Simulazione cerebrale

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Simulazione cerebrale

Messaggioda Antares666 » giovedì 3 maggio 2007, 9:13

Simulato in laboratorio il cervello di un topo.
http://www.repubblica.it/2007/02/sezion ... zione.html
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Messaggioda zoon » giovedì 3 maggio 2007, 9:53

alla fine, è questione di interconnessioni e potenza elaborativa... l'hardware, insomma...
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Messaggioda dixit » giovedì 3 maggio 2007, 11:42

GIà.
Ma il futuro dell'intelligenza artificiale starà poi nel copiare madre natura?
Io mi auguro si adattino soluzioni più efficienti, per ridurre la richiesta di potenza.
In fondo madre natura è un acceleratore del caos, non l'artista in un'isola felice di ordine e perfezione.
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Messaggioda zoon » giovedì 3 maggio 2007, 12:31

vero. è stato un esperimento abbastanza performante, ma non il massimo (parlo della realizzazione hardware del cervello umano). il software che c'hanno messo sopra, poi, è appena decente.
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Messaggioda X » giovedì 3 maggio 2007, 14:01

zoon ha scritto:vero. è stato un esperimento abbastanza performante, ma non il massimo (parlo della realizzazione hardware del cervello umano). il software che c'hanno messo sopra, poi, è appena decente.


Software evolutivo. Resto convinto, per dirla con MacLeod, che la coscienza è una proprietà emergente della materia. MacLeod parlava di carbonio, ma io non mi porrei limiti.

Qui ci sarebbe da scriverci un articolo, comunque, per la quantità di teorie, ipotesi e informazioni raccolte. E gli scrittori di fantascienza non sono restati a guardare. Ricordo, giusto per dare uno spaccato non unitario e monocorde dello spettro, altri due autori: Robert J. Sawyer e Greg Egan, entrambi precursori a modo loro del filone post-human.

Ne I Transumani (Factoring Humanity) Sawyer si rifà a una teoria di Penrose (se non sbaglio) sulle basi quantistiche dei fenomeni neurali che presiedono alla coscienza e, quindi, all'intelligenza. Nelle cellule ci sarebbero delle molecole in grado di assorbire o filtrare certi atomi sfruttando le peculiarità dell'effetto tunnel, che è un po' lo stesso fenomeno su cui si basano i transistor attuali. I neuroni sarebbero le cellule del corpo con la maggiore concentrazione di queste strutture (perdonate il vuoto di memoria, ma davvero non ne ricordo il nome).

In Singleton (romanzo breve incluso nell'ultimo Millemondi Estate), invece, Egan prende le distanze da questa ipotesi, e si spinge a teorizzare che l'interazione tra mente e ambiente si riduce a un semplice calcolo probabilistico. Di conseguenza, l'unica IA quantistica schermata dal resto del mondo è la sola entità nell'universo a essere davvero provvista di libero arbitrio.

Consiglio tutte e tre le opere (il MacLeod sopra citato è quello de La Divisione Cassini, notevole sotto la prospettiva postumanista per le tecnologie descritte e le strutture socio-politiche che si contendono il dominio del Sistema Solare).

Ciao!
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Messaggioda Logos » giovedì 3 maggio 2007, 16:19

X ha scritto:
Software evolutivo. Resto convinto, per dirla con MacLeod, che la coscienza è una proprietà emergente della materia.


A dirvi il vero io penso che l'autocoscienza (la coscienza di essere coscienti) sia solo un'anomalia bizzarra dell'evoluzione..

D'altronde sembrerebbe inutile ai fini della mera sopravvivenza: mangiare e riprodursi sarebbe meglio garantito dalla semplice coscienza piacere/dolore (muovo al piacere della soddisfazione dei bisogni e rifuggo dal dolore).

L'autocoscienza nel suo incaponirsi in un procedimento continuo di attibuzione di senso ulteriore costinge l'essere umano (l'unico essere dotato di autocoscienza avanzata) a meccanismi masochistici di negazione.
Lo spiega bene Scheler nel suo "La posizione dell'uomo nel cosmo", ciò che permette la definizione di umanità non è tanto la capacità di superare ostacoli con l'intelletto, quanto la potenzialità di rifiutare l'istintuale pulsionalità dicendo un sonoro NO.

