Nuove strategie di sopravvivenza: Accelerazionismo

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Nuove strategie di sopravvivenza: Accelerazionismo

Messaggioda X » domenica 8 giugno 2008, 23:21

Una nuova sfida cognitiva, un nuovo argomento di dibattito, spero interessante. Il Connettivismo trascende le sue frontiere culturali, si organizza in Accelerazionismo e si appresta a confrontarsi con il reale: società, politica, economia... il magma percorso dal flusso del cambiamento.

Parliamone... :wink:
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Messaggioda Logos » martedì 10 giugno 2008, 9:48

Carissimo,

rigiro alle dotte menti del Forum il dubbio che ti esprimevo ieri...

E se la tecnologia non fosse altro che uno strumento (un complicato utensile) nelle mani di un uomo che (esistenzialmente, ontologicamente) non evolve? Un essere costretto a ritorte circolarità di identica insensatezza, nucleo identico di rappresentazioni solo esteriormente diverse.

Rappresentare l'Amleto nella Danimarca del 600, oppure nelle sabbie dell'antico Egitto o ancora nel futuro più spinto di una colonizzazione interplanetaria non cambierebbe l'essenza dell'Uomo Amleto che resterebbe (e resta) confinato in una dimensione di Assurdità, di folle ricerca di senso e di disperata consapevolezza che un senso non esiste.

Cambia l'ambientazione intorno ma resta identico il nocciolo essenziale, esistenziale.

X rispondeva a questo mio dubbio sottolineando che dobbiamo credere che l'Uomo possa evolvere e scriveva "dobbiamo mirare alo sviluppo cognitivo".

Credo che sia possibile immaginare che gli utensili tecnologici portino ad un'evoluzione cognitiva dell'uomo e delle sue facoltà di sintesi logica (progresso ipotizzo auspicato) ma resta forte la mia convinzione che neppure questa capacità razional-analitica potenziata possa scuotere e scardinare la sostanziale immobilità esistentiva dell'Uomo.

Ogni individuo ripercorre l'identico percorso di ogni altro individuo nato sul pianeta, ognuno rifà la medesima strada nella ricerca di un senso che per molti non giunge e nessuna filogenesi ci porta un passo oltre e ci indica la strada.

L'essere post-umano sarà comunque ancora condannato alla sua unicità, alla sua singolarità, ed anzi, allontanandosi ulteriormente dal biologico (dal sostrato comune di specie) si arroccherà sempre di più nella torre d'avorio del suo solipsiostico esilio.

Beh.. stamattina buon umore per tutti.. :)

Attendo spunti per nutrire la mia fame esogamica.

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Messaggioda zoon » martedì 10 giugno 2008, 10:57

credo di dare ragione a entrambi. da un lato X che ha fiducia nelle possibilità di crescita itneriore promesse dal postumanismo, logos che dice che in fondo parliamo di un nulla intessuto su una coscienza, un universo pregno di illusioni che vanifica ogni tentativo di crescere tramite utensili (anch'essi, quindi, nulli, illusori).

avevo già sviscerato parte di questa tematica in un vecchio articolo su pillole del basso futuro http://www.fantascienza.com/magazine/rubriche/9312, e credo davvero che l'osservazione di logos vada a progredire quella mia linea, pur sposando le motivazioni tecnologiche di X di cui io stesso sono fautore.
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girotondo

Messaggioda BHS » martedì 10 giugno 2008, 12:24

Beh, cari ragazzi,

il nucleo della questione sta qua:

Il Connettivismo trascende le sue frontiere culturali, si organizza in Accelerazionismo e si appresta a confrontarsi con il reale: società, politica, economia...

Sento di condividere in pieno le parole di Logos, ma fuori da questo ragionamento, la domanda è: in quanto operatori del fantastico, come affinare le nostre armi per descrivere, interrogarci e capire meglio il kipple reale nel quale siamo finiti?
Quanto più la necessità viene a essere socialmente sognata, tanto più il sogno diviene necessario. Lo spettacolo è il cattivo sogno della società moderna incatenata, che non esprime in definitiva se non il suo desiderio di dormire. Lo spettacolo è il guardiano di questo sonno.
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Messaggioda zoon » martedì 10 giugno 2008, 14:26

facendo continuamente fuori e dentro dal reale?
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Messaggioda anisotropie » martedì 10 giugno 2008, 22:13

Come qualcuno di voi sa gia', io invece non sono d'accordo con Logos.
Lascio perdere le riflessioni negative sul tuo discorso, e cerco di essere costruttivo e vedere se ti posso fornire un punto di vista alternativo.

