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Clelia

introduzione di Giovanni De Matteo

Fernando Fazzari è l’anima nera del connettivismo. I suoi racconti vedono personaggi al limite del grottesco aggirarsi per le strade di un mondo indecifrabile. I protagonisti vengono trascinati in situazioni paradossali, spinti dal caos più estremo, coinvolti in vicende che sembrano rispecchiare il teatro dell’assurdo del nostro macabro quotidiano (mediatico e non solo).

Eppure, fino alla fine, riescono a conservare una loro eroica lucidità, adattandosi alle dinamiche deliranti del mondo esterno.

Fazzari, collaboratore di realtà elettroniche importanti (Othersider.com, Il Ricettacolo, Thriller Magazine), è una delle voci più originali emerse dall’underground di questi ultimi anni. Eclettico, perfezionista, attento, si muove con disinvoltura tra i generi, piegandone i codici a vantaggio della sua corrosiva visionarietà. Proprio come William S. Burroughs, la lezione del quale Fazzari sembra aver appreso alla perfezione.

Il racconto che segue è un inebriante distillato di follia e inventiva, un delirio pulsante denso di simboli e immagini oniriche. L’unico avvertimento che mi sento di dare al lettore è: maneggiare con cautela. Può indurre assuefazione...

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