Ave!
Probabilmente l'evoluzione del
thread sta pagando un certo fraintendimento di fondo: ovvero che l'ampliamento dell'evento (chiamiamola convention, o NextCon visto che ci siamo, o altrimenti come pare a voi, l'importante è capirsi) debba per forza comportare un aumento dei costi. Così non è, per la semplice ragione che qua tutti siamo al corrente di una situazione che ci obbliga a lavorare in condizioni di estremo sacrificio, tutti.
Stamani mi sono trovato a discutere con
Quazimodo alcune idee per l'evento, al che è spuntata fuori la possibilità di applicare un modello invalso all'estero (nelle famigerate WorldCon) e che grazie a
S* (aka Silvio Sosio, presidente del chapter italiano della World SF) sta attecchendo anche qui in Italia, ovvero di impostare la convention come una collezione di piccoli eventi, magari anche in simultanea (per ovviare ai consueti problemi logistici inerenti la disponibilità temporale ed economica degli spazi adeguati), con una selezione di pochi ma importanti eventi collettivi finali a conclusione della convention.
Questo schema mi vede particolarmente favorevole perché a tutt'oggi è l'unico messo in pratica che stimoli la partecipazione attiva del pubblico. Allora, a questo punto, occorre che ci chiariamo tutti le idee.
Chi vogliamo coinvolgere con questa NextCon? Perché le ipotesi che vedo io sono solo due: a) vogliamo aprirci a quanta più gente possibile; b) vogliamo discutere del movimento per conoscere bene chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.
Rispettivamente, nel caso:
b) va bene l'impostazione minimale, ovvero incontrarci in quel di Vimercate noi quattro gatti e parlare tra di noi per impostare la rotta futura o anche solo per conoscerci meglio, fate un po' voi. Ma in questo caso temo che non tutti saranno disponibili a sobbarcarsi un viaggio di svariate centinaia di chilometri; e temo anche che non abbia senso organizzare con l'appoggio di una generosa realtà locale una cosa simile, per il semplice fatto che temo non troveremmo alcun appoggio da parte di nessuno, se volessimo fare una cosa tra noi; altrimenti...
a) ci occorre escogitare qualcosa che possa produrre il miglior effetto possibile su chi si avvicinerà per la prima volta al connettivismo e compensare adeguatamente la passione e la fedeltà di chi ci segue magari da tempo, dedicandoci il suo tempo e il suo sostegno tecnico, artistico o anche solo morale.
In quest'ultimo caso l'idea di Quazimodo di organizzare piccole presentazioni mirate a presentare l'attività di ciascuno di noi mi sembra la migliore. Ciascuno di noi ha delle cose in ballo, dopotutto: chi dirige riviste, chi cura siti web, chi produce corti, chi scrive o illustra fumetti e chi collabora a realtà editoriali esterne. Tutti, insomma, avremmo qualcosa di cui parlare, ma se dovessimo fare una tavola rotonda o presentazione unica temo che difficilmente se ne verrebbe a capo nel giro di una maratona di tre giorni, figuriamoci a concentrare il tutto in un'unica serata.
Allora ecco spuntare fuori l'idea degli stand, che non deve richiamare alla mente né il Salone del Libro di Francoforte e nemmeno un raduno di fan di Tolkien (onestamente, non ho idea di come abbia potuto saltare fuori un raffronto simile

). Per fare uno stand basta una persona e un banco, stop. Se chi presenta lo ritiene opportuno, può attrezzarsi con una postazione tecnica su misura (portarsi da casa un pc o un lettore DVD non dovrebbe comportare un grosso ingombro) e mostrare il suo lavoro a chi si rivela interessato: illustrando il suo lavoro, rispondendo alle domande, distribuendo copie del suo lavoro, coinvolgendo direttamente il pubblico in sessioni di gioco o altro, allestire reading... quello che vi pare. Se qualcuno lo ritiene opportuno, ci si può anche organizzare in piccoli gruppi, a seconda delle convergenze e dei punti di contatto delle rispettive attività.
Per farlo, avremmo bisogno di una sala abbastanza ampia e di tre o quattro ore di tempo, ma non credo sarebbe traumatico concentrare le presentazioni in un paio d'ore.
A fine serata, poi, si potrebbe organizzare sì un evento collettivo: la presentazione dell'antologia-manifesto, se dovesse essere pronta, oppure del nuovo numero di NeXT, o ancora una tavola rotonda classica (purché moderata da un esterno, al qual proposito l'idea di
Logos coinvolgere S* mi sembrava eccellente) a suggellare la convention e magari parlare del futuro.
Io resto del parere che nella prospettiva di offrire un buon prodotto a chi ci segue o a chi dimostra interesse verso il nostro lavoro, porsi dei vincoli sia riduttivo e potenzialmente dannoso, in quanto una cattiva impressione (dovuta a eccessiva ermeticità o toni declamatori, rischio da cui il movimento, specie in queste sue fasi iniziali di vita, non mi sembra immune) potrebbe ritorcercisi - scusate il bisticcio - contro. E Zoon sa bene, come lo so bene io e come lo sa bene Pykmil, quanto difficile sia piazzare il nostro prodotto, sia esso una rivista creata da appassionati o un libro pubblicato con la tutela di un editore.
My 2 cents...
A voi,
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