Tecnodipendenza...

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Tecnodipendenza...

Messaggioda Darkyo » giovedì 29 marzo 2007, 13:32

...ovvero l'uso compulsivo della tecnologia.

Attratto dal curioso nome "Tecnoetica", ho trovato questo blog sulla tecnodipendenza e in particolare sulla dipendenza da internet.
http://www.tecnoetica.it/2007/01/04/dipendenza-da-web-20/

L'autore critica la tecnodipendenza a partire da una teoria sociologica della devianza: "deviante" è colui che si discosta dalle regole sociali e viene etichettato come deviante dalla società "normale".
Importantissima nella definizione è la congiunzione "e": la violazione delle regole sociali è solo una componente della devianza, ma non è sufficiente: è necessario anche che la società stigmatizzi il comportamento deviante, lo individui come un comportamento riprovevole e tenda quindi ad emarginare il soggetto.
(Un es. può essere l'evasione fiscale. Si tratta sicuramente di un reato, eppure manca la percezione di devianza del comportamento: chi non paga le tasse spesso è un furbo, un "grande", uno che vuol far valere il proprio diritto naturale a godere liberamente del proprio patrimonio! :roll: Evadere le tasse è un comportameno illecito ma non deviante.)

A prima vista, quindi, ha ragione l'autore del blog.
Ma dire che la tecnodipendenza "dipende non tanto da regole scientifiche (come misurare il grado di assuefazione) quanto da regole sociali" mi pare eccessivo...

Che cosa ne pensate?

Esiste la tecnodipendenza?
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Messaggioda dixit » giovedì 29 marzo 2007, 14:33

Io sono tecnodipendente, perché, non si vede? :roll:
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Messaggioda Logos » venerdì 30 marzo 2007, 9:41

Interessante discorso... Io che sono sempre stato sociocentrico (ovvero che sull'altarino profumato di incenso della mia scrivania metterei di sicuro un bisto di Durkheim) direi che per devianza si intente non tanto un comportamento deviante che è al tempo stesso riconosciuto come tale, perchè in tal modo di dà un'oggettivizzazione ai comportamenti devianti (ovvero si definisce a priori e in modo universale cosa è deviato è cosa è ammesso) ma piuttosto credo che sia la società ad attribuire, di volta in volta, e per motivi differenti e ovviamenti casuali (ormai mi sono convertito al dominio della casualità) l'etichettatura di antisocialità, di devianza.

Per es. Comportamenti bizzosi e bizzari attuati da una categoria di persone (tipo attori famosi) viene riconosciuta come semplicemente stravagante e accettata se non invidiata, gli stessi comportamenti attuati da un individuo di altra estrazione sociale viene bollata come deviante e il soggetto ghettizzato.

E' dunque la società, INDIPENDENTEMENTE dai comportamenti attuati, ad attribuire le etichette.

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Messaggioda Antares666 » mercoledì 2 maggio 2007, 8:43

Dall'incapacità della morale normativa di concepire l'universo come malvagio, segue la necessità di catalogare i comportamenti in modo minuzioso, a seconda del loro possibile impatto antisociale.
I comportamenti dei VIP non sono ritenuti devianza perché alimentano un indotto che si traduce in flussi di denaro. Fanno comodo e non si distinguono ontologicamente dalla pubblicità. Come tante altre cose, servono all'apparato mediatico egemone per affermare il suo dominio sulle masse. Per contro, il mio dualismo radicale sarebbe ritenuto gravemente deviante. Se non incappo nella repressione è solo perché mi perdo nell'esuberante e contraddittorio calderone di dati presenti online. Come nei romanzi di Zoon, riesco a non incappare nei sensori dell'Imperatore.
Contorcersi come un dio avvelenato.
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Post-biologia

Messaggioda 7di9 » lunedì 7 maggio 2007, 20:16

Il corpo umano e il computer sono contenitori. Sono entrambi soggetti all'influsso esterno. Il computer però è più controllabile, e quindi dotato di una maggiore libertà di movimento e di pensiero. Non per questo la mia idea di post-umanismo è saldata strettamente all'integrazione uomo-macchina e alla cancellazione, graduale, di ogni tipo di retaggio biologico, germe primario dell'instabilità coscienziale dell'individuo.
Il problema della dipendenza poi, non credo sussista. Non esiste dipendenza senza necessità, ergo...

P.S. In dottrina del diritto per comportamente deviante si intende un "atto percepibile come antigiuridico". Non è ovviamente una definizione assoluta, poichè necessita pur sempre di un appiglio materiale; nel caso dell'ordinamento italiano della norma Costituzionale.

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Ultima modifica di 7di9 il martedì 8 maggio 2007, 13:28, modificato 1 volta in totale.
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Re: Post-biologia

Messaggioda zoon » martedì 8 maggio 2007, 9:50

questo ragazzo pensa e scrive in un modo che adoro...

7di9 ha scritto:Il corpo umano e il computer sono contenitori. Sono entrambi soggetti all'influsso esterno. Il computer però è più controllabile, e quindi dotato di una maggiore libertà di movimento e di pensiero. Non per questo la mia idea di post-umanismo è saldata strettamente all'integrazione uomo-macchina e alla cancellazione, graduale, di ogni tipo di retaggio biologico, germe primario dell'instabilità coscienziale dell'individuo.
Il problema della dipendenza poi, non credo sussista. Non esiste dipendenza senza necessità, ergo...

