Specificità letteraria del cambiamento: NIE e connettivismo

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Specificità letteraria del cambiamento: NIE e connettivismo

Messaggioda X » lunedì 2 giugno 2008, 23:34

Carissimi,

ho l'orgoglio di comunicarvi che l'articolo in oggetto, apparso su Next-Station.org la scorsa settimana a firma di BlackHoleSun e mia, è stato segnalato oggi su Carmilla. Il pezzo va a inserirsi nel dibattito che sta tenendo banco tra gli autori di genere in Italia, dibattito scatenato da questo importante Memorandum di Wu Ming 1.

Come annuncia Carmilla, con BHS siamo attualmente al lavoro su un articolo più ampio, che prenderà spunto da quello per tracciare un affresco più completo della situazione come si presenta dal nostro punto di vista. Sarebbe importante tenere accesa la discussione anche su queste pagine. Nel caso di interventi tempestivi, cercheremo di integrare le considerazioni di tutti nell'articolo. Vi informo che siamo strettissimi con i tempi, quindi per "tempestivi" intendo "tempestivi sul serio". Potremmo anche fare uscire il pezzo su Carmilla sotto la firma collettiva di Connettivisti.

A voi la parola.
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Messaggioda X » lunedì 2 giugno 2008, 23:42

Il NIE, ovvero New Italian Epic, è un filone letterario che Wu Ming 1 si sente di individuare nella letteratura di genere italiana degli ultimi 15 anni. Proprio come il Connettivismo, è una sensibilità diffusa che spesso emerge in maniera inattesa, anche spontanea, nei lavori presi in esame nell'intervento. I nomi coinvolti sono per questo molti, e su tutti mi piace evidenziare oltre agli stessi Wu Ming, Evangelisti, Altieri, Lucarelli, Kai Zen. Autori che nelle loro opere prediligono storie di portata "cosmica", in contrapposizione con il riduzionismo semplicistico che qui da noi va per la maggiore.

Per questo, se dovessi azzardare un paragone, il connettivismo sta al NIE come il cyberpunk stava al postmoderno.

Altro parallelo importante con il Connettivismo: il NIE non si limita a scattare una foto del momento, non si cristallizza in un'istantanea né si riduce a una definizione. Ma cerca invece di trascendere i limiti della letteratura e della critica, in maniera propositiva, e sostenendo lo sforzo di una evoluzione continua. Il nostro Manifesto lo conoscete... Tutti ricorderanno come si conclude (e in omaggio a chi).

Hasta siempre,
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Messaggioda zoon » martedì 3 giugno 2008, 11:58

ricordo di aver ascoltato la presentazione, l'anno scorso a firenze a italia wave, del collettivo kai zan, che non conoscevo e che subito mi ha colpito per le analogie sottese col nostro movimento. tra l'altro, è un gruppo di ragazzi ben consapevoli della loro forza creativa, tanto da imporre a mondadori le creative commons; una scelta che la major ha preferito percorrere pur di non lasciarsi scappare i kai zan, a causa della potenza visionaria espressa ma soprattutto per la capacità analitica della loro storia, in grado di replicarsi in rete e di amplificarsi attraverso rivoli di filoni alternativi e riempitivi rispetto al romanzo. ecco, al di là di ogni particolare del narrato, credo che sia proprio questo l'approccio estremamente significativo e innovativo per lo stantio panorama letterario italiano: usare la rete, usare ogni mezzo creativo e di diffusione per espandere una storia ben congengata, viva, che racconta il nerbo non ben visto ma esistente di ciò che è ora la nostra vita, cosa lo ha originato. una sorta di raggrupparsi di concetti, memi, nozioni storiche e sociologiche, antropologiche, che hanno creato noi: questo è credo ciò che raccontano kai zan. che vivono...
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Messaggioda Evertrip » martedì 3 giugno 2008, 12:38

Proprio non riesco a farmi entrare in testa questo concetto: cos'é New Italian Epic? Cosa avrebbe di così diverso dalla letteratura che si respira in italia, dai soliti noir e cronache nere? E' un neo-realismo infarcito di qualche misteriosa spezia? Cos'è che lo rende così diverso, evoluto, dalla letteratura moderna italiana, dai Bocciabevilacquamoccia? Faccio un esempio. Per il romanticismo abbiamo Sturm und drang, impeto e assalto, ritorno della spiritualità contro la ragione. Per il futurismo abbiamo guerra-igiene! La velocità, il progresso, ma anche un brutto interventismo. Nel dada, l'assurdità di Tzara. Nel surrealismo, l'automatismo psichico. Nell'ermetismo, il valore puro della parola.
Cos'ha questo NIE di particolare, qual'è la molla che lo fa saltare più in alto degli altri? Cosa lo contraddistingue? Qual'è la sua anima? E' per caso un pop trattato con epicità?
E soprattutto, Giorgio Scerbanenco potrebbe essere inquadrato in tale filone?
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Messaggioda X » martedì 3 giugno 2008, 13:00

Evertrip ha scritto:Cos'ha questo NIE di particolare, qual'è la molla che lo fa saltare più in alto degli altri? Cosa lo contraddistingue? Qual'è la sua anima?


