Biotecnologie, scienza e mercato

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Biotecnologie, scienza e mercato

Messaggioda J-Ellico » domenica 22 marzo 2009, 10:08

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Re: Biotecnologie, scienza e mercato

Messaggioda 7di9 » domenica 22 marzo 2009, 14:15

Una domanda da un biliardo di dollari, direi. ;)

Tu, cosa proponi?
Io sono convinto che la sola e unica soluzione al problema sia l'estinzione, ma ammetto che è di difficile attuazione, nonché troppo costosa. Personalmente ritengo che finché non rinnegheremo l'Umano, e tutto ciò che esso comporta, il Cambiamento sarà soltanto una lontanissima e irraggiungibile utopia.

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Re: Biotecnologie, scienza e mercato

Messaggioda zoon » domenica 22 marzo 2009, 14:50

credo che la consapevolezza del mercato di avere sul tappeto troppo valore rispetto all'effettiva ricchezza mondiale stia segando le gambe alle multinazionali, stia facendo riprendere potere agli stati e non più alle organizzazioni economiche private. non so quanto ciò sia un bene, però la crisi che economica che stiamo vivendo credo che al momento significhi ciò. risultato: un nuovo medioevo, anarco_tecnologico. ma non proprio ciò che il cyberpunk aveva previsto...
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Re: Biotecnologie, scienza e mercato

Messaggioda J-Ellico » domenica 22 marzo 2009, 16:24

A 7
Io credo che il meccanismo si sia innescato e che a questo punto sia praticamente inarrestabile, a meno di un cambiamento culturale senza precedenti (su basi filosofiche aldilà della politica). In questo articolo ho semplicemente scalfito la superficie di ciò che accade realmente, ho letto tantissimi saggi e davvero la situazione è incredibile . Con le possibilità delle biotecnologie l'essere umano potrebbe diventare obsoleto in poche generazioni. Si chiede di rendere legittima la manipolazione del corpo, è naturale quella psicologica (nel senso cultuarale di nuove concezioni, nel bene o nel male), si è arrivati alla possibilità di manipolare geneticamente l'essere umano. Ma l'artefatto che venisse fuori da una genetica incontrollata sarebbe ancora un uomo come noi lo concepiamo? Io credo di no.
Non so però se ho inteso bene la tua opinione. cioè tu ritieni positivo l'oblio umano? Non intendo dal punto di vista culturale o idealistico,anche in tal caso discutibilissimo, ma da quello più pratico diciamo. Cioè, quella che tu proponi come soluzione - l'estinzione - è qualcosa di negativo, sei d'accordo no? cioè tu la vedi come l'unico modo in senso di soluzione totale, come una punizione potremmo dire ( e vuol dire che è una provocazione), o come un qualcosa che l'uomo dovrebbe programmare in termini volontaristici (nemmeno lo concepisco!)?

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Re: Biotecnologie, scienza e mercato

Messaggioda J-Ellico » domenica 22 marzo 2009, 17:06

A zoon

La tua lettura del problema è condivisibile. Solo dovresti allargare la visuale. Senza dubbio lo sviluppo sconsiderato del mercato e la sua crisi non hanno giovato alle grandi aziende planetarie, ma hanno intaccato poco o per nulla le ambizioni e le possibilità delle aziende che in realtà detengono il potere in questo settore, le aziende biotecnologiche.
In realtà il vero potere è nelle mani della scienza (Consiglio in proposito "I Fisici" di Friedrich Dürrenmatt, non un romanzo ma una commedia), e tu hai colpito il bersaglio in modo eccellente inquadrando la concreta possibilità di un futuro anarco_tecnologico, poichè la scienza non ha bisogno della politica per andare avanti. Anche se un governo ferma una ricerca, questa sarà portata avanti in un altro paese. Il limite potrebbe essere soltanto etico. Io sono assolutamente scettico riguardo il pensiero del c.d. trans-umanesimo anarchico, che forse è quello che preconizza 7di9 nel commento precedente; credo sia una visione semplicemente irrealizzabile, lo sarebbe anche in una società di angeli. Ma concludo, per restare nell'argomento, di non simpatizzare nemmeno per la fazione culturale opposta (credo si tratti del c.d. anarchismo verde).
La scienza è qualcosa di eccezionale, ma ai livelli odierni è fuor di dubbio che alle tantissime possibilità positive ne corrispondono un'infinità di negative. è il sistema culturale che deve cambiare. Argomentazioni del genere traboccano in tante opere della fantascienza, il bello è che di queste opere se ne rintracciano già negli anni '60-'70.

