da Logos » lunedì 19 marzo 2007, 23:35
Avevo promesso che quando il nuovo racconto del signor Jacopus B. sarebbe stato concluso l'avrei dedcato alla musica di Tersicore...
L'ho fininto stasera, sarebbe stato più corretto finirlo domani, sulle tue note, ma tant'è...
Ecco le ultime righe:
Lei era a pochi centimetri da lui, il signor Jacopus B. alzò il braccio per toccarla, per fermarla nel suo cammino incessante, ma il gesto rimase a metà, quasi solo pensato. Il signor Jacopus B. si interruppe e si trattenne dal suo proposito. Lei si era fermata. Ad un passo, un solo piccolo, breve passo da lui, lei aveva interrotto il cammino. E, alzando gli occhi dal piccolo specchio a forma di conchiglia, guardò il signor Jacopus B, e sorrise.
Ora erano l’uno di fronte all’altra, fra le punte dei loro nasi non vi erano che pochi centimetri. Il signor Jacopus B. era così sorpreso e stupefatto dal sorriso della donna da essersi dimenticato tutte le frasi, tutti i discorsi che si era preparato, quasi come un timido e imbarazzato adolescente, se ne stava con la gola riarsa senza proferire alcuna parola.
Stettero così, a guardarsi per un tempo indefinito, silenziosi e complici.
Fu lei la prima a muoversi. Probabilmente il signor Jacopus B. se ne sarebbe rimasto così, immobile, a fissare i grandi occhi della donna per sempre, lasciando che il tempo scorresse per il resto della razza umana ma non per lui, chiuso nella bolla di un eterno, dilatato, momento. Un presente immobile, avulso dall’avanzare consueto del passato verso il futuro, come una sorta di preziosa pietra, cesellata per sempre in una goccia d’oro.
La donna non disse nulla, guardò negli occhi il signor Jacopus B. come a volergli trasmettere un silenzioso messaggio, la condivisione di una reciproca comprensione. Poi si voltò e, notato un piccolo muretto a margine del sentiero ciottolato che costeggiava il torrente placido, gli si avvicino. Lì, con un gesto semplice, quotidiano, senza alcuna drammaticità, vi pose il piccolo specchietto contenuto nella conchiglia di madreperla. Lo lasciò così, aperto, a riflettere la strada che si perdeva nel cuore della città. Poi, la donna, tornò a guardare il signor Jacopus B., e con un gesto sommesso, inclinando leggermente il capo a lasciar che i capelli color del grano le cadessero un po’ sul viso, invitò il nostro protagonista a porre fine a questa assurda storia che stiamo narrando. Il signor Jacopus B. capì immediatamente cosa doveva fare. Era come se lo avesse sempre saputo ma solo grazie a lei, al suo gesto improvviso, l’avesse davvero compreso.
Il signor Jacopus B., senza fretta, slacciò l’ingombrante impalcatura che si era costruito quella stessa mattina, la poggiò delicatamente per terra e, chinandosi, recuperò il piccolo specchio. Lo tenne stretto fra le dita con la stessa amorevole cura che vi aveva messo nel recuperarlo dall’armadietto a fianco della finestra del bagno. Con un solo, singolo, passo fu davanti al muretto, nel punto esatto in cui la donna aveva deposto il suo specchietto da trucco. Per un istante si voltò a guardarla ancora una volta, lei gli sorrise quasi a volergli dire, non aver paura, fidati di me. Incoraggiato, con un movimento lento, delicato, timoroso, il signor Jacopus B. allungò il braccio verso il piccolo tramezzo di cemento e vi poggio lo specchio. Esattamente di fronte allo specchietto della donna. Le due superfici riflettenti si osservarono, l’una di fronte all’altra, in un'eterna circolarità d’infinito. Il signor Jacopus B. guardò i due specchi fissarsi e poi si voltò verso la donna. Lei gli tese ma mano e lui afferrò le piccole, sottili dita sinuose.
E mano nella mano, la donna e il signor Jacopus B. fecero un pezzo di strada insieme, verso il centro della città.
Logos
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