oltre il confine
dell'immaginario
Il Connettivismo, questa mina vagante attraverso le dimensioni, le cui superfici a specchio riflettono e rimandano meravigliosamente deformate le figure che si proiettano sulle pareti di ogni stanza universale, approda per la prima volta a una destinazione certa.
Un punto fermo nell'infinita memoria, una rada che si può cerchiare sulle mappe: dodici racconti, serrati in un'antologia, un tessuto sghembo, che si aggruma in nodi, lascia strappi, alterna il vaniloquio della ragione e la razionalità visionaria.
Perché il libro, che sembra definire e raggelare le esperienze, è stato invece concepito come fulcro e matrice: ognuno dei dodici è rappresentante di milioni di possibili, e nella rete del possibile attira, in perenne movimento, sconfessando le forme, trasmettendo notizie improbabili, cataclismi ancora non necessari.
La prima antologia manifesto del Connettivismo è una scheggia dei grandi specchi innalzati di fronte al divenire: ma per alchimia olografica ne porta tutta la capacità riflettente, tutta la partecipata vibrazione.