mi permetto una piccola riflessione che nasce dal mio tremendo spirito critico e perdonatemi se nelle righe che seguono vi sembrerò un po' eretico.. d'altronde lo sapete, condivido con il buon Antares una passione sfrenata per l'Eresia Catara...

Uno degli autori che spesso vengono citati come padri precursori della filosofia connettivista, una sorta di capitano della Mayflower, è Vernor Vinge.
Ebbene, ammetto che non conoscevo nulla di questo autore, non lo avevo mai sentito né mai letto nulla...
Allora da buon bibliofago mi sono messo alla ricerca e ho messo le mani su "Universo Incostante", che, se non dico una stupidata, ha vinto il premio Hugo.
Vi lascio una breve trama presa da IBS prima di dire la mia..
Nella zona trascendente della nostra galassia, là dove l'universo può raggiungere uno stato di auto-consapevolezza attraverso i Poteri, una civiltà interstellare scopre un pianeta in cui si cela non soltanto un bagaglio illimitato di conoscenze, ma anche una perversa entità, che attende da milioni di anni di essere riattivata per scatenare il suo potere distruttivo.
Ebbene, sarò breve: ho trovato questo libro semplicemente brutto. A parte un paio di trovate interessanti (le leggi dell'universo stratificate e gli aggruppi) il libro è un polpettone di pura narrativa di oltre 600 pagine, dove l'unico intento dell'Autore è quello di mettere nero su bianco parole, appesantire il libro (in USA i libri vengono comprati dagli editori a peso..), semplici fatti che si ripetono e si accatastano l’uno sull’altro.
Non vi è l'intento da parte dell'autore di dire qualcosa, e di celarlo dietro il manto della narrazione d'intrattenimento, qui vi è solo un'accozzaglia di azioni, psudoavventurose che si ripetono, a volte senza neppure un'effettiva utilità all'interno della trama.
Se in Van Vogt questo era un pregio e ciò che lo rendeva (e lo rende) unico.. penso ai “Ribelli dei 50 soli”, qui Vinge è semplicemente ripetitivo, stanco e stancante ma soprattutto senza scopo.
Spero che questo libro di Vinge sia una specie di pecora nera in una produzione ottima, ma Universo Incostante è un pessimo libro…
Io che sono cresciuto leggendo di astronavi ho trovato questo libro inutile... Per me la fantascienza non può essere pura narrativa, essa è un PRETESTO, una scusa per dire qualcosa celandolo.. Immaginate Dick, Ballard, Bradbury e un'infinità di altri autori, in essa la fantascienza è solo pura potenzialità espressiva di dire un pensiero, una riflessione, di raccontare un'osservazione del reale e, nei fatti raccontati, esemplificarla.
Secondo il mio modesto parere è questa la direzione verso cui dovrebbe muovere la fantascienza, almeno la nostra fantascienza, noi che abbiamo alzato il vessillo della suo potere predittivo.
Terminato universo incostante, sono stato chiamato da un libro di Pontiggia, Giocatore Invisibile: un tranquillo professore di Filologia Greca, viene attaccato sulla rivista di settore (La parola degli antichi) da un anonimo lettore, che lo accusa di aver sbagliato l'etimologia della parola Ipocrisia in un precedente saggio. Questa semplice lettera, cattiva ma non certo straordinaria, destabilizza il mondo, la realtà del professore che cade in un lento vortice di paranoia, terrore, sospetto, sino al finale, in cui si rivela tutta l'ipocrisia (grande qui Pontiggia!) della sua vita.
Sullo sfondo una Milano diafana e irreale..
Ebbene, qui l'Eresia.. è molto più connettivista (almeno per il mio modo di vedere il Movimento) questo libro di Pontiggia che non quello di Vinge.
Ora mi predispongo alle critiche..

Buona serata.
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