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Re: Biotecnologie, scienza e mercato

Messaggioda zoon » domenica 22 marzo 2009, 18:51

credo che non ci sia modo di vedere, al momento, oltre la china della singolarità tecnologica. ne abbiamo pochi segnali, ma confusi ;)

andiamo avanti, vediamo cosa succede :)
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Re: Biotecnologie, scienza e mercato

Messaggioda 7di9 » domenica 22 marzo 2009, 21:08

Desiderio di estinzione come metafora di una profonda mancanza di fiducia nei confronti dell'Umano. Tutto si può fare, rendere l'uomo qualcosa di diverso, o trasferirne la coscienza su di un supporto inorganico. Le possibilità sono illimitate. Finché, però, dietro l'interfaccia ci sarà sempre un essere umano, o un suo simulacro, oppure una sua evoluzione, il mondo non cambierà. Io credo che non sia l'uomo a governare il mondo, ma la biologia, il suo perfido genoma. La tecnologia, la ricerca e le speculazioni a esse legate sono frutto del meccanismo biologico, e la biologia è guerra, conflitto, prevaricazione. Possiamo arginare la deriva distruttiva (attraverso leggi, trattati, accordi commerciali e così via) ma la sostanza non cambia. Cambiare, manipolare lo spazio esterno per tentare di cambiare quello interno è una pretesa della mente; ma la mente è un computer, ha una visione limitata del continuum. Ci restano i principi, i grandi valori morali, i sogni, ma non bastano, perché funzionano benissimo sulla carta, ma non così bene nella pratica. Il mondo è malato: e il denaro è il suo peggiore virus. Tolto quello, forse le cose migliorerebbero. Economia, finanza, leggi, sono solo illusioni. Però, ripeto, alla base c'è un concetto che sento di dover ribadire: questo è l'uomo, di meglio non si può pretendere; anche le mie parole sono vicoli ciechi, tentativi viziati per il solo fatto di essere stati generati da una mente che non può non appartenere al proprio rango genetico.

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Re: Biotecnologie, scienza e mercato

Messaggioda X » domenica 22 marzo 2009, 21:11

Grazie per il tuo prezioso intervento, J-Ellico. Credo che dalle tue riflessioni sia partita una discussione interessante e sicuramente foriera di futuri sviluppi. Per quello che mi riguarda, ecco come la penso:

Scienza e mercato. E' indiscutibile che la ricerca, al giorno d'oggi, venga pilotata dal capitale. E' stato così, almeno fino a tempi recentissimi, e non mi sono noti dati che mi spingano a credere che le cose siano cambiate con lo tsunami di Wall Street. Per lo meno, non ancora. Ma in posizione sicuramente minoritaria rispetto alla ricerca mangia-soldi (e crea-brevetti), continua comunque a esistere quella che ti definisci scienza pura, e che potremmo ridefinire come scienza disinteressata (se non alla conoscenza pura). Quello che stanno facendo al CERN (malgrado gli inevitabili incidenti di percorso) ne è un esempio emblematico. Parlo di esperimenti volti ad arricchire esclusivamente la sfera della nostra conoscenza (sull'universo, la sua origine, il suo destino, e i meccanismi sottesi alle sue dinamiche). Purtroppo quello che la gente vede da fuori è altro, anche per una comodità ormai invalsa nel costume politico e - di riflesso - mediatico di conservare un certo stato di pseudo-conoscenza poco al di sotto della soglia dell'ignoranza: da quella posizione può apparire tutto chiaro, come il cielo guardato da sotto un filo d'acqua, ma le distorsioni delle onde continuano a impedirci di vedere il cielo com'è per davvero. E le biotecnologie di certo esercitano la carica di maggior fascino sulle inquietudini e le angosce di questi tempi correnti. Anche perché, economicamente, rappresentano il settore in cui sono concentrati gli interessi, a breve, medio e lungo termine, più cospicui.

