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Messaggioda X » venerdì 20 luglio 2007, 21:57

Bel pezzo Darkyo! Probabilmente dovremo spostarlo qualche capitolo prima nella struttura del racconto, per rispettare la cronologia degli eventi. Ora sono curioso di sapere per chi lavora la ragazza... :wink:

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Ho sognato una tempesta concettuale forza cinque che soffiava sulla realtà devastata. - Jean Baudrillard

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Messaggioda Evertrip » venerdì 31 agosto 2007, 21:03

“Stupido!” si disse Frieddmann, maledicendo la propria incapacità di calcolo. Non si ribellò: si alzò pian piano seguendo la dama senza fare movimenti bruschi, mentre l’omone a terra si massaggiava le parti contuse.

- A-9, riferisci che ho completato la missione! – gli intimò. L’uomo robusto si scrollò la confusione di dosso e senza dire alcunché, saltò di sotto, con un tonfo acqueo sordo. Nessuno si accorse del suo insano gesto, eccetto i due personaggi che ora si trovavano soli a parlare.

- Siamo troppo lontani dalla costa – notò Frieddmann – Affogherà.
- L’unico rischio che corre è di arrugginire – commentò ironicamente la donna – Da questa parte.

Con una presa d’acciaio , tirò l’archeologo all’interno della cabina. Una volta dentro, chiuse a chiave la stanza.

- Ora possiamo parlare indisturbati. – disse lei, con aria ambigua sul volto. Senza indugio, lo stese sul letto, e si sedette su di lui a ginocchia piegate e gambe aperte, puntandogli una strana pistola in mezzo agli occhi. Depose il coltello a terra.

- Chi sei?
- Puoi chiamarmi Angela.
- Che cosa vuoi da me? – sussurrò l’uomo.
- Non sei svelto a capire. La valigia, bello. – il suo tono cambiò divenendo più autoritario. Frieddmann, che senza volerlo aveva impugnato l’oggetto per la maniglia per tutto il tempo, mollò la presa. La donna, tenendo la mira, con uno scatto aprì la combinazione che teneva chiusa ermeticamente la borsa, dopodiché l’aprì di scatto. Fuoriuscirono calzini, cravatte, indumenti, pipe, e libri. La donna si lasciò andare a un istantanea risata di pancia.

- E’ forse uno scherzo?

Frieddmann la guardò senza fiatare.

- Dov’è ISSE?

- Non so di cosa parli.

- Bada, inglesino…

- Non mi fai paura. Ammazzami pure, se vuoi. Non ti dirò niente.

La donna ci pensò un po’, con espressione adirata, poi ritrasse l’arma per poggiarla su una sedia vicina. Slacciò cintura e pantaloni, denudando l’archeologo dal ventre in giù.
Abbracciati in una morsa di pelle-metallo, i due strisciarono insieme in un amplesso che ambiguo era definir eufemistico. Mani e seni metallici importunarono carne vera, mentre sessi di due mondi differenti facevano conoscenza sotto cosce metalliche. L’archeologo poté appurare che le protesi della semi-donna continuavano fino a mondi di piacere oltre l’umana comprensione. Una cerniera ogivale con dentelli morbidi, dotata di valvola interna, replicava quasi a perfezione l’apparato riproduttivo che avrebbe dovuto avere. Durante la fase finale, in preda al godere, Frieddmann non si accorse della lieve torsione del busto della donna, utile per riafferrare l’oggetto che aveva mollato poco prima sulla sedia, puntarglielo addosso, e premere il grilletto.

Né puzza di polvere da sparo o spiacevoli dolori accompagnarono lo svenimento di Frieddmann. Solo il ricordo vago di una strana vibrazione.

Al risveglio dopo l’incredibile nottata, l’uomo si guardò intorno, notando di essere solo nella cabina. Mancava la valigia, come ovvio, e le cose della misteriosa donna. Un grammofono sul letto destò la sua attenzione. Si stropicciò gli occhi, e vi notò un 33 giri inserito già dentro. Pose la spilla e lo fece partire.

