tratto da [l'hobby del signor Zafsky]
Luca Bonatesta è di sicuro tra gli autori più eclettici e interessanti della banda. La sua attività si propone come una continua ricerca, una caccia alla formula ideale che riassuma in sé l’impatto massimo dell’immagine... [CONTINUA]
Ore 06.45, a.m.
Big Garden, quartiere residenziale di Cleanland, Yowa, Stati Uniti d’Amnesia.
Panoramica a volo d’uccello su un labirinto di appartamenti prefabbricati color panna, crema e menta.
Scendiamo verso una delle case. Ci avviciniamo a una finestra.
Persiane aperte. Vetro che riflette i raggi del sole neonato.
Entriamo.
L’obiettivo si trasforma negli occhi di un insetto geneticamente modificato che vede la realtà come una sequenza cinematografica decostruita.
Primo piano di una lametta da barba. La lama scorre su una guancia. Crema bianca viene trascinata via. Pelle liscia e morbida. La lama scivola attorno al pomo d’adamo. Striscia accanto alla giugulare. Risale la pelle tesa del collo. Passa sotto il mento. Un esplosione di acqua. I resti del sapone sono lavati via. Nel liquido vorticante nel lavandino, il riflesso di un uomo. Primo piano di un volto, ripreso dal naso in giù, e di una mano che lo asciuga con una salvietta di spugna. Un pettine attraversa capelli castani. Particolare di due occhi riflessi nello specchio. Sono neri. Con riverberi grigio metallo.
Stacco. Dallo specchio del bagno a quello dell’ingresso.
Particolare del riflesso delle dita che sistemano il nodo alla cravatta. Premono e tirano la stoffa grigia a righe azzurre.
La vestizione solitaria è completata.
Con la chiarezza di una polaroid vediamo Fred Zafsky: un uomo dagli occhi neri, i capelli castani, tagliati corti e pettinati con una riga perfetta, in completo grigio e camicia azzurra.
Il suono del timer.
Fred Zafsky estrae un croissant dal forno a microonde.
Sibilo della caffettiera.
Il liquido nero e caldo scende nella tazza bianca di forma cilindrica.
Il croissant diventa morbido e caldo dentro il caffè ed è trasformato in poltiglia nella bocca di Fred Zafsky. L’intero croissant è inzuppato, masticato e ingerito. Il caffè è bevuto. Fred Zafsky si asciuga le labbra e il mento con un tovagliolo di cotone bianco a righe rosse e si alza da tavola. Torna nell’ingresso.
Fred Zafsky, impugnando una ventiquattrore di cuoio nero, si avvicina sempre di più all’obiettivo di una videocamera immaginaria, andando gradualmente fuori fuoco, mentre, dietro di lui, il suo riflesso, visto di schiena, si allontana verso una porta in attesa nel fondo dello specchio.