Cosa fare? Anch'io credo che si tratti di un dilemma di difficile risoluzione. Con le premesse politiche e culturali attuali, direi anche di impossibile risoluzione. Concordo quindi con la necessità di una vera e propria rivoluzione di paradigma culturale. E per questo auspico l'avvento di una nuova sensibilità, ma sono convinto che questa speranza non si potrà avverare finché non ci saranno iniezioni massicce di conoscenza scientifica nei nostri sistemi di formazione. La vera scienza - intesa, come ho ribadito a più riprese, come metodo scientifico e capacità di esercitare un vero spirito critico con lucidità di giudizio - potrà salvarci. Una possibilità è che la crisi attuale renda possibile e attuabile la necessità di un punto zero da cui ripartire. Il mercato, allo stato attuale indispensabile per il funzionamento della baracca, potrebbe essere rivisto e, se non corretto, per lo meno limitato nella sua sfera di influenza e affiancato da meccanismi alternativi. Dopotutto, la fine della storia non è iniziata proprio con il crollo del precedente sistema alternativo quando nessuno aveva ancora pensato a una terza opzione? Oggi quell'ozione c'è: si chiama agalmia e in molti settori la transizione da un'economia della scarsità a una dell'abbondanza, con conseguente transizione dal sistema di mercato a un sistema agalmico, potrebbe essere messa in atto già oggi. Anche attraverso le conoscenza in nostro possesso in materia di biotecnologie, informatica, scienza dei materiali. Quello che serve è una reale volontà politica. La buona notizia è che, in merito a un settore cruciale come quello dell'energia, questa volontà sembrerebbe cominciare a esprimersi concretamente, proprio negli USA.

Perché estinguersi? Quella di 7di9 è una provocazione, o come tale mi sento di leggerla. E' la reazione più immediata alla constatazione di un certo stato di cose e del loro immobilismo. Ma lo sconforto iniziale può essere esorcizzato con l'attivismo. Ogni intervento, nella sua fase iniziale, è per forza di cose lento. Occorre lavorare per modificare la percezione comune, portare a galla la verità. Non è facile. Ed è un lavoro sporco. Ma qualcuno lo deve pur fare.

Neofeudalesimo. In realtà è quello che abbiamo vissuto fino a oggi, e in cui siamo ancora immersi fino al collo. Il potere esercitato in maniera puramente coercitiva in materia di relazioni internazionali e assolutamente lassista per quanto riguardava l'economia. Era la dottrina neocon e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma i tempi si apprestano a cambiare. O almeno lo spero. E' la nostra ultima occasione, temo.

X
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Re: Biotecnologie, scienza e mercato

Messaggioda J-Ellico » lunedì 23 marzo 2009, 0:07

Ricambio il ringraziamento trovando in X un eccellente interlocutore.