“Herr Frieddmann, la ringrazio enormemente per la notte di passione che ha voluto concedermi, suo malgrado. Ho pensato di sdebitarmi con questo disco, quale ha più valore di una lettera scritta.”

Era la voce della donna. Di Angela.

“…Non potendo avere da lei le informazioni che desideravo, e trovando ripugnante quanto mai poco fruttuoso un giro di tortura nel suo corpo, ho voluto predilire metodi più…pacifici.”

Frieddmann raccolse pantaloni e cintura da terra, volgarmente bistrattate dalla foga della meretrice, sudice a terra.

“L’arma con la quale ho fatto credere di minacciarla era in realtà uno strumento particolare, un oggettino fabbricato sulle nuove teorie della percezione, e delle onde vibratorie. Lei ha parlato nel sonno, fornendomi più informazioni di quante gliene avrei potuto strappare previa tortura. E per questo la ringrazio, Frieddmann. Ora abbiamo un’ottima traccia sulla quale basarci per raggiungere ISSE nella Città Santa. Spero di rivederla, le sue biochimiche hanno un retrogusto di nostalgia, per me. Auf Widersehen.”

Ormai in piedi e lucido, al termine del disco, l’archeologo sbattè il grammofono a terra, preda della rabbia e di altri strani sentimenti. Quelle strane vibrazioni a cui l’aveva sottoposto stavano riportando a galla spiacevoli ricordi della sua infanzia, torturandolo psichicamente. Aprì la porta con forza insospettata, sbattendola dietro di sé. E mentre riprendeva il controllo, notò che alfine la nave era giunta alla meta.

L’Italia.
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Messaggioda Abate » martedì 4 settembre 2007, 13:08

Buon pezzo. All'inizio però Friedmann si alza seguendo al canan della pistola che, nel pezzo precedente era finita fuoti bordo... o sono stato poco attento io? Molto probabile.

a, tenendo la mira, con uno scatto usò una forza ineguale per rompere la combinazione che teneva chiusa ermeticamente la borsa, dopodiché l’aprì di scatto. Fuoriuscirono calzini, cravatte, indumenti, pipe, e libri. La donna si lasciò andare a un istantanea risata
QUESTO PASSAGGIO SI POTREBBE ALLEGGERIRE:-)Tipo:
Tenendolo sotto tiro, ruppe la combinazione della borsa.

Un salutone dall'abate :)
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Messaggioda Evertrip » martedì 4 settembre 2007, 13:26

Abate ha scritto:Buon pezzo. All'inizio però Friedmann si alza seguendo al canan della pistola che, nel pezzo precedente era finita fuoti bordo... o sono stato poco attento io? Molto probabile.

a, tenendo la mira, con uno scatto usò una forza ineguale per rompere la combinazione che teneva chiusa ermeticamente la borsa, dopodiché l’aprì di scatto. Fuoriuscirono calzini, cravatte, indumenti, pipe, e libri. La donna si lasciò andare a un istantanea risata
QUESTO PASSAGGIO SI POTREBBE ALLEGGERIRE:-)Tipo:
Tenendolo sotto tiro, ruppe la combinazione della borsa.

Un salutone dall'abate :)


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Messaggioda Abate » martedì 4 settembre 2007, 20:14

Bene Evertrip grazie per la tua serietà. Ora, io ho portato pazienza ma visto che la cosa non decolla e visto che nei prossimi giorni sarò impegnato a terminare il romanzo per l'Odissea, e quindi non avrò tempo, auguro buona fortuna agli audaci che avranno voglia di portare a termine questa sofferenza.
Passo e chiudo...
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La presa di Roma