Piu' che sugli utensili, che trovo anche io inutili alla crescita dell'uomo, io mi concentrerei sull'educazione.
Informazione, educazione, conoscenza. Seria, libera, affidabile, per tutti.
Questo fa crescere l'uomo. E' l'ignoranza che fa del male, non la scarsezza di strumenti.

L'uomo di 2000 anni fa era brutale, schiavista, sessista, pedofilo, razzista.
La sensibilita' ecologica, sociale, civile, sono conquiste del pensiero umano.
In natura non c'e' solidarieta', stato sociale, cura dei deboli.

E' in questo percorso che dobbiamo inserirci: la crescita del pensiero.

E' nella Conoscenza che io credo, non nella tecnica. la tecnica e' solo uso; anche un albero puo' essere, ed e' stato, fabbrica di armi.

Conoscenza, cultura, saggezza ci insegnano a usare, l'albero come l'atomo, per scopi nobili.
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Messaggioda X » martedì 10 giugno 2008, 23:04

Logos ha scritto:Cambia l'ambientazione intorno ma resta identico il nocciolo essenziale, esistenziale.


L'intrinseca inalterabilità della condizione umana è tipico del pensiero esistenzialista, di cui tu ci fornisci spesso sprazzi illuminanti. Ma se partiamo da questo assunto, allora dobbiamo riconoscere lo scacco del destino e rassegnarci a ripercorrere, anche attraverso i nostri lavori, sentieri già percorsi da altri.

E' una possibilità, legittima quanto qualunque altra. Ora come ora, però, non me la sento di abbandonare qualsiasi tentativo di riscatto. E' un tentativo, non è detto che andrà a buon fine. Ma ci terrà impegnati sul fronte della psicoguerra attualmente in corso di svolgimento, un fronte che risulta dall'intersezione di tutte le nostre menti, terreno di conquista per il colonizzatore più spavaldo.

Anch'io sono stato sempre affascinato dal concetto dell'Eterno Ritorno. La Ruota della Vita e dell'Universo destinata a ripercorrere sempre gli stessi cicli, in eterno. Ma qui vorrei ricordare anche un illustre parallelo/precursore fantascientifico: Roger Zelazny. La società umana messa in scena nel Signore della Luce è immobile e immobilista, gli uomini, discendenti dei coloni sbarcati su un remoto pianeta, costretti a una condizione di vita oscurantista, dannati in una valle di lacrime segnata da un placido fatalismo. Poi arriva il ribelle, insinua nelle menti il seme del dubbio e lancia la crociata del... come si chiama... sì, Accelerazionismo.

Per la cronaca, né Anisotropie né io abbiamo pensato a questo romanzo, quando è venuto fuori il nome. Ma il parallelo è sorprendente, uno di quei casi di sincronicità o di sospensione della memoria che non riusciamo a spiegarci.

Sta di fatto che l'Accelerazionismo di Zelazny finisce per soccombere alla necessità della storia (estrinsecata dal superiore potere dei primi coloni, ormai forti di un potere quasi divino, una sorta di genia di demiurghi). Ecco, magari anche questo nostro tentativo tra un paio di anni finirà in soffitta, ma almeno avremo tentato. Ancora una volta. Forse anche questo fa parte dell'eterno gioco delle parti, nella galleria di specchi in cui siamo intrappolati.

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Messaggioda X » martedì 10 giugno 2008, 23:07

zoon ha scritto:credo di dare ragione a entrambi. da un lato X che ha fiducia nelle possibilità di crescita itneriore promesse dal postumanismo.


