da Logos » sabato 28 luglio 2007, 15:56
Ipotiziamo in accordo con gli esponenti dello scettitticismo connettivista che il gatto in questione sia un semplice, cicciottello, gatto di periferia, finito per chissa' quali ragioni a vagare per le stanze del nosocomio.
Capita un pomeriggio che il gatto, stanco dal continuo andar avanti e indietro e sazio delle crocchette appena gustate, decida di stendersi all'ombra del letto su cui giace un vecchio malato. Caso vuole che il vecchietto in questione decida (o sia costretto) di lasciar questa valle lacrimosa proprio durante il pisolino del gatto in questione.
Nuova coincidenza in questa catena non casuale ma causale, ecco che una infermiera, accorsa al capezzale del vecchio, si accorge del gatto sornione e pigro steso ai piedi del letto. Non dira' nulla l'infermiera ma dentro la sua testa ordinata un rimurginio sembra farsi strada.
Pochi giorni dopo, il caldo e' ancora opprimente nei saloni puliti del nosocomio, il gatto, dopo l'ennesimo pomeriggio passato a giocare con quella simpatica anziana signora che soggiona nel letto 12/b, un po' affaticato e voglioso di un momento di riposa, scopre un nuovo angolino ombrato ai piedi del letto 23/c, dove riposa (ormai anziano) quel generale dell'esercito in pensione da decenni che ama raccontare di battaglie forse avvenute solo nella sua testa.
Il caso, malandrino e sagace, fa si' che l'ultima (vera e fallita) del generale con la Signora vestita di nero e armata di falce si compia proprio in quella mezz'oretta di riposo del gatto tra le gambe del bellicoso letto.
Ecco che di nuovo, sempre di corsa, giunge la solita infermiera, non che vi sia solo quella, ma per una ragione insipegata poprio quella accorre e ancora osserva lo strano dittico: un vecchietto morto e il gatto steso placidamente a riposare. Il mormorio nella sua testa ora urla, grida un sospetto.
Il passo successivo di questa storia che finira' la sua trama sulle pagine di tutti i giornali del mondo e' semplice: l'infermiera (un po' pettegola) racconta ad una collega l'insipegato nesso, e questa ad un altra, un'altra ancora e cos' viua, sin che la voce (Virgilio descriveva la fama come mostro alato dai mille occhi e dalla mille bocche) giunge ai pazienti stessi, che saranno anche anziani e un po' rincitrulliti ma ben sanno che quello stanzone e' la loro anticamera per il regno del Dopo.
Cosi' accade. La voce si rafforza tanto che da sospetto da sola si fa certezza. Certezza (belief direbbe il buon vecchio Hume) creduta e postulata. Cos' vera che non puo' che esser vera, necessariamente vera.
Facile allora e' spiegare il caso che accadde tre giorni dopo. Il gatto, sempre ciondolante nell'afa di luglio, scorge un posticino che par un po' piu' freddo e di corsa (per quanto glielo consentano le zampette cicciotte) si affretta a stendervi. Li', proprio li', ai piedi del letto della vecchina che lo faceva cosi' simpaticamente giocare.
Lei lo vede avvicinarsi, lento, maestoso nel suo incedere ponderato, e capisce. Capisce che il gatto che annuncia la morte (cosi' ha sentito dire del suo bel gattino bianco) la sta chiamando, sta venendo per lei.
Non e' spaventata, sa che l'ora era prossima, anzi sembra sorridere, felice che ad accompagnarla sara' il suo gattino. Si stande per bene sul letto. Chiude gli occhi, convinta di star per morire. E muore.
Il suo cuore, spinto da mopvimenti semi volontari odinati dal cervello, si ferma, perche' la volonta' di vivere che sinora l'aveva spinto a pulsare miliardi di volte e' venuta meno. L'anziana signora era certa dell'annuncio della sua morte che necessariamente doveva morire. E cos' fu.
Dal canto suo il gatto, indifferente a cosa capitava sopra il letto, se ne stava in panciolle all'ombra che rinfrescava ai piedi del letto.
E la leggenda continuo', e la gente continuo' a crederla vera. Necessariamente vera. Altri vecchietti decisero di morire quando l'indifferente gatto accaldato ai piedi dei loro letti si stendeva.
E se fosse andata semplicemente cosi'?
Logos