Serial Experiments Lain: il connettivismo a oriente

Disegnatori del futuro.

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Messaggioda X » venerdì 29 settembre 2006, 23:37

Non c'è che dire... Questo Lain promette veramente bene! La contaminazione reale/virtuale, la reciproca compenetrazione della psiche con le sue estensioni tecnologiche, la perdita d'ogni certezza... tracciano una splendida sintesi connettivista. D'altronde Roberto è una garanzia: fin da quando me ne aveva accennato, ho atteso con ansia questo evento... ora devo assolutamente procurarmi il resto della serie! :wink:

Il mondo è connesso...
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Messaggioda dixit » venerdì 29 settembre 2006, 23:59

Io l'ho registrato, domani me lo guardo ;)
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Messaggioda Ro » sabato 30 settembre 2006, 11:03

Come ho detto altrove, opere come "Serial Experiment Lain" ci permettono di tracciare un ventaglio più ampio e completo del Connettivismo, che va ad abbracciare anche la fantascienza giapponese. Sono felice che Lain ti sia piaciuto, Giovanni, ed è con entusiasmo che osservo la nostra integrazione al Connettivismo mondiale. Stati Uniti, Scozia, Inghilterra, Australia, Giappone, Italia... Hai proprio ragione: il mondo è connesso!
Spero che "Lain" sia anche di gradimento a Dixit! :wink:
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Messaggioda dixit » sabato 30 settembre 2006, 14:43

Sì, non è malvagio. Alcune puntate le avevo già viste. Ma devo ancora guardare quello che ho registrato ieri... ehehheehhehe
Ieri ho fatto a tempo a ri-vedere Alexander... mi-ti-co. Io lo definirei quasi Steampunk.
Su Lain mi piacerebbe aprire una piccola discussione. è molto strano come anime. Mi ricorda le puntate finali di evangelion, per via dell'impronta filosofica e metafisica. Tutto ciò è connettivista? :twisted:
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Messaggioda Ro » sabato 30 settembre 2006, 16:03

dixit ha scritto:Su Lain mi piacerebbe aprire una piccola discussione. è molto strano come anime. Mi ricorda le puntate finali di evangelion, per via dell'impronta filosofica e metafisica. Tutto ciò è connettivista? :twisted:



Se ci atteniamo rigorosamente al Manifesto, direi di sì :wink: Esso, infatti, ha un'importante componente filosofica e metafisica, in quanto annuncia il Connettivismo come erede del Cyberpunk e del Futurismo, menziona il sogno, i sensi e i percorsi mistici. Addirittura si pone come obiettivo quello della ricerca dell'anima nella tecnologia d'avanguardia.
Per questo motivo io (e da quant'ho visto non sono il solo :D ) ritengo "Serial Experiment Lain" (più che "Neon Genesis Evangelion") ascrivibile a pieno titolo al Connettivismo. :)
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Messaggioda dixit » sabato 30 settembre 2006, 18:46

Però amo poco alcune mode orientali che si trovano negli anime. Per esempio l'introduzione di enigmatiche scene finali (o erano iniziali?) non a cartoni, ma film in Lain. Oppure la ripresa dell'interno del cinema e di altri ambienti in The End of Neon Genesis Evangelion. E anche la tendenza a non costruire un finale degno di essere visto.. bah!

E' molto curioso il modo in cui registi ed autori cerchino di esprimere gli aspetti metafisici e quelli che si potrebbero definire di "connettivismo estremo" (?), con scene molto particolari ed enigmatiche. Credo che sotto questo aspetto si sia ancora agli albori. In tutta la fantascienza.
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Messaggioda X » sabato 30 settembre 2006, 19:50

Metafisica, escatologia, semiotica... il connettivismo lo definirei come l'ermeneutica del vivere trasposto in chiave fantascientifica. Dopotutto ricerchiamo i collegamenti occulti della realtà, i canali di energia psichica che scorrono sotto la sua pelle, le vene che pulsano appena sotto la percezione del continuum. Siamo senza mappa, ma cerchiamo comunque i nessi tra i simboli e le icone che danzano all'interfaccia tra reale e immaginario. Siamo rabdomanti e necromanti, e nella nostra ricerca ci lasciamo guidare dalle voci dei nostri morti.