Non ho assolutamente fiducia. Mi piace però credere di essere all'opera perché possa esserci una possibilità di crescita collettiva, comune, totale, in seno al postumanesimo. :wink:

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Re: girotondo

Messaggioda X » martedì 10 giugno 2008, 23:08

BHS ha scritto:Sento di condividere in pieno le parole di Logos, ma fuori da questo ragionamento, la domanda è: in quanto operatori del fantastico, come affinare le nostre armi per descrivere, interrogarci e capire meglio il kipple reale nel quale siamo finiti?


Innalzando il livello dello scontro. Estendendo il dominio della lotta. Lo stiamo già facendo...

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Messaggioda X » martedì 10 giugno 2008, 23:15

anisotropie ha scritto:E' in questo percorso che dobbiamo inserirci: la crescita del pensiero.

E' nella Conoscenza che io credo, non nella tecnica. la tecnica e' solo uso; anche un albero puo' essere, ed e' stato, fabbrica di armi.

Conoscenza, cultura, saggezza ci insegnano a usare, l'albero come l'atomo, per scopi nobili.


Sottoscrivo. Serve una liberazione delle coscienze. Sarà un motto abusato e obsoleto, ma proviamo a pensarci: non era quello che teorizzava Burroughs, pur sempre convinto che l'uomo fosse la peste in Terra, il morbo da debellare?

Io credo che se siamo nati "morbo", abbiamo due possibilità: a) adattarci allo stato delle cose e continuare a esserlo; b) impegnarci a cambiare le cose, partendo da noi stessi. Non è detto che si riuscirà nell'impresa, ma a volte il tentativo veicola il significato dell'impresa, e così arriva a nobilitarla.

Com'era quel vecchio proverbio zen? Il cammino è il senso del viaggio, o qualcosa del genere. Tanto vale prefiggersi la meta più ambiziosa possibile...

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Ultima modifica di X il domenica 22 giugno 2008, 11:08, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda dixit » mercoledì 11 giugno 2008, 13:08

E' interessante come, se da un lato la tecnologia ci spinga ad accelerare i nostri tempi, per aumentare le nostre conoscenze e reggere il passo con le nuove scoperte, dall'altro abbiamo bisogno sempre più di tempo, per acqusirle, quelle conoscenze e rubiamo tempo a parte della nostra vita, per restare al passo, o essere, anzi, un passo più avanti. Ed è proprio grazie alle tecnologie che cerchiamo di guadagnare tempo, con computer più veloci e potenti, o, ancora meglio, allungando la nostra vita. Se da una lato pensiamo di raggiungere la singolarità entro una certa data, dall'altro lo vediamo come un muro da oltrepassare, da sopravvivergli, per guardare cosa c'è oltre, come se oltre ci fosse una china, una discesa, una facilità di progresso, forti delle conoscenze acquisite nella singolarità. O peggio, magari, una dimensione incontrollabile, che ci annienterà.
Di sicuro, se non ci sarà contemporaneità e sviluppo parallelo, oltre che della tecnologia, anche della società, della politica, dell'economia, in generale della civiltà, non avremo un buon esito democratico dello sviluppo tecnologico e la singolarità schiaccerà una parte dell'umanità. Che sia questo a suggerire, almeno in parte, una visione negativa post-singolarità? Oltre al sistematico inquinamento dell'ambiente in cui viviamo, s'intende.
Ecco, in questo senso, non ci credo che non ci siano abbastanza risorse per tutti, per vivere bene e al passo, né ritengo che lo sviluppo tecnologico non possa esser privato del suo lato distruttivo, nei confronti dell'ambiente. Certo, se sosteniamo che il progresso non possa esser ottenuto senza il sistema predatore - preda, tipico del sistema industriale capitalistico più quotato, allora non c'è rimedio. Ma se questo è il pensiero comune, ossia che il capitalismo imponga anche la predazione delle risorse, a discapito dei diritti della cittadinanza, allora non stiamo prendendo in considerazione una visione dello sviluppo tecnologico, ma solo dello sviluppo del profitto personale di alcuni.
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Messaggioda 7di9 » mercoledì 11 giugno 2008, 13:16

A parer mio, dinanzi ad un sistema che pone la conoscenza (quella con la c maiuscola) al centro dello sviluppo dell'umano, il rischio più alto è che possa determinarsi la supremazia di una non-velocità, di un vettore strettamente numerico, apparente, virtuale, che poco lascia al lento ma meglio definibile scorrere degli eventi secondo parametri inumani, prima che postumani, in qualunque senso il postumano lo si intenda.