Buon pomeriggio a tutti.

Logos

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Sono attivato per una via trasversale (da Feyerabend passando per Horgan) sino agli studi di Tipler.. davvero un trip.. :wink: Ma questo scienziato pazzo dove lo hanno preso?!!! :D
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Messaggioda X » giovedì 3 maggio 2007, 16:44

Logos ha scritto:A dirvi il vero io penso che l'autocoscienza (la coscienza di essere coscienti) sia solo un'anomalia bizzarra dell'evoluzione..


Su questo non c'è dubbio. Dopotutto: che cosa non lo è? :wink:

Logos ha scritto:D'altronde sembrerebbe inutile ai fini della mera sopravvivenza: mangiare e riprodursi sarebbe meglio garantito dalla semplice coscienza piacere/dolore (muovo al piacere della soddisfazione dei bisogni e rifuggo dal dolore).


Ma la coscienza permette forme di organizzazione superiore che sono potenzialmente in grado di rendere la vita più facile al singolo individuo. E' una visione olistica riconducibile se vogliamo alle varie ipotesi dell'inconscio collettivo. Nei giorni scorsi ho riletto un racconto del compianto Sheckley che in un primo momento non avevo granché apprezzato. Si tratta di Una chiacchierata con il virus del Nilo Occidentale, su Robot 45. Riletto ora, dopo altre mille letture di altra roba, mi ha impressionato e affascinato: parte da un assunto teorico (ovvero che anche i virus siano dotati di una coscienza collettiva, ipotesi avanzata per spiegare l'insorgere di mutazioni evolutive analoghe in ceppi diversi di uno stesso virus, come se appunto le diverse popolazioni fossero in qualche modo "connesse" tra di loro) se vogliamo stravagante, per approdare a un finale illuminante. Non voglio rovinare la lettura a chi non conosce il racconto, ma mi limito a dire che tutto si gioca sul filo dell'ambiguità tra coscienza e inconscio, e le nostre ingannevoli certezze di quale sia la dimensione superiore... o comunque predominante.

Logos ha scritto:Sono attivato per una via trasversale (da Feyerabend passando per Horgan) sino agli studi di Tipler.. davvero un trip.. :wink: Ma questo scienziato pazzo dove lo hanno preso?!!! :D


Ne parlavamo un po' di tempo fa sul blog: Tipler deve molto alle intuizioni eretiche del gesuita Teilhard de Chardin. Il tuo accenno mi ha ricordato che sono mesi ormai che mi ripropongo di scriverci sopra un racconto... :wink:

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Messaggioda Massimo Baglione » giovedì 3 maggio 2007, 18:28

Scopo del progetto? Far dire "squit!" dall'altoparlante? ;-)
Uno "squit!" molto leeenttooo... ssqquuuuiiiiiiiittt!!!
Si dai, bel progetto! eheheh
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Messaggioda Antares666 » venerdì 4 maggio 2007, 8:43

Secondo la mia teoria, l'autocoscienza è una proprietà che giunge da un universo nascosto e oscuro, fondamentalmente inconoscibile. Quando una forma adatta viene plasmata nell'universo materiale, un'autocoscienza vi si insedia e ne resta intrappolata fino al deterioramento del supporto stesso (morte). Dal punto di vista ontologico, ciò è più soddisfacente che non pensare all'autocoscienza come semplice proprietà emergente della materia auto-organizzata.
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Messaggioda X » venerdì 4 maggio 2007, 9:37

Antares666 ha scritto:Dal punto di vista ontologico, ciò è più soddisfacente che non pensare all'autocoscienza come semplice proprietà emergente della materia auto-organizzata.


Dal punto di vista ontologico è più soddisfacente, non lo nego. Ma sotto un profilo puramente tecnico, necessita di un dispendio teorico eccessivo rispetto ad altre ipotesi molto più economiche.

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Messaggioda Logos » venerdì 4 maggio 2007, 11:11

Antares666 ha scritto:Secondo la mia teoria, l'autocoscienza è una proprietà che giunge da un universo nascosto e oscuro, fondamentalmente inconoscibile.


