"Avanti, rendetelo reale!"

Attenzione: questa è una anagenesi. No, non è niente di contagioso, state tranquilli. Anche se potrebbe rivelarsi letale. Per noi, certo. Come insegna il passato, il lettore è immune a certi effetti collaterali che possono portare alla repentina estinzione di una iniziativa troppo ardita.

Ardita come nel caso delle nostre testate. Negli ultimi anni i nostri blog (Cybergoth e, sulla sua scia, Uno strano attrattore) sono stati sedi di un'attività cibernetica intensa, quasi frenetica: abbiamo forgiato versi, tentato speculazioni su scienza, tecnologia, cultura e società, sviluppando un discorso che trova nel cyberpunk, nella letteratura soprannaturale dei "grandi antichi" e nella sensibilità decadente le sue direttrici di ispirazione. Per anni è stata la Rete il nostro ambiente, l'habitat che ha alimentato e sostenuto la nostra vena espressiva. Adesso abbiamo deciso di cambiare. Abbiamo deciso che, alla fine, era giunto il tempo di mutare.

Il risultato è il libretto che stringete nelle mani. In gergo tecnico è detto fanzine, ma noi non vogliamo porci limiti di categoria. Dopotutto, quello delle fanzine è un ambiente sufficientemente dinamico da propiziare il cambiamento, e per di più anarchico. Questo da una parte ci offre quella vasta libertà di movimento di cui necessitiamo. Dall’altra ci espone ad un elevato rischio di estinzione.

Però, come tutti i giocatori, amiamo il rischio. Quindi abbiamo deciso di osare. Un po' di storia, dunque. Tutto ha avuto inizio in concomitanza con il solstizio d’inverno dell’anno appena trascorso. Un periodo decisamente vantaggioso per la rinascita e l’innovazione, come testimoniano leggende e tradizioni di ogni parte del mondo. In fondo è il momento dell’anno in cui, dopo giorni sempre più corti e più bui, il sole risale la china degli spazi celesti, riprendendo il suo ciclo astrale. Un miracolo che si consuma nelle tenebre. Il nuovo corso che fiorisce dalle ceneri di quello appena estinto, la vita che rinasce dalla morte.

In quella data – più o meno – abbiamo reso pubblico il manifesto del connettivismo che avrete modo di leggere nelle prossime pagine. Un documento ambizioso, certo, che ci ha dato la forza di definire con spirito critico il discorso che da tempo portavamo avanti. A suggellarlo è subito venuto l'evento di scrittura, una pratica a cui siamo sempre stati dediti sulle pagine di Cybergoth: una jam session interattiva, nella migliore tradizione bebop del Minston's Play House, il mitico club di Harlem dove nel 1941 un gruppo di artisti decise di rinnovare le regole del jazz. Versi, intuizioni, mistica e deliri: un tripudio di sensazioni che speriamo potrà essere stimolante nella lettura almeno quanto lo è stato per noi la stesura.

Per definire ulteriormente il discorso abbiamo raccolto su queste pagine anche due interventi critici. Se, con l'ostinazione che lo contraddistingue, X cerca di suggerire una qualche linea di interpretazione al manifesto nel pezzo intitolato Niente mappe per questi territori, la morte del cyberpunk nel suo compimento definitivo viene cantata in Siamo alla svolta, una speculazione sui nostri tempi tracciata con l'attenzione alla tecnologia che da tempo ormai Zoon ha eletto a sua bandiera.

Seguono poi versi scelti e due racconti che sono quasi poemi in prosa: l'ormai storico Venezia, mon ami, in cui con qualche anno di anticipo sui tempi Zoon fa i conti con questo salto prigoginico, e Terre morte, una digressione futuristica di X nei territori della nostalgia, chiaro omaggio alla lezione di J.G. Ballard.

Il piatto non è ricchissimo, è chiaro, ma speriamo che soddisfi anche i più fini tra i palati in ascolto. Non dimentichiamo che questo è un numero zero e l’offerta, per cause di forza maggiore, è limitata. Abbiamo cercato di offrirvi però quanto di meglio potevamo, consci del fatto che dal vostro gradimento dipenderà la sorte della neonata NeXT.

Prima di chiudere, ci piace riallacciarci alla newsletter pubblicata per celebrare la prima settimana di attività del Movimento. È una esigenza di continuità ad imporcelo, la volontà di sottolineare nel cambiamento la naturale evoluzione del passato. Quella newsletter portava lo stesso titolo di questo editoriale, e si concludeva con la citazione dello storico invito di Bruce Sterling al nuovo underground letterario di coagularsi per prevenire una fatale dispersione di forze. Le sue parole, testualmente citate dall'ultimo articolo della sua serie sul cyberpunk scritti nel 1991 per la rivista Interzone, sono riportate nel seguito.

"Tuttavia gli anni Novanta non appartengono ai cyberpunk. Saremo lì a lavorare, ma non siamo il Movimento, non siamo neanche noi, non più. I Novanta apparterranno alla prossima generazione, quella cresciuta negli anni Ottanta. Potere e miglior sorte all'underground degli anni Novanta. Non vi conosco, ma so che ci siete. In piedi, il giorno è vostro. Ballate sui tavoli. Avanti, rendetelo reale, si può fare. Lo so. Ci sono stato".

Anche se con un po' di ritardo, noi ce l’abbiamo messa tutta per seguire il suo insegnamento, facendo tesoro dei suoi consigli. Speriamo di non aver osato volare troppo in alto.