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Messaggioda Ro » sabato 30 settembre 2006, 20:43

C'è ancora molto sperimentalismo, non posso che darti ragione, Dixit. :) Aggiungerei, tra i punti su cui lavorare, quello dell'aspetto emotivo. Si è passati da una fantascienza anni '50 (positivista in cui il protagonista delle storie era Dio in Terra) a quella nata dai successi di qualche new wavers e che si è evoluta fino ad oggi dandoci in eredità dei quadri puntualmente pessimistici i cui protagonisti sono come minimo dei frustrati.
Mi va bene anche il pessimismo, per carità, però forse sarebbe il caso di fare un passo indietro e smetterla un po' con i personaggi che subiscono supinamente la sconfitta.
Forse anche questo potrebbe diventare un proposito del Connettivismo :wink:
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Messaggioda dixit » sabato 30 settembre 2006, 21:16

Hai detto bene.
Che sia arrivata anche l'ora della fine del decadentismo?
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Messaggioda Ro » sabato 30 settembre 2006, 21:23

Me lo auguro. Sarebbe sempre troppo tardi! :lol:
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Messaggioda X » sabato 30 settembre 2006, 22:05

Ro ha scritto:Mi va bene anche il pessimismo, per carità, però forse sarebbe il caso di fare un passo indietro e smetterla un po' con i personaggi che subiscono supinamente la sconfitta.
Forse anche questo potrebbe diventare un proposito del Connettivismo :wink:


Credo che questo intento rispecchi un buon 90% (forse più) del connettivismo che si è visto finora in giro (su NeXT, su Continuum, su Robot): se il mondo fa schifo e cambiarlo è un arduo proposito, ciò non toglie che sia possibile e anzi obbligo morale di ogni operatore culturale militante (o almeno cosciente) inseguire tale intento. :wink:

Hasta siempre,
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Messaggioda Ro » domenica 1 ottobre 2006, 1:27

Giusto. :D Va bene non essere degli ingenui che s'illudono su un improbabile roseo futuro per l'umanità, ma al contempo cerchiamo di non piangerci addosso. In medium stat virtus 8)
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Messaggioda dixit » domenica 1 ottobre 2006, 2:22

I finali a lieto fine non rispecchiano la realtà...
un racconto che finisce male vuol pur sempre significare qualcosa... e in genere sono quelli che appreziamo di più, no? Mai notato?
scusate se vi dico solo questo, ma sono le 2 e 23, sono appena tornato da una serata a ballare e non sono emm... propriamente sobrio...
yuppiiiiiiiiii 8)
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Messaggioda Ro » domenica 1 ottobre 2006, 12:56

dixit ha scritto:I finali a lieto fine non rispecchiano la realtà...
un racconto che finisce male vuol pur sempre significare qualcosa... e in genere sono quelli che appreziamo di più, no? Mai notato?


Ma io non mi riferivo ai finali a lieto fine. :) Ciò che discutevo, invece, era l'atteggiamento mentale: troppe volte si trovano dei personaggi sconfitti "a tavolino", perché rassegnati e destinati a perdere sempre e comunque.
Invece, le storie di Isaac Asimov per esempio non finivano sempre bene, però i protagonisti prima di cedere vendevano carissima la pelle 8)



dixit ha scritto:scusate se vi dico solo questo, ma sono le 2 e 23, sono appena tornato da una serata a ballare e non sono emm... propriamente sobrio...
yuppiiiiiiiiii 8)


Don't worry, sei stato chiarissimo :wink:
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Messaggioda X » giovedì 5 ottobre 2006, 21:16

Ro ha scritto:Ma io non mi riferivo ai finali a lieto fine. :) Ciò che discutevo, invece, era l'atteggiamento mentale: troppe volte si trovano dei personaggi sconfitti "a tavolino", perché rassegnati e destinati a perdere sempre e comunque.


Questo è un punto interessante. Proprio stamattina si discuteva in lista (sul newsgroup di Yahoo dedicato alla fantascienza) sulle ragioni dello stato di crisi attuale della fantascienza: una crisi non economica (quella c'è da sempre... pensare che Dick riceveva solo gli anticipi sui suoi libri e mai un saldo!) ma d'idee, comprovata da caterve di libri che sembrano usciti in copia: distopie dopo distopie, tutte terribilmente uguali al punto da insinuare il dubbio che la signora SF abbia avuto un parto plurigemellare e abbia poi voluto nascondere l'evidenza...

Questo, sia detto, non è nemmeno il caso peggiore, visto che comunque l'evasione (come discutevo proprio sugli articoli per Continuum) continua a farla da padrone. Però sembra quasi che tutta la fascia di scrittori compresa tra l'avventura pura (Bujold e allegra banda cantante) e l'impegno (Morgan, Mieville, Banks, MacLeod, McDonald) condividano tutti lo stesso scenario: un futuro più o meno vicino ma inevitabilmente cupo. Chiaramente, questo è un riflesso della realtà attuale che ci troviamo a vivere, e non dovrebbe quindi sorprendere più di tanto: è naturale che si tenda sempre alla via più facile, spesso è il modo migliore per vedersi ripagare lo sforzo con un venduto adeguato.

Quello che dispiace è vedere che in fondo la natura propositiva della SF stia un po' andando a puttane. Se non fosse per i Vinge e gli Stross, mentre l'Italia annega nell'ucronia, il mondo anglosassone sarebbe un monopolio della stessa distopia clonata in un migliaio di repliche...

Questi sono i miei due cents...
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