Per ciò dici riguardo la scienza pura, credo che la minima, ma reale presenza nel mondo di scienza finalizzata al sapere puro si possa ricollegare in modo circolare alla speranza di fondo che si percepisce nelle tue parole, e che io personalmente condivido; quella speranza cioè, che vuol fare riferimento alla matematica probabilità che non tutti possono vederla allo stesso modo, e che di conseguenza fa si che esistano ancora degli scienziati più indirizzati al sapere fisico, o universale per intenderci. Ciò non toglie che però questi uomini appartengono ad una scienza povera prima di tutto, nel senso che dipende in tutto e per tutto da finanziamenti esterni, non produce nulla in termini economici; conseguenza diretta è che sono gli uomini della prosperosa biotecnologia a detenere il potere.
Facciamo un gioco divertente, che adesso che ci penso potrebbe avere singolari prospettive letterarie:
Se mai i fisici delle particelle dovessero ribellarsi e salire fantapoliticamente al potere...quali sarebbero le reali minacce che potrebbero portare all'umanità? Niente di realizzabile, nemmeno nei più fantasiosi voli intellettuali.
Se invece lo facessero i microbiologi e i biotecnologi...quello che potrebbero fare sarebbe devastante. Creare batteri o virus geneticamente modificati [ ad esempio per colpire specificamente una determinata etnia (è già possibile, non sto parlando di fantascienza)] e diffondere gli stessi, sarebbe qualcosa relativamente molto semplice. La diffusione non richiede congegni sofisticati o particolari arguzie. I vettori designati potrebbero agire per esposizione diretta, inalazione, ingestione; non fa alcuna differenza. Da piccole colture si potrebbe arrivare, in seguito, a quantità sufficienti a provocare un’ecatombe su larga scala, se solo fosse necessario. E sapete qual'è la cosa più divertente di tutto il gioco? i materiali necessari a ottenere delle modifiche genetiche fatte in casa di batteri o virus o altro(il cibo?) sono disponibili sul mercato civile e reperibili anche su internet!
Da questo gioco possiamo capire dove stia la reale differenza tra ciò che può la scienza-capitale e ciò che potrebbe la scienza pura, e di conseguenza quanto contino l'una e l'altra.
Ho già sentito parlare dei c.d.sistemi agalmici, anche se solo da fonti inglesi o americane. Non mi ritengo sufficientemente preparato per poter imporre una critica decisa al riguardo. Salta subito all'occhio però come il punto debole dell'utopia agalmica, secondo alcuni già esistente in riferimento all'industria dei servizi, stia nel fatto che, almeno se facciamo il parallelo al mercato biotecnologico, quest'ultimo sarebbe immune alle possibili future congiunture finanziarie, anche mondiali. Sembra infatti poco probabile che un mercato adatto allo stesso tempo a creare cure, tecnologie e armi, possa cadere in periodi di crisi ( in un qualsiasi Stato d'eccezione almeno una delle tre sarebbe sempre necessaria!)

Il fatto che la scienza delle particelle, per fare un'esempio, esista e si sviluppi ancora è che per fortuna l'umanità intesa nel suo senso ideale e universale, non ha ancora deciso di tuffarsi totalmente in una nuova mentalità (che punti forse al transumanesimo) e abbandonare un'esistenza in cui permanga la speranza di inaugurare una sorta di etica in cui "Non tutto ciò che è possibile è legittimo", per utilizzare una felice espressione di Hans Jonas (alle cui riflessioni al riguardo rimando chi fosse interessato)

Per quelle che potrebbero essere le soluzioni, credo sia chiaro che un'intesa sia già stata trovata da noi , almeno concettualmente, riguardo ciò di cui l'umanità ha bisogno. ( Oltre allo stesso Jonas, mi sento vicino alle considerazioni di Jurgen Habermas, che espone un concetto di etica tra i più equilibrati, essendo tra l'altro un liberale)

Infine, passandomi un immaginario fazzoletto sulla sudata fronte :mrgreen: , concludo dicendo che la tua opinione riguardo l'ultimo punto - il Neofeudalesimo - mi trova totalmente d'accordo. (Soprattutto su quella tutt'altro che velata, e meritata, critica alla dottrina neocon)

Propendo anche io dunque, nonostante le infinite difficoltà, verso una visione positiva e speranzosa. Credo più che altro sia necessario, o per dirla alla tua, lo temo.

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