, 21:21

Sottoscrivo ogni parola detta di X. Infatti, non era mia intenzione (qualora avessi dato quest'impressione) di screditare o (peggio) rinnegare il cyberpunk. Ritengo il cyberpunk un percorso fondamentale, e forse faccio solo da eco a Giovanni se spero che il Connettivismo erediti il meglio di cent'anni di storia della fantascienza. Il cyberpunk è servito al suo scopo, poi si è fermato davanti a dei limiti che non è riuscito a sormontare. È stato un bene che ci sia stato, è un bene che si sia estinto. :twisted:

E poi, a costo di essere ripetitivo, voglio esprimere un concetto. Se cyberpunk, steampunk, space opera (vecchia maniera, almeno) e altri filoni non hanno più ragione di esistere (mi attirerò le antipatie di qualcuno, ma non vedo l'ora di poter includere nell'elenco l'ucronia), ciò che non passa mai di moda è l'hard-sf.
Ne troviamo tracce nella prima fantascienza, quella del tardo 800 (Verne), ha vissuto stagioni esaltanti con Asimov e Clarke, è ancora in auge con gente del calibro di Greg Egan e Ian Watson.
La cosa che sorprende è quanto ampie siano ancora le potenzialità dell'hard-sf. Pochi sono infatti riusciti a scrivere fantascienza ortodossa che speculi sulla pura matematica, e lo stesso dicasi per altre scienze quali la meccanica, l'elettronica, l'idraulica e via dicendo. Insomma, non sono opportunità affascinanti? :D

Se il cyberpunk avesse parlato di informatica e realtà virtuale in modo ortodosso, il cyberpunk sarebbe vivo e vegeto. Rimane invece un fenomeno importante e circoscritto nello spazio di un decennio che rimarrà una tappa findamentale dell'evoluzione della sf. :)
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Messaggioda dixit » sabato 30 settembre 2006, 21:22

Più che il presente, il cyberpunk lo vedo come una reealtà che non è accaduta. Le cose non sono andate proprio come nel cyberpunk... la tecnologia nel presente e' meno invasiva nel corpo umano ed e' diventata user friendly.
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Messaggioda Ro » sabato 30 settembre 2006, 21:24

dixit ha scritto: la tecnologia nel presente e' meno invasiva nel corpo umano ed e' diventata user friendly.


Fatta eccezione per la Guida in Linea di Windows, naturalmente :twisted:
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