Ro ha scritto:Ma io non mi riferivo ai finali a lieto fine.
Ciò che discutevo, invece, era l'atteggiamento mentale: troppe volte si trovano dei personaggi sconfitti "a tavolino", perché rassegnati e destinati a perdere sempre e comunque.
Questo è un punto interessante. Proprio stamattina si discuteva in lista (sul newsgroup di Yahoo dedicato alla fantascienza) sulle ragioni dello stato di crisi attuale della fantascienza: una crisi non economica (quella c'è da sempre... pensare che Dick riceveva solo gli anticipi sui suoi libri e mai un saldo!) ma d'idee, comprovata da caterve di libri che sembrano usciti in copia: distopie dopo distopie, tutte terribilmente uguali al punto da insinuare il dubbio che la signora SF abbia avuto un parto plurigemellare e abbia poi voluto nascondere l'evidenza...
Questo, sia detto, non è nemmeno il caso peggiore, visto che comunque l'evasione (come discutevo proprio sugli articoli per
Continuum) continua a farla da padrone. Però sembra quasi che tutta la fascia di scrittori compresa tra l'avventura pura (Bujold e allegra banda cantante) e l'impegno (Morgan, Mieville, Banks, MacLeod, McDonald) condividano tutti lo stesso scenario: un futuro più o meno vicino ma inevitabilmente cupo. Chiaramente, questo è un riflesso della realtà attuale che ci troviamo a vivere, e non dovrebbe quindi sorprendere più di tanto: è naturale che si tenda sempre alla via più facile, spesso è il modo migliore per vedersi ripagare lo sforzo con un venduto adeguato.
Quello che dispiace è vedere che in fondo la natura propositiva della SF stia un po' andando a puttane. Se non fosse per i Vinge e gli Stross, mentre l'Italia annega nell'ucronia, il mondo anglosassone sarebbe un monopolio della stessa distopia clonata in un migliaio di repliche...
Questi sono i miei due cents...
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