recensione [inizi felici]
di Lorenzo Ireni
Supernova Express ha un merito: quello di sorprendere e fotografare un inizio. Il movimento connettivista, partito fra indugi e ripensamenti e poi rapidamente trascinato in velocità verso imprecisati orizzonti, traccia con questa antologia un primo bilancio delle proprie esperienze, visioni e capacità espressive. Come in tutti gli inizi, molto vi si trova di indeciso; ma tale indecisione è anche apertura, rinuncia ai pregiudizi. Tentare innesti vietati o ignorati nella pratica comune dell'artigiano di fantascienza, riscoprire vecchi marchingegni, scavare gallerie verso insospettati cieli sotterranei: gli scrittori connettivisti sperimentano così il paradigma olografico, a dimostrazione che in ogni frammento della realtà si manifesti il tutto. Vano, dunque, porre dei confini di genere: è invece la contaminazione che meglio si presta a narrare il vero.
Gli inizi sono anche il tempo in cui i nomi non vengono scelti, si manifestano; le contraddizioni convivono, se non felicemente, almeno senza necessità di spiegazioni; e attori e atti dell'immaginazione non si sono ancora raggrinziti in concetti. È solo questa condizione, una sorta di incrocio fortuito tra dimensioni altrimenti separate, a consentire l'incontro di poeti e matematici, vampiri e dischi volanti, bioingegneri e sciamani; solo su questo sfondo magmatico la tecnologia si accompagna alla divinazione, e l'esoterismo entra con pieno diritto nelle teorie cosmologiche.
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Resta, protetto dalla polvere, il vecchio bagaglio dei desideri e dei sogni, con i talismani dell'era analogica, le immagini potenti di un passato che non è mai trascorso. Il mondo, che le multinazionali del futuro credono di stringere nella morsa della tecnica, offre infiniti punti di fuga, angoli in ombra, livelli nascosti; presenze soccorritrici possono palesarsi, se invocate.