I punti di interesse che hanno colpito me (anche ma non solo per il loro contatto con il Connettivismo) sono questi:

1. Volontà di instaurare un discorso ad ampio spettro tra immaginario e panorama storico.

2. Prospettiva storica profonda, in grado di traslare l'attualità in una dimensione universale (da cui il rilancio dell'alternate history fiction, ma anche l'intuizione già "postumanisteggiante" di Metallo Urlante).

3. Coraggio di sperimentare: discorso libero indiretto, vocazione enciclopedica, tensione ideologica. I primi due punti in logica derivazione dal Postmoderno, di cui ritengo il NIE sia un'evoluzione aggiornata, una versione 2.0, e non una antitesi.

Questo è quello che ho colto nella relazione di Wu Ming 1. Questo è quello che ho voluto rilanciare nell'intervento con BHS.
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Messaggioda Evertrip » martedì 3 giugno 2008, 13:02

Grazie, X.

Faccio un'ultima domanda: in tale contesto (che inizio a capire), è possibile anche inquadrare Giorgio Scerbanenco, con "I milanesi ammazzano al sabato", o è un po' fuori?
Ultima modifica di Evertrip il martedì 3 giugno 2008, 13:04, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda X » martedì 3 giugno 2008, 13:03

Evertrip ha scritto:E soprattutto, Giorgio Scerbanenco potrebbe essere inquadrato in tale filone?


Come sottolinea lo stesso Wu Ming 1, il NIE non è un movimento di autori (almeno, non ancora). Ma un movimento di opere. Ed è su queste che mette a fuoco la sua analisi.

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Messaggioda X » martedì 3 giugno 2008, 13:51

zoon ha scritto: la capacità analitica della loro storia, in grado di replicarsi in rete e di amplificarsi attraverso rivoli di filoni alternativi e riempitivi rispetto al romanzo.


Quella del romanzo "modulare", espandibile e integrabile, è stata una delle maggiori intuizioni del collettivo Kai Zen. L'aver congegnato poi il progetto dell'Ariete/Seth come un lavoro open source, aperto a contributi esterni e continuamente in evoluzione, è stato un atto di coraggio non da poco.

zoon ha scritto:usare la rete, usare ogni mezzo creativo e di diffusione per espandere una storia ben congengata, viva, che racconta il nerbo non ben visto ma esistente di ciò che è ora la nostra vita, cosa lo ha originato. una sorta di raggrupparsi di concetti, memi, nozioni storiche e sociologiche, antropologiche, che hanno creato noi: questo è credo ciò che raccontano kai zan. che vivono...


Sottoscrivo.
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Messaggioda X » martedì 3 giugno 2008, 13:53

Evertrip ha scritto:Faccio un'ultima domanda: in tale contesto (che inizio a capire), è possibile anche inquadrare Giorgio Scerbanenco, con "I milanesi ammazzano al sabato", o è un po' fuori?


Purtroppo non conosco il libro... Bisognerebbe chiedere a Wu Ming, ma un brevissimo elenco di opere riconducibili al NIE è qui... :wink:

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Messaggioda dottoreinniente » martedì 3 giugno 2008, 17:26

Comprendo le perplessità di Evertrip, ma ben vengano queste analisi capaci di unire i punti come nel famoso gioco della Settimana enigmistica. Mi ha colpito l'analogia tra la narrativa esistente nel sottobosco e la materia organica seppellita che diventa idrocarburo. Riconoscere i segni delle epoche, ragazzi, è (come diceva un mio amico di Napoli) un "parto anale", complicato, doloroso e quindi coraggioso... Apprezziamo questo sforzo nel disegnare la trama.
Il documento, dico umilmente, raggiungerebbe la maturità completa se ricevesse il parere (anche contrastante) degli autori citati.
Camilleri, sono sicuro, direbbe con una sigaretta in mano: "...caro Wu Ming, la questione è... fumosa!"

Buone connessioni a tutti!

