dixit ha scritto:immaginate una razza liena, nata e sviluppatasi senza la necessità della ricerca di un dio. sarebbe affascinante.
Credo (temo) che la ricerca di una divinità con cui spiegare cio' che appare non spiegabile nell'attimo del presente sia una caratteristica peculiare (oggettiva ed ontologica) ad una qualunque forma di intelletto.
Diamo per assodato che connaturato all'intelletto via sia la tensione verso la comprensione del mondo e di sè, tale comprensione si scontrerà contro il muro della realtà, dell'impossibilità di dare un senso esaustivo a ciò che ci circonda (laddove un senso esiste - W Camus!) e quindi la mente razionale (proprio perchè razionale) costruirà una serie di sustruzioni a partire da ciò che conosce per tentare di spiegare e comprendere ciò che è oscuro.
Ma questa operazione non è giustificabile logicamente (il paradosso è proprio questo) e porta ad una deriva fideistica, per cui da una costruzione che parte da una necessità razionale si arriva ad un assunto di fede che viene creduto per sè stesso aldilà (o a priori) delle eventuali prove.
Non pensate solo a Dio ma anche a certe visioni scientiste (il termine è dispregiativo) che riconducono l'incomprenso attuale a una proiezione (totalmene supposta e non provabile) di una futura spiegazione scientifica.
Credo che la certezza di rudurre la coscienza ai processi (di qualunque natura siano) del cervello sia una specie di atto di fede della scienza (Scienza?) che in questo modo si assolutizza e si divinizza.
Come sempre scusate la deriva....

ma ognuno ha le sue follie..

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