Logos ha scritto:Cambia l'ambientazione intorno ma resta identico il nocciolo essenziale, esistenziale.
L'intrinseca inalterabilità della condizione umana è tipico del pensiero esistenzialista, di cui tu ci fornisci spesso sprazzi illuminanti. Ma se partiamo da questo assunto, allora dobbiamo riconoscere lo scacco del destino e rassegnarci a ripercorrere, anche attraverso i nostri lavori, sentieri già percorsi da altri.
E' una possibilità, legittima quanto qualunque altra. Ora come ora, però, non me la sento di abbandonare qualsiasi tentativo di riscatto. E' un tentativo, non è detto che andrà a buon fine. Ma ci terrà impegnati sul fronte della psicoguerra attualmente in corso di svolgimento, un fronte che risulta dall'intersezione di tutte le nostre menti, terreno di conquista per il colonizzatore più spavaldo.
Anch'io sono stato sempre affascinato dal concetto dell'Eterno Ritorno. La Ruota della Vita e dell'Universo destinata a ripercorrere sempre gli stessi cicli, in eterno. Ma qui vorrei ricordare anche un illustre parallelo/precursore fantascientifico:
Roger Zelazny. La società umana messa in scena nel
Signore della Luce è immobile e immobilista, gli uomini, discendenti dei coloni sbarcati su un remoto pianeta, costretti a una condizione di vita oscurantista, dannati in una valle di lacrime segnata da un placido fatalismo. Poi arriva il ribelle, insinua nelle menti il seme del dubbio e lancia la crociata del... come si chiama... sì,
Accelerazionismo.
Per la cronaca, né
Anisotropie né io abbiamo pensato a questo romanzo, quando è venuto fuori il nome. Ma il parallelo è sorprendente, uno di quei casi di sincronicità o di sospensione della memoria che non riusciamo a spiegarci.
Sta di fatto che l'Accelerazionismo di Zelazny finisce per soccombere alla necessità della storia (estrinsecata dal superiore potere dei primi coloni, ormai forti di un potere quasi divino, una sorta di genia di demiurghi). Ecco, magari anche questo nostro tentativo tra un paio di anni finirà in soffitta, ma almeno avremo tentato. Ancora una volta. Forse anche questo fa parte dell'eterno gioco delle parti, nella galleria di specchi in cui siamo intrappolati.
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