Messaggioda X » lunedì 10 settembre 2007, 8:53

ALLE PORTE DELL’URBE
23 settembre 1870

Dopo due giorni di scontri violentissimi, Roma Pontificia era ancora lungi dal capitolare. Pio IX aveva ostinatamente ignorato la proposta di resa e aveva subito dispiegato a guerra i suoi uomini. I fanti schierati a difesa dell’Urbe assediata avevano mostrato un’insospettata capacità di resistenza, anche quella frutto dell’organizzazione di stampo germanico dettata da Herr Kanzler. Ma l’idea che il logoramento avrebbe di certo posto fine alle loro velleità non portava al Generale la tranquillità strategica che, in circostanze diverse, sarebbe stato lecito aspettarsi.
Dalla sommità del suo punto di osservazione, un promontorio che offriva un’ottima visuale sul campo di battaglia, Garibaldi teneva d’occhio una situazione che non voleva saperne di evolversi. I battaglioni al suo comando erano tenuti sotto scacco dalla contro-artiglieria delle guardie pontificie. Mentre scrutava con il potente cannocchiale le mura, sentì un rumore di passi – sicuramente la staffetta di Cadorna – e un passaggio di carte da una mano all’altra.
Il Colonnello Malatesta si portò al suo fianco. – Signore – richiamò la sua attenzione, preparandosi a riferire. – La nostra artiglieria è impossibilitata a calibrare la balistica dei proiettili.
– Lo vedo – disse Garibaldi, senza staccare l’occhio dallo strumento. – Le nostre postazioni sono continuamente bersagliate dal fuoco nemico.
– I loro tiri sono di una precisione che fa impallidire i nostri alzatori migliori. Se mi è concesso un appunto, non è una precisione alla portata di intelletti umani, Signore.
– Avevamo sottovalutato la loro macchinologia, Colonnello.
– Signore – Malatesta indugiò. – Il Generale Cadorna suggeriva di…
Il Generale mascherò la sua indecisione dietro la necessità di tenere costantemente sotto controllo lo stallo. Malatesta si sentì legittimato a proseguire, ma non riuscì a scacciare il disagio.
– Il Generale Cadorna chiede l’autorizzazione a ricorrere alle bombe a gas…
– No – rifiutò Garibaldi, con risolutezza. – Non possiamo rischiare di mettere a repentaglio l’incolumità dei civili.
– Già… Ha perfettamente ragione, Generale – concordò Malatesta, provando un immediato senso di sollievo. Le persone dietro quelle mura erano il futuro popolo d’Italia, anche se l’elmo di Scipione non cingeva ancora le loro teste. Questo lo sapevano entrambi e non era un dettaglio sul quale avrebbero potuto soprassedere.
Garibaldi si lasciò andare a un estemporaneo gesto d’ira: zoppicando sulla gamba protesica sferrò un calcio a un sasso, che andò a smuovere un rovo spinoso.
Malatesta seguì l’ondeggiamento di rami spinosi e…
– Signore!
Garibaldi era tornato a scrutare il campo di battaglia, le mani posate sui fianchi nella posa del condottiero. – Sì?
– I nostri rinforzi…
Il Generale si voltò di scatto verso il suo aiutante, che fissava a bocca aperta la campagna aperta. Seguì i suoi occhi e giunse infine a incrociare uno schieramento d’ombre appena sopra l’orizzonte.
– Dannato Crocco! – esclamò Garibaldi, puntando il telescopio in direzione sud-est. – Diavolo d’un brigante! Ce l’ha fatta sul serio…
Nell’obiettivo, contro il cielo azzurro del meriggio spiccavano i colori di guerra delle aeronavi dei briganti. I lupi alati già si apprestavano in assetto da battaglia sulle loro liane, pronti a prendere dal cielo la Città Eterna.
– Fate preparare i fumogeni e le macchine a vapore – dispose Garibaldi. – Voglio che una cappa grigia veli il cielo sopra le mura dell’Urbe. Abbiamo uno stormo intero di cavalli di Troia volanti da infiltrare in città…
Ho sognato una tempesta concettuale forza cinque che soffiava sulla realtà devastata. - Jean Baudrillard

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