da Evertrip » venerdì 31 agosto 2007, 21:03
“Stupido!” si disse Frieddmann, maledicendo la propria incapacità di calcolo. Non si ribellò: si alzò pian piano seguendo la dama senza fare movimenti bruschi, mentre l’omone a terra si massaggiava le parti contuse.
- A-9, riferisci che ho completato la missione! – gli intimò. L’uomo robusto si scrollò la confusione di dosso e senza dire alcunché, saltò di sotto, con un tonfo acqueo sordo. Nessuno si accorse del suo insano gesto, eccetto i due personaggi che ora si trovavano soli a parlare.
- Siamo troppo lontani dalla costa – notò Frieddmann – Affogherà.
- L’unico rischio che corre è di arrugginire – commentò ironicamente la donna – Da questa parte.
Con una presa d’acciaio , tirò l’archeologo all’interno della cabina. Una volta dentro, chiuse a chiave la stanza.
- Ora possiamo parlare indisturbati. – disse lei, con aria ambigua sul volto. Senza indugio, lo stese sul letto, e si sedette su di lui a ginocchia piegate e gambe aperte, puntandogli una strana pistola in mezzo agli occhi. Depose il coltello a terra.
- Chi sei?
- Puoi chiamarmi Angela.
- Che cosa vuoi da me? – sussurrò l’uomo.
- Non sei svelto a capire. La valigia, bello. – il suo tono cambiò divenendo più autoritario. Frieddmann, che senza volerlo aveva impugnato l’oggetto per la maniglia per tutto il tempo, mollò la presa. La donna, tenendo la mira, con uno scatto aprì la combinazione che teneva chiusa ermeticamente la borsa, dopodiché l’aprì di scatto. Fuoriuscirono calzini, cravatte, indumenti, pipe, e libri. La donna si lasciò andare a un istantanea risata di pancia.
- E’ forse uno scherzo?
Frieddmann la guardò senza fiatare.
- Dov’è ISSE?
- Non so di cosa parli.
- Bada, inglesino…
- Non mi fai paura. Ammazzami pure, se vuoi. Non ti dirò niente.
La donna ci pensò un po’, con espressione adirata, poi ritrasse l’arma per poggiarla su una sedia vicina. Slacciò cintura e pantaloni, denudando l’archeologo dal ventre in giù.
Abbracciati in una morsa di pelle-metallo, i due strisciarono insieme in un amplesso che ambiguo era definir eufemistico. Mani e seni metallici importunarono carne vera, mentre sessi di due mondi differenti facevano conoscenza sotto cosce metalliche. L’archeologo poté appurare che le protesi della semi-donna continuavano fino a mondi di piacere oltre l’umana comprensione. Una cerniera ogivale con dentelli morbidi, dotata di valvola interna, replicava quasi a perfezione l’apparato riproduttivo che avrebbe dovuto avere. Durante la fase finale, in preda al godere, Frieddmann non si accorse della lieve torsione del busto della donna, utile per riafferrare l’oggetto che aveva mollato poco prima sulla sedia, puntarglielo addosso, e premere il grilletto.
Né puzza di polvere da sparo o spiacevoli dolori accompagnarono lo svenimento di Frieddmann. Solo il ricordo vago di una strana vibrazione.
Al risveglio dopo l’incredibile nottata, l’uomo si guardò intorno, notando di essere solo nella cabina. Mancava la valigia, come ovvio, e le cose della misteriosa donna. Un grammofono sul letto destò la sua attenzione. Si stropicciò gli occhi, e vi notò un 33 giri inserito già dentro. Pose la spilla e lo fece partire.
“Herr Frieddmann, la ringrazio enormemente per la notte di passione che ha voluto concedermi, suo malgrado. Ho pensato di sdebitarmi con questo disco, quale ha più valore di una lettera scritta.”
Era la voce della donna. Di Angela.
“…Non potendo avere da lei le informazioni che desideravo, e trovando ripugnante quanto mai poco fruttuoso un giro di tortura nel suo corpo, ho voluto predilire metodi più…pacifici.”
Frieddmann raccolse pantaloni e cintura da terra, volgarmente bistrattate dalla foga della meretrice, sudice a terra.
“L’arma con la quale ho fatto credere di minacciarla era in realtà uno strumento particolare, un oggettino fabbricato sulle nuove teorie della percezione, e delle onde vibratorie. Lei ha parlato nel sonno, fornendomi più informazioni di quante gliene avrei potuto strappare previa tortura. E per questo la ringrazio, Frieddmann. Ora abbiamo un’ottima traccia sulla quale basarci per raggiungere ISSE nella Città Santa. Spero di rivederla, le sue biochimiche hanno un retrogusto di nostalgia, per me. Auf Widersehen.”
Ormai in piedi e lucido, al termine del disco, l’archeologo sbattè il grammofono a terra, preda della rabbia e di altri strani sentimenti. Quelle strane vibrazioni a cui l’aveva sottoposto stavano riportando a galla spiacevoli ricordi della sua infanzia, torturandolo psichicamente. Aprì la porta con forza insospettata, sbattendola dietro di sé. E mentre riprendeva il controllo, notò che alfine la nave era giunta alla meta.
L’Italia.
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