Doc.
"...e se la via delle stelle intersecasse la linea verde cobalto della metropolitana...?" (tratto da "Jam session online - Next 07")

mikevelox@alice.it
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Messaggioda Evertrip » martedì 3 giugno 2008, 19:51

I Wu Ming mi hanno risposto. Vedo tutto con maggior chiarezza, adesso. :o
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Messaggioda Logos » martedì 3 giugno 2008, 22:56

Ciao a tutti,

speravo di trovare una discussione sul NIE. Vengo ora dalla lettura dell'intervento di Wu Ming 1 su questa nuova frontiera della letteratura italiana e ho ancora nella mente molte domande e alcune perplessità.

Da un alto mi è sembrato il tentativo "nebuluso" di accomunare autori alla moda in un sottostrato della editoria italiana particolare, ovvero quelli che potremmo definire gli Anti-Moccia&C. Non vi nascondo una certa sensazione di imbarazzo per la forzatura manifesta di voler accomunare i testi (ottim, peraltro) dei Wu Ming con il Carrozzone Vittorioso (e Danaroso) di Gomorra.

Dall'altro lato, lasciate da parte le malignità, mi è parso che la riflessione celasse un fondo di verità nascosta, nascosta dalle nebbie di un'argomentazione non sempre chiarissima. E mi sono domandato: ma l Connettivismo è NIE?
O meglio, Stazione P2 è un romanzo NIE. Specifico che cito il romanzo di X perchè di fatto è l'unico romanzo Connettivista uscito al di fuori di internet o di editori minori.

L'impressione che si, molti punti di contatto ci sono: l'ucronismo (una Napoli vera e futurbile), l'allegoria (il Kipple, ovvero i rifiut di oggi), la commistione (le continue digressioni saggistiche) e infine il tono che pervade il romanzo, il rifiuto di ogni Hybris e il preciptare vilento dell'uomo nel suo essere finito, anche nel suo evolvere verso il post-umanesimo.

Ma questi temi sono del Connettivismo, della NIE, della Letteratura Italiana o della Letteratura Punto?

Che siano memi di una civiltà occidentale in declino, o più dettagliatamente che si percepisce in declino?

Cosa accomna noi alla NIE se non una disillusione che si fa manifesta? Un dire (con stili, trame, linguaggi, materiali immaginifici differenti) con il NIE che siamo su un orlo? E che oltre non c'è nulla?

Se è così allora la NIE non è un nuovo movmento lettarario (nè credo voglia esserlo), neppure una sensibilità lettaria condivisa ma solo un sintomo, uno dei tanti che ci dice di un'epoca presente in cui niente pare possa sopravvivere.

La Malattia è ovunque e nulla resterà nella Stanza.

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Messaggioda X » martedì 3 giugno 2008, 23:59

Prima di passare alle mie considerazioni, riporto la replica di Wu Ming 1 a quanto detto dagli amici Logos e Doc.

Logos ha scritto:Da un alto mi è sembrato il tentativo "nebuluso" di accomunare autori alla moda in un sottostrato della editoria italiana particolare, ovvero quelli che potremmo definire gli Anti-Moccia&C. Non vi nascondo una certa sensazione di imbarazzo per la forzatura manifesta di voler accomunare i testi (ottim, peraltro) dei Wu Ming con il Carrozzone Vittorioso (e Danaroso) di Gomorra.


Wu Ming 1: Riguardo al "salire sul carrozzone vittorioso" di Saviano: le cose che abbiamo scritto di "Gomorra" come oggetto narrativo non-identificato, e che vengono citate nel memorandum sul NIE, risalgono al giugno 2006, quando "Gomorra" aveva venduto sì e no 10.000 copie e Saviano era uno sconosciuto giapster. Solo diversi mesi più tardi ci fu l'incidente di Casaldiprincipe, con assegnazione della scorta e can-can mediatico. Siamo stati tra i primi a scrivere qualcosa di approfondito su "Gomorra".

http://www.wumingfoundation.com/italian ... tm#gomorra

http://www.wumingfoundation.com/italian ... omorra.htm

A due anni di distanza, strano a dirsi, non ho ancora letto niente di altrettanto approfondito.
[Tra l'altro, se la mia fosse una "forzatura manifesta", Saviano non ci si riconoscerebbe. E invece, oltre alle comunicazioni private che come tali non valgono, Saviano si è espresso ripubblicando integralmente sul suo sito ufficiale i due testi che ho linkato sopra.]


Doc ha scritto:Il documento, dico umilmente, raggiungerebbe la maturità completa se ricevesse il parere (anche contrastante) degli autori citati.


Wu Ming 1: Sta già succedendo. Si sono espressi con favore Carlo Lucarelli, Valerio Evangelisti, Giancarlo De Cataldo, Saviano soltanto in privato per cui non lo contiamo, e dei meno famosi Girolamo De Michele e Letizia Muratori. E' tutto su Carmilla.

