Recensione Danilo Arona su ThrillerMagazine.it

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Messaggioda zoon » mercoledì 30 marzo 2011, 10:32

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è uscita una recensione a Palo Mayombe 2011, edito da Kipple Officina Libraria sia in formato cartaceo che in digitale.

Palo Mayombe 2011 è uscito questo mese per i tipi della Kipple Officina Libraria, nella collana Avatar. Questa la quarta di copertina: “L’oscuro richiamo dell'Africa centrale, dei suoi rituali magici e della musica ancestrale, degli schiavi deportati e delle pratiche “nere”, sono il coacervo di energie e credenze, di misteri e superstizioni su cui Danilo Arona costruisce una trama incalzante a tratti occulta, a tratti orrori fica. Il Palo Mayombe è una segretissima tecnica, a suo modo raffinata, di comunicazione con gli spiriti dei morti. Nell’aldilà dei congolesi e dei nigeriani non esistono sostanziali differenze tra spiriti e demoni.”

Accanto alla recensione c'è anche un'intervista a Danilo che, diamo la notizia in anteprima, sarà ospite alla NeXT-Con di giugno, a Milano, nell'ambito dei DelosDay2011. Un estratto:

“Palo Mayombe” è stato già pubblicato in precedenza, alcuni anni fa, da Flaccovio. La versione "2011" è un testo rivisto?

Rivisto, con qualche aggiornamento. E con sei cartelle in più, in gergo cinematografico versione uncut. E' ovvio che si rivolge a un target nuovo di lettori, soprattutto di area “connettivista”. Devo render merito agli amici di Kipple di avere identificato in “Palo Mayombe” un testo in linea con la filosofia programmatica del movimento (il fantastico disancorato dai confini del genere, la fiction come specchio deformante della realtà e la realtà stessa che perde i suoi connotati reali...) e di avermene proposto la ristampa. E' un percorso — per me che sono autore mai preoccupato delle definizioni — quanto meno curioso ma significativo. La prima edizione di “Palo Mayombe” edita da Dario Flaccovio stava in una collana dove campeggiava una sorta di bollo con dentro la scritta “contaminato” e ora esce in una collana che si chiama “Avatar”, avanguardia del connettivismo. E' un destino editoriale che mi rispecchia a suo modo. In questi anni mi sono reso conto di essere un oggetto strano anche all'interno dell'horror, categoria nella quale mi ficco per comodità anche se tutti sanno che non mi sono mai lasciato andare a percorsi tradizionali o “modaioli” (dove sarebbe pure facile muoversi). La conseguenza è una produzione, la più coerente possibile dal mio punto di vista, ma difficile da inquadrare come territorio di pertinenza... Perché poi alla fine qualsiasi editore ha bisogno di sentirsi rassicurato, per ovvi motivi distributivi e “di scaffale”, sul genere e sullo steccato di riferimento. E' un tipo di rassicurazione che non sono mai certo di poter dare al cento per cento. Ma quello sono io, con nessuna intenzione di cambiare. Chi mi ama, mi ama per questo motivo. Però constato, per quel che riguarda “la musica che gira intorno”, che la narrativa di tensione è sempre più indefinibile, ibrida, “meticcia”. Come il mondo di questi tempi, mi verrebbe da dire.
zoon
 
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