P.S. In dottrina del diritto per comportamente deviante si intende un "atto percepibile come antigiuridico". Non è ovviamente una definizione assoluta, poichè necessità pur sempre di un appiglio materiale; nel caso dell'ordinamento italiano della norma Costituzionale.

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Re: Post-biologia

Messaggioda Darkyo » martedì 8 maggio 2007, 13:42

7di9 ha scritto: In dottrina del diritto per comportamente deviante si intende un "atto percepibile come antigiuridico". Non è ovviamente una definizione assoluta, poichè necessità pur sempre di un appiglio materiale; nel caso dell'ordinamento italiano della norma Costituzionale.


Su questo avrei parecchio da ridire... non nego che la grundnorm costituzionale sia la base dell'oridinamento italiano, ma il comportamento deviante è individuato e cristallizzato dalla norma penale, norma di diritto pubblico ma non di rango costituzionale.
Eppure, a mio parere, non è nemmeno la norma penale a stabilire il deviante: alla radice, infatti, abbiamo pur sempre una scelta politica, la scelta del legislatore (il Parlamento) che decide quale comportamento è corretto e quale sbagliato, quale consentito e quale punito.

In astratto, funziona così.

In concreto, la società ha proprie norme non scritte spesso in conflitto con quelle penali.

La pedofilia, ad esempio, è una delle aberrazioni più orribili della nostra società: i pedofili sono etichettati come i peggiori devianti, più degli assassini e degli stupratori seriali. Eppure la pedofilia in quanto tale (l'essere attratti sessualmente da bambini e minori) non è un reato: sono reati la consumazione del rapporto sessuale con il bambino, la detenzione/compravendita di immagini e video pedofili, l'organizzazione di viaggi a fini di turismo sessuale pedofilo, ecc...

Per la legge penale, nella piena applicazione dell'art.3 della Costituzione italiana (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di condizioni personali e sociali), la libertà sessuale dell'individuo è un bene indefettibile.

Per la società siete sicuri che valga lo stesso?
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Re: Post-biologia

Messaggioda 7di9 » martedì 8 maggio 2007, 20:40

Darkyo ha scritto:Su questo avrei parecchio da ridire... non nego che la grundnorm costituzionale sia la base dell'oridinamento italiano, ma il comportamento deviante è individuato e cristallizzato dalla norma penale, norma di diritto pubblico [...]


Lungi dall'intavolare una discussione su tematiche di ordine giuridico, con la mia affermazione intendevo esclusivamente evidenziare la natura relativa delle componenti assiologiche che integrano un dato tessuto sociale. E' evidente che vi sia disparità, in relazione ad una data condotta, tra il valore conferito all'atto stesso dal potere legislativo e quello invece formulato dal popolo. Sono pur sempre politiche diverse. La legge poi non è che si debba applicare così com'è, è impossibile. Il vecchio detto illuminista secondo il quale i giudici sono bocche della legge è soltanto un principio guida, un faro verso il quale tendere, ma impossibile da attuare in toto. La vera legge vive nei tribunali. Ed è in questi luoghi che l'interpretatio deve contemperare la rigidità del formante legislativo con le esigenze etico-sociologiche della collettività. Ripeto, il tutto è molto relativo: la discussione può avere fondamento solo alla luce di rilievi prettamente politici, ma questo è un campo che preferisco lasciare ai saltimbanco, specie di ominidi, appartentente all'ambiente politologico, che ha fin troppi esponenti secondo me, e che purtroppo è anche alla base della democrazia e del pluralismo ideologico: non ci resta che piangere :D

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Ultima modifica di 7di9 il mercoledì 9 maggio 2007, 11:16, modificato 1 volta in totale.
“Today a young man on acid realized that all matter is merely energy condensed to a slow vibration, that we are all one consciousness experiencing itself subjectively, there is no such thing as death, life is only a dream, and we are the imagination of ourselves. Here’s Tom with the weather.” Bill Hicks
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Re: Post-biologia

Messaggioda Logos » mercoledì 9 maggio 2007, 9:52

7di9 ha scritto: con la mia affermazione intendevo esclusivamente evidenziare la natura relativa delle componenti assiologiche che integrano un dato tessuto sociale.


Componenti assiologiche.. da tanto non sentivo usare quasta bella parola.. Assiologico..

Sei sicuro di essere un giurista e non un filosofo?

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Re: Post-biologia

Messaggioda Logos » mercoledì 9 maggio 2007, 9:53

7di9 ha scritto: con la mia affermazione intendevo esclusivamente evidenziare la natura relativa delle componenti assiologiche che integrano un dato tessuto sociale.


Componenti assiologiche.. da tanto non sentivo usare quasta bella parola.. Assiologico..

Sei sicuro di essere un giurista e non un filosofo? :D

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Re: Post-biologia

Messaggioda 7di9 » mercoledì 9 maggio 2007, 11:15

Logos ha scritto:
7di9 ha scritto: con la mia affermazione intendevo esclusivamente evidenziare la natura relativa delle componenti assiologiche che integrano un dato tessuto sociale.


Componenti assiologiche.. da tanto non sentivo usare quasta bella parola.. Assiologico..

Sei sicuro di essere un giurista e non un filosofo? :D

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E' o non è un termine meraviglioso? Non ricordo dove l'ho incontrato per la prima volta, ma sono certo di essermene innamorato all'istante... :D

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P.S. Forse è Kelsen il colpevole, valentissimo filosofo-giurista austriaco. Si, sono quasi sicuro che sia stato lui ad indottrinarmi sul formante sintattico "assiologico". Mercì mister Kelsen!
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