Nella notte in cui la Luna si oscurò in falce mortale, il rito si celebrò in caotiche cultuaità decodificate.
Il cielo si andava oscurando e le stelle parevano spegnersi in un supremo atto d'umiltà, ciò che era stato sognato, fantasticato in percorsi di fantasia deformati e deviati, sbocciò nella trama dolorosa del reale, sfregio alla volontà crudele e sadica di un Demurgo bastardo.
La potenzialità assoluta di un forma evolutiva ancora non compiuta si manifestò nel giorno dei numeri primi, vagito di un postumanismo evocato e adorato.
Il Tempo parve sottomettersi ad una volontà superiore, oscura, sconosciuta e melliflua; le lancette sui quadranti digitali rallentare, quasi ad osservare più a lungo gli attimi che susseguivano l'uno all'altro, opponendosi vanamente alla condanna del presente solitario.
Parole, ripetute in una cantilena ossessiva, fastidiose per le menti prigioniere della quotidianità banale di un'esistenza insensata, spirali capovolte lentamente muovevano verso l'alto, verso il luogo che oltre la volta stellata, nel cuore pulsante in cui risiede il segreto, custodito nello scrigno magico eternamente serrato, di ciò che sta oltre, del successivo passo di un cammino faticoso, sisifico.
Là, verso la Singolarità suprema in cui il muro sanguinolento del limite umano crolla e sorge, albeggiante, l'Unicità Plotinica della Connessione delle menti elette.
Vedemmo in quella notte di ore dilatate tra i lembi della ferita squarciata del reale il paesaggio incantato di una speranza, forse illusoria ma venerata e cercata, il Graal sepolto nelle infinite parole narrate, la Verità celata dal velo di Maya, lercio e strappato.
Vedemmo la nostra lotta che si compie, vedemmo la Vittoria in un domani lontano, oltre noi stessi, oltre le nostre sofferenti esistenze, vedemo l'oltre, e vi credemmo.
Fu così che in quella notte i Connettivisti si incontrarono mozzando la Luna e annichilendo il presente, devastando la banalità. Erigemmo il monumento che sfregia lo scorrere pigro del tempo a monito eterno della nostra incessante ricerca, del nostro rifiuto urlato dell'accettazione e della sottomissione all'ontologica colpa che l'umanità sconta.
Weltanshaung danzanti verso un medesimo orizzonte, ignoto l'approdo e misteriosa la durata del viaggio ma oggi sappiamo, oggi abbiamo visto che un porto ad attenderci esiste e ancora con più forza remeremo nel mare delle parole, dei suoni, delle immagini contro la viscosità degli altri e degli stolti.
Oggi sappiamo, lo abbiamo visto tra i lembi di un momento cauterizzato, che davvero:
Noi saremo tutto!!!!