Caro Antares,

non rischi di esporre il fianco alle critiche del beneamato Rasoio di Ockham? Creare un ulteriore universo per spiegare un'anomalia di questo rischia di essere eccessivo, anche ontologicamente.

Non credo neppure molto al principio Antropico Ultimo (sempre di Tipler che in questi giorni sembra perseguitarmi) secondo il quale "nell'universo deve necessariamente svilupparsi un'elaborazione intelligente dell'informazione e, una volta apparsa, essa non si estinguerà ma più".

Io sono sempre dell'idea che tutto dipenda da una Immensa Casualità che ci ha condannato ad un universo non antropico, insensato e senza dei a cui urlare la rabbia.

Il problema non è tanto ontologico, ma del senso dell'essere (Heidegger docet) e il senso non c'è, a meno che non intendiamo senso un'attribuzione di significato individuale, illusoria e molto debole.

Sempre bello parlare con voi.

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Messaggioda Antares666 » venerdì 4 maggio 2007, 11:40

Carissimo Logos,

a dire il vero combatto contro il Rasoio di Ockham da anni. Già mi sono imbattuto in questo nefasto strumento di paralogica durante i miei studi di archeolinguistica. Occorre fare alcune precisazioni.
Il Rasoio di Ockham dice: PLURALITAS NON EST PONENDA SINE NECESSITATE.
Quel SINE NECESSITATE contiene il nucleo del problema. Per sapere se ci sia o meno necessità bisogna conoscere bene l'argomento che si sta trattando, pena l'applicazione impropria dello strumento e il RADERE COMPLESSITA' ESISTENTI. E' una tautologia, visto che in campo ontologico è molto difficile compiere misurazioni.
La classe scientifica materialista e determinista usa il Rasoio di Ockham prima ancora di chiedersi se sia lecito o meno farlo, a volte senza avere in mano alcun dato. Soprattutto gli anglosassoni se ne servono per annientare qualsiasi argomentazione, quasi per principio.
Il monaco Ockham non sarebbe stato contento dell'uso che si sta facendo del suo Rasoio: l'aveva concepito per porre termine alla disputa sugli Universali, non certo per distruggere l'ontologia e la metafisica.
Se si usasse in modo proprio, le sue applicazioni sarebbero davvero limitatissime nello studio dell'esistenza.
Il punto è che noi non creiamo alcun universo, ci limitiamo ad esporre delle difficoltà coincettuali tali per cui un ulteriore universo rappresenta un vero e proprio by-pass.
Se una soluzione A spiega gli eventi di un ambiente X in modo più semplice rispetto a una soluzione B, ma la soluzione B rende le cose più semplici nell'ambiente Y, CHE CONTIENE X e in cui A non funziona, io preferisco la soluzione B. Gli Ockhamisti invece si impuntano su A.
Ciò mi ricorda l'uso del teorema di De L'Hopital per la risoluzione delle forme di indecisione tipo 0/0 o infinito/infinito. E' efficace in pochi casi, e la sua applicazione impropria genera risultati non corretti. Eppure molti studenti ne abusano, arrivando persino ad applicarlo in casi in cui non si verifica alcuna forma di indecisione. Basta che ci sia da calcolare il limite di un rapporto di funzioni e quelli partono in quarta.
Al principio Antropico Ultimo non credo neanch'io. L'Estinzione è possibile.
Il senso non sembra esistere perché questo luogo non è casa nostra, è un universo straniero, plasmato da forze che non hanno nulla a che vedere con la nostra natura interna. Siamo vittime di un gioco davvero molto brutto.
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Messaggioda zoon » venerdì 4 maggio 2007, 12:03

vi seguo. vi seguo... stupenda dissertazione. la chiosa di antares mi conquista.
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Messaggioda Logos » venerdì 4 maggio 2007, 13:20

Caro Antares,

la tua dissertazione è dotta come sempre ed ero certo tu avessi considerato il rischio di una proliferazione di Universi per giustificare una teoria che in questo universo non sembra quadrare.