Un saluto, :)

7di9
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Messaggioda Evertrip » mercoledì 11 giugno 2008, 15:04

Direi che bisognerebbe dare priorità necessariamente a questi due punti:

4. nuovo piano energetico globale
5. Libertà di ricerca e di informazione (ma soprattutto di educazione)

Il punto 4 desidera un pianeta sostenibile, e nota dolente dello stesso X (non senza una punta d'ottimismo implicita) è la natura umana, vista dal Burroughs come peste del pianeta. L'uomo tende a voler sopraffare il suo prossimo per natura, e ha mantenuto tale criterio anche dopo lo sviluppo di una società civile.

Il punto 5 potrebbe essere la chiave per spezzare questa catena malefica andando a intaccare la consuetudine biologica e psicologica dell'umanità. In altre parole, alterare il meme invece del gene. Ingegneria memetica, nuove forme di ragionamento, trascendenza delle capacità mentali, approdo a una meta-logica non distruttiva.
Ma, tornando al punto 4, il problema rimane sempre lo stesso, l'entropia. Potremo consumare questo pianeta anche a dosi più lente, a ritmi più garbati, ma prima o poi esauriremo i suoi tesori, prosciugheremo la sua linfa. Sarà durante questo scolo di potere che dovremo maturare una mentalità più matura: sconvolgeremo i pianeti vicini con la nostra armata metastatica? O riusciremo a mediare i nostri estremismi, pacificare le perversioni dei nostri desideri, prima che la singolarità ci proietti tutti in un futuro instabile?
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Messaggioda dixit » mercoledì 11 giugno 2008, 16:58

Evertrip ha scritto:Direi che bisognerebbe dare priorità necessariamente a questi due punti:

4. nuovo piano energetico globale


?????????????
Mi sembra un po' eccessivo pensare che occorra un nuovo piano energetico globale. Semmai mi sembra occorra smantellare quelli esistenti e lasciare spazio alle idee locali.
Sicuramente nessuna città si metterebbe a costruire una centrale nucleare di suo...
Abbiamo bisogno di più informazione per parlare di energia... l'entropia nasce soprattutto dallo spreco e lo spreco lo fa soltanto in minima parte l'utente finale, di solito è l'amministrazione, che spreca alla grande per poter aumentare i costi e guadagnare di più, molto, molto, molto di più. Molto di più. L'Italia, poi, ne è un esempio costante e molto forte. Fortissimo.

L'energia è un delirio globale. L'energia è un diritto, da riconquistare, non da imporre con un nuovo summit globale.
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Messaggioda X » mercoledì 11 giugno 2008, 17:11

dixit ha scritto:
Evertrip ha scritto:Direi che bisognerebbe dare priorità necessariamente a questi due punti:

4. nuovo piano energetico globale


?????????????
Mi sembra un po' eccessivo pensare che occorra un nuovo piano energetico globale. Semmai mi sembra occorra smantellare quelli esistenti e lasciare spazio alle idee locali.


Riporto un brano del manifesto:

4. Nuovo piano energetico globale: fondato sulle nuove tecnologie e orientato verso la salvaguardia ambientale attraverso l’abbandono dei combustibili fossili (decarbonizzazione), il pieno appoggio alle fonti rinnovabili e la ripianificazione di una rete di trasmissione concepita per supportare la generazione distribuita.



Quando si parla energia è impossibile o quasi farlo senza riferirsi alla grande scala. La generazione distribuita, che coinvolga direttamente le entità locali e sfrutti le risorse a disposizione del territorio, non può essere concepita senza pensare a un'opportuna rete di distribuzione a supportarla, vettoriando adeguatamente l'energia in eccesso in una "griglia" locale verso altre griglie che nello stesso intervallo di tempo si trovino in deficit. E' il principio alla base delle smart grid. Ne parlavo sul mio blog pochi giorni fa.

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