Ciao a tutti,
visto che il Forum non è solo il luogo dove si organizzano le Lustro Con, volevo segnalarvi (molti di voi già lo sapranno) la recensione di Fabio Calabrese apparsa su Continuum della nostra seconda antologia Frammenti di una Rosa Quantica.
Vi lascio il link: http://continuum.altervista.org/recensi ... ntica.html
Vorrei quotare qui due passaggi che mi sembrano significativi. Non entro nel merito delle preferenze del recensore sui vari racconti, alcune considerazioni sono condivisibili altre forse meno, ma mi hanno molto colpito due affermazioni su cui vorrei proporvi un dibattito, anche in vista di questi 5 anni che si avvicinano e che mi (ci) portano a chiedere chi siamo e cosa abbiamo lasciato dietro di noi.
Ecco i due passaggi:
"Cosa ha in comune l'hard science fiction di De Matteo con le atmosfere delicate e sognanti di Simone Conti, ad esempio in Il vecchio che sognava macchine volanti? Il dubbio che viene, è che la linea di demarcazione fra il connettivismo e il resto della fantascienza non sia né di stile né di contenuti, ma semplicemente generazionale – anagrafica."
e
"Un'antologia, in conclusione, fatta di racconti validi e racconti meno validi, il cui difetto di fondo, però, è che se Supernova Express non riusciva a dare un'idea precisa del connettivismo italiano, quest'idea, dopo la lettura di questo libro, si è fatta ancor più sfuocata. L'unico racconto che mi pare rispetti appieno i canoni enunciati nel Manifesto del connettivismo è, come al solito, quello di De Matteo che, comincio a pensare, non lo si debba ritenere il fondatore del connettivismo, ma che sia il connettivismo tout court."
Il recensore sembra quasi chiedersi: ma esiste davvero questa cosa che è il Connettivismo oppure è solo un nome che raccoglie autori legati fra loro solo da età e amicizia?
Per quanto mi riguarda io percepisco che il Connettivismo non è solo un nome, un vuoto contenitore forse un po' presuntuoso, io sento che vi è una sensibilità, un sentire, un feeling, comune che lega i suoi esponenti e li accosta anche se la loro produzione può apparire eterogenea e lontana l'un dall'altro. Cosa sia questo feeling io non riesco ancora ad esprimerlo, a raccontarlo e, credo, questo possa essere uno dei punti su cui riflettere e confrontarsi. Come scrivevo sulla Ermetica Ermeneutica che uscirà col numero 14 di NeXT si ha l'impressione che il Connettivismo abbia concentrato la sua attenzione sul FARE connettivismo ma che non sia riuscito ancora a DIRE il Connettivismo in modo limpido, estensivo e soprattutto esogamico. Facciamo il Connettivismo perchè lo sentiamo, lo viviamo, ne parliamo (cacchio quante volte a dibattere di post-omità con Sandro, Antares e Domenico), lo esperiamo a livello quasi epidermico ma proprio per questo è come se rimanesse ancora sulla punta della lingua.
Non mi riferisco alla necessità di trovare ennesime definizioni (tra l'altro io resto dubbioso che il Connettvismo possa essere definito come connessione di generi) per spiegarlo, io mi riferisco ad una produzione artistica che sia così manifestalmente piena di significati propri e peculiari, riconscibili e identificabili in una unicità di senso (under-meaning) comune, da poter comprendere il Connettvismo (benedetto, Dilthey).
A questo proposito ho trovato che AFO andasse proprio in questa direzione, emergeva da tutti i racconti (tranne solo un paio) un filo comune, una similarità non di contenuti o di inventiva ma di senso, di profonda stratificazione comune di un sentire identico che emergeva chiaro e manifesto agli occhi del lettore. Certo, AFO dà una visione del Connettivismo un po' cupa e gothic ma un ipotetico recensore non potrà non notare che è coesa, nel significato e nel feeling che emergono dalle sue pagine.
AFO è però un primo passo di un cammino più lungo, un passo forse non ancora sufficiente. Non si tratta di trovare la fonte del Connettivismo, la sua linfa vitale c'è ed è forte, il Fare Connettivismo è vivo nell'entusiasmo di molti di noi, si tratta, invece, di saper incanalare questa forza in modo limpido ed esogamico, si tratta di Dire il Connettivismo, di raccontare la sua sensibilità, la sua emozionalità, il suo sentire, il suo odore (senza però ingabbiare l'espressività e la narratività in forme precostituite a priori di identificazione (schematismi che sono la soglia della consunzione)).
Ho detto.. forse un sacco di cazz.. ma la recensione mi ha fatto tornare in mente cosa su cui stavo già riflettendo..
Attendo le vostre illustri opinioni.
Ciaooo
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