Il link ce lo avete già... spulciate qui :wink:

X
Ultima modifica di X il mercoledì 4 giugno 2008, 0:16, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda X » mercoledì 4 giugno 2008, 0:15

Logos, come sempre le tue provocazioni argute servono a indirizzare bene la luce nel muro d'ombra che circonda l'Ultima Stanza...

Logos ha scritto:Dall'altro lato, lasciate da parte le malignità, mi è parso che la riflessione celasse un fondo di verità nascosta, nascosta dalle nebbie di un'argomentazione non sempre chiarissima. E mi sono domandato: ma l Connettivismo è NIE?
O meglio, Stazione P2 è un romanzo NIE. Specifico che cito il romanzo di X perchè di fatto è l'unico romanzo Connettivista uscito al di fuori di internet o di editori minori.

L'impressione che si, molti punti di contatto ci sono: l'ucronismo (una Napoli vera e futurbile), l'allegoria (il Kipple, ovvero i rifiut di oggi), la commistione (le continue digressioni saggistiche) e infine il tono che pervade il romanzo, il rifiuto di ogni Hybris e il preciptare vilento dell'uomo nel suo essere finito, anche nel suo evolvere verso il post-umanesimo.

Ma questi temi sono del Connettivismo, della NIE, della Letteratura Italiana o della Letteratura Punto?


Insomma, se la domanda riguarda Stazione P2, mi viene da pensare ad almeno un paio di libri, ma nessuno che io abbia ancora scritto... :lol: Comunque, il mio libro è sicuramente connettivista. Il Connettivismo so bene (più o meno) cos'è. Del NIE me ne sono fatto un'idea nelle ultime settimane, e sento che la manovra di aggancio non si è ancora conclusa. Ma di una cosa sono abbastanza certo: il NIE (definito come insieme dei lavori epici citati da Wu Ming, ma a questi non farei fatica ad aggiungere Altieri e Masali, e magari pure Ricciardiello) è quello che a me piace leggere della cosiddetta Letteratura Italiana. La quale, purtroppo, al giorno d'oggi non osa sempre essere così ambiziosa, coraggiosa, intraprendente.


Se è così allora la NIE non è un nuovo movmento lettarario (nè credo voglia esserlo), neppure una sensibilità lettaria condivisa ma solo un sintomo, uno dei tanti che ci dice di un'epoca presente in cui niente pare possa sopravvivere.

La Malattia è ovunque e nulla resterà nella Stanza.


Ogni evento è la logica conseguenza delle sue premesse. Due eventi dagli esiti comuni danno vita a un fenomeno... singolare. :wink:

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NIE

Messaggioda BHS » mercoledì 4 giugno 2008, 9:40

Carissimi,

sottoscrivo quanto scritto dal compagno John X, senza riserve. Qui non si tratta di mettere su una "costituente letteraria", ma semplicemente di cercare di guardare un po' oltre il nostro naso.

Secondo me è un po' sterile chiedersi cos'è NIE e cosa non lo è. Sappiamo bene che le etichette non portano a un cazzo. Una cosa è un nome, un movimento, un comune sentire, un'altra è un etichetta con confini, limiti e definizioni.

Quello che apprezzo di più del memorandum di Wu Ming 1 è la spontaneità, anaccademica, assolutamente anti-intellettualoide. Semplicemente, s'è accorto che c'è una sensibilità condivisa e l'ha messa su carta.

In un suo intervento sul Giap WM1 scrive:

http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/giap22_VIIIa.htm#newitalianepic

Tuttavia, ho inteso quel testo come un primo tentativo, un contributo alla discussione. Appunti, problemi, suggerimenti. Per questo l'ho chiamato "memorandum". Percepivo una lacuna - diavolo, una voragine! - nella riflessione su quanto si scrive oggi in Italia. Sentivo una "parentela" tra opere dalle manifestazioni formali molto diverse, e verificavo sempre più spesso che l'impressione non era solo mia. Così ci ho provato. Se il testo non è abbastanza chiaro, colpa mia. Ma quand'anche la mia spiegazione si rivelasse infondata o inutile, credo che l'affinità ci sia e vada spiegata.
Colmare i buchi che ho lasciato nel testo (per inabilità o per scelta) deve essere un lavoro comunitario. Il codice-sorgente è lì, discutiamo insieme di come migliorare il programma


E' una traccia. Una prospettiva.

Ciao!
BHS
Quanto più la necessità viene a essere socialmente sognata, tanto più il sogno diviene necessario. Lo spettacolo è il cattivo sogno della società moderna incatenata, che non esprime in definitiva se non il suo desiderio di dormire. Lo spettacolo è il guardiano di questo sonno.
Guy Debord, La società dello spettacolo
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