X ha scritto:Certe suggestioni del mistiscismo inducono a confondere l'ignoto e il sovrannaturale. La grande forza della scienza è che, nel corso dei secoli, è riuscita a strappare sempre più spazio vitale alle credenze dogmatiche e alle intuizioni campate in aria. Mettere scienza e misticismo sullo stesso piano è un'offesa agli studi e ai sacrifici di milioni di persone, e implica un disprezzo per quel poco di bello che l'umanità ha saputo costruire attraverso la sua storia. Spero che di questo ci rendiamo conto tutti.
X
Ciao Giovanni,
fai bene ad infervorarti e non temere reazioni emotive.
Cerco di spiegarmi meglio. La mia posizione è difficile perchè mi rendo conto di richiare di cadere nelle derive misticiste, pseudo-religiose, new age, ecc che tu temi e che denunci come anti-progressiste.
Sono con te nel rifiuto più serrato della facile creduloneria piuttosto che nelle riflessioni magiche che aleggiano ancora. Il medioevo ce lo siamo lasciati alle spalle (per fortuna).
Tuttavia, caro Giovanni, ci siamo lasciati indietro anche il 600 razionalista e l'800 positivista, ci siamo lasciati indietro quasta visione della scienza e del suo (prezioso) metodo come assolutamente pura, extra soggettiva. Una concezione della scienza inumana (nel senso completamente avulsa nella sua limpidezza dall'uomo stesso). La scienza ha costruito un metodo di indagine e l'ha elevato su un piedistallo di infallibilità, o meglio, su un piano assolutamente lontano dall'uomo stesso.
Husserl parla di sustruzione, ovvero di elevazione di concetti umani in concetti puri, perfetti. Assoluti ed inumani.
La mia chiosa a Zoon stava solo a significare che il metodo scientifico (come ci insegna Feyerabend) è potentissimo ma frutto e figlio di innumerevoli variabili che non sono asettiche e pure ma
soggettive, storiche, emozionali, culturali, insomma
umane. Ne è stato condizionato nel suo nascere con Galileo ne è condizionato ogni giorno e ogni volta che lo si applica. Perchè chi lo applica è uomo. E in quanto uomo ci porta la sua umanità.
Quale conclusione?
Semplicemente riconoscere alla scienza il potere conoscitivo che merita ma ricondurre questo potere dentro l'alveo dell'uomo (e dunque dell'antropologia) abbandonando miti di idealizzazione, purezza epistemolica, assolutismo, e perfezione.
La scienza funziona dentro questa descrizone sociale della realtà, descrizione che io e te condividiamo perchè siamo uomini del 21esimo secolo occidentali.
La scienza funziona dentro queste due coordinare spazio/tempo antropologiche.
E questo non significa che le teorie scientifiche (meccanica, ecc..) siano SBAGLIATE o che altro. Significa solo che la descrizione epistemologica che ne soggiace è basata su un medesimo sostrato culturale condiviso e accettato.
Ad altri tempi e ad altre culture troveranno la fisica quantistica un gioco ridicolo così come noi consideriamo un gioco ridicolo l'alchimia, piuttosto che l'indagine onirica degli aborigeni. Ma tutti questo "giochi ridicoli" hanno spiegato agli appartenti ad una comunità il mondo in cui credevano, il mondo che vivevano nel linguaggio che gli era proprio.
Spero di essere riuscito a spiegarmi. Nessun oscurantismo, solo il faro sempre acceso sull'uomo.
L.