Non amo molto neppure io il Rasoio del monaco, più che altro perchè spesso l'ho visto mal interpretato come un principio non di semplificazione ma semplicistico. Il Rasoio ci invita a cercare soluzioni corrette che siano però semplici, nel senso di chiare e manifeste. Non invita a trovare soluzioni frettolose e "facili".

Io spesso l'ho visto usato come critica a Platone da parte di Aristotele, che necessità c'è nel duplicare l'universo delle cose in un universo delle idee per spiegare ciò che ci circonda? Platone rischia di trovarsi in mano 2 universi da spiegare, di cui di uno deve pure giustificarne l'esistenza.

Il Rasoio lo terrei come una sorta di monito, da tenere sempre lì, per ricordarmi degli errori in cui posso incorrere.

Da ultimo:

"Se una soluzione A spiega gli eventi di un ambiente X in modo più semplice rispetto a una soluzione B, ma la soluzione B rende le cose più semplici nell'ambiente Y, CHE CONTIENE X e in cui A non funziona, io preferisco la soluzione B. Gli Ockhamisti invece si impuntano su A."

Vero, è preferibile B, ma resta aperto il problema della giutificazione filosofica (ontologica direi) dell'ambiente Y, infatti noi conosciamo (lasciamo da parte Hume e gli scettici per un attimo) X ma Y (e il conseguente fatto che contiene X) non è immediatamente dato.

Ti ripeto, in parte sono concorde con te, ma io mi limito ad osservare l'insensatezza di questa realtà X.

Logos

ps
Spero che il nostro X non si abbia a male di questa omonimia :wink:
[/i]
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Messaggioda X » venerdì 4 maggio 2007, 13:22

Antares666 ha scritto:Carissimo Logos,

a dire il vero combatto contro il Rasoio di Ockham da anni. Già mi sono imbattuto in questo nefasto strumento di paralogica durante i miei studi di archeolinguistica. Occorre fare alcune precisazioni.


Anche se la replica spetta di diritto a Logos, mi intrometto un attimo e poi lascio a voi la parola...

Antares666 ha scritto:E' una tautologia, visto che in campo ontologico è molto difficile compiere misurazioni.


Appunto, in campo ontologico. Ma qui stiamo parlando di coscienza, che è diverso da spirito. E la coscienza - se non altro quella che noi possiamo constatare oggi - emerge da processi biologici, che hanno delle basi fisiche. E queste sono osservabili. Forse non misurabili, non ancora almeno, ma solo perché non si sa bene cosa misurare. La ricerca deve procedere però in quella direzione: alla scoperta dell'elemento discriminante che ci permette di dire "questa scimmia è dotata di autocoscienza, questa mosca no".

Antares666 ha scritto:Al principio Antropico Ultimo non credo neanch'io. L'Estinzione è possibile.
Il senso non sembra esistere perché questo luogo non è casa nostra, è un universo straniero, plasmato da forze che non hanno nulla a che vedere con la nostra natura interna. Siamo vittime di un gioco davvero molto brutto.


In questa tua conclusione tu sembri dare per scontato (ma magari sono io che fraintendo, nel qual caso chiedo venia in anticipo) che l'universo riguardi solo l'uomo, e che se qualcos'altro ci sarà mai dato trovare nel cosmo sarà per necessità la traccia o il prodotto o l'effetto di forze la cui natura trascende quella fisica dell'universo. Di questo, purtroppo, non abbiamo prove.

L'universo è questo: chi ci è dentro deve obbedire a determinate regole. Sia esso un uomo o un alieno e/o un demiurgo. La scienza prende per forza in considerazione la natura fenomenologica del mondo: per valutare un certo fenomeno, occorre osservarlo, misurarlo. Se non possiamo farlo, ciò non vuol dire che non esista, ma occorre accettare la sospensione del giudizio, almeno finché non diverrà possibile imbracciare lo strumento insindacabile del metodo scientifico.

Potete vedere la mia posizione come agnostica, a riguardo, insomma. Se la natura ultima è inconoscibile, lo è per la natura stessa dell'universo (paradigma olografico), e noi non possiamo farci proprio niente...

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