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Kiefer nello specchio
di 7di9

Una recensione dell'ultimo horror movie targato Alexander Aja, Riflessi di paura

TITOLO: Riflessi di paura; TITOLO ORIGINALE: Mirrors; REGIA: Alexandre Aja; PRODUZIONE: Romania/U.S.A. – 2008 – Horror; DURATA: 110'; INTERPRETI: Kiefer Sutherland, Paula Patton, Cameron Boyce, Erica Gluck, Amy Smart, Mary Beth Peil, John Shrapnel, Jason Flemyng; SCENEGGIATURA: Grégory Levasseur – Alexandre Aja; FOTOGRAFIA: Maxime Alexandre; SCENOGRAFIA: Joseph C. Nemec III; MONTAGGIO: Baxter; COSTUMI: Ellen Mirojnick, Michael Dennison; MUSICHE: Javier Navarrete; SITO WEB

Dopo aver ucciso per errore un poliziotto sotto copertura, l’agente Ben Carson ha perso il lavoro e la quiete mentale, oltre alla fiducia della famiglia. Sospeso dal suo incarico di detective della polizia di New York, nel tentativo di riconquistare l’affetto di sua moglie trova un impiego come guardia giurata notturna in un ex centro commerciale distrutto da un tragico incendio doloso cinquant’anni prima. Ma in quelle stanze buie ricoperte di polvere e annerite dal fuoco cominciano ben presto ad accadere strani e inquietanti fenomeni: gli specchi infatti sembrano vivere di vita propria, mostrando realtà inesistenti e terribili in grado di stravolgere la stessa realtà posta al di qua dello specchio. Dal loro interno appaiono corpi sfigurati che minacceranno la vita di Carson e quella della sua famiglia, e che spingeranno l’agente a intraprendere un’indagine complessa nel corso della quale si troverà obbligato a rischiare ogni cosa pur di tentare di salvare i propri cari.

Riflessi di paura è il remake americano di una produzione coreana datata 2003, diretta da Sung-ho Kim, dal titolo Geoul sokeuro, ed è anche un’operazione purtroppo riuscita a metà. Se infatti il solido impianto scenografico ed effettistico riesce a irretire lo spettatore in un’impeccabile macchina ambientale fatta di inferni suburbani dai toni scuri – e che si contrappongono alla luce brillante delle riprese in esterna – la componente prettamente narrativa lascia in parte a desiderare, barcollando in più punti, seppure con la preziosa eccezione dell’ottimo finale.

Il personaggio di Kiefer Sutherland poi è un cocktail funzionale di luoghi comuni: un poliziotto dal passato tormentato, schiavo dei medicinali ed ex alcolizzato, in cerca di un riscatto che non arriva. Nonostante questo, Sutherland offre una discreta interpretazione, molto umorale, in tutto e per tutto simile a quella a cui ci ha abituato nella serie televisiva 24, nei panni dell’antieroe americano vendicativo e fedele alla patria Jack Bauer.

Il regista Alexander Aja, dopo il notevole remake dai non troppo velati risvolti politici Le colline hanno gli occhi, offre un affresco terrificante della realtà quotidiana, dove anche il più banale degli oggetti, uno specchio, può trasformarsi in una porta per il peggiore degli inferni, riuscendo a incuriosire efficacemente lo spettatore sin dalle battute iniziali, quando gli elementi soprannaturali vengono disseminati con dovuta perizia, ma non riuscendo a mantenere lo stesso livello per l’intera durata della pellicola, la quale perde colpi a partire dalla fine della prima metà, e cioè dal momento in cui i fenomeni paranormali vengono confusamente rimessi al meccanismo delle spiegazioni. È in questa parte che lo script mostra alcune voragini difficilmente accettabili da parte di un qualsiasi appassionato del genere horror e più in generale di una fabula ben congegnata. Le premesse di una storia fantastica possono essere assurde, ma se il substrato causale non le supporta a dovere, il rischio è di vedere il teatro diegetico crollare alla prima incrinatura. E non sono sufficienti degli ottimi effetti speciali, una splendida fotografia e una non comune gestione della suspense a salvare il progetto. La fase delle spiegazioni in Riflessi di paura risulta alquanto noiosa e confusa, e fa sprofondare la pellicola nel mare magnum del cinema blockbuster. Il finale però, miracolosamente, come anticipato a inizio recensione, con un colpo di genio che non ci si aspetta, riesce a riportare a galla l’intera storia, regalando un’ottima chiusura che si distacca con forza dal soporifero pacchetto di spiegazioni (e che ricorda per certi versi l’inarrivabile finale di The Mist, capolavoro horror del regista Frank Darabont). Pochi minuti conclusivi che offrono un grandissimo Kiefer Sutherland e un senso di dispersione ontologica che solo le grandi storie di fantascienza sanno regalare. Questo particolare, unito ad alcune ben congegnate sequenze di puro cinema splatter (uno sgozzamento consumato a pochi centimetri dall’obiettivo, uno smascellamento raggelante, corpi che bruciano vivi provocando un tangibile disagio epidermico) confermano la stupefacente visionarietà del duo francese Levausser-Aja che, per cause ignote ma certamente legate al mondo delle megaproduzioni americane, non ha ancora confermato il talento visionario e narrativo mostrato nel cult horror Alta tensione. Aja e Levausser continuano a portare sul grande schermo carrellate di ottime lezioni sul cinema orrorifico, che si pongono ben al di sopra della media, ma che non sono ancora sufficienti per compiere quel balzo qualitativo che ci si aspetterebbe da una coppia autoriale artisticamente dotata promossa forse con troppa fretta nel pantheon hollywoodiano. Restiamo in attesa.

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