Niente mappe per questi territori
di X

Viviamo strani giorni. Il progresso delle comunicazioni, non solo quelle telematiche, ha aperto scenari che solo fino a qualche decennio fa erano a malapena plausibili sulle pagine di qualche buon autore di fantascienza. Invece adesso è possibile spostarsi, sia fisicamente che mentalmente, da un punto all’altro del pianeta (e di quell'ideosfera chiamata Internet) senza troppe complicazioni. Ti svegli nella tua stanza di un tranquillo quartiere di periferia a Roma, accendi il tuo computer, avvii il browser. Un minuto in tutto, forse meno. Un click e sei nel cyberspazio, un altro click e sei dall'altra parte del mondo. Tokyo, Los Angeles, Mosca, Berlino. Un click e acquisti vino prodotto da coltivatori italiani emigrati in Australia. Un click e compri un biglietto aereo per Londra da una compagnia low cost. Con il dovuto anticipo ti bastano cinquanta euro per un week-end a Londra, andata e ritorno. Il mondo è connesso, la realtà è sotto i nostri occhi ogni giorno ma siamo abituati a tal punto al suo aspetto da poterci permettere il lusso di ignorarne i meccanismi che la regolano.

Piccola parentesi di critica sociopolitica. Questo è ovviamente un discorso valido per l'occidente e per tutti gli abitanti di quell’enorme città che un tempo era il villaggio globale. Gli altri, quelli dei margini, relegati in posizione subalterna dalla dura legge del mercato, stanno a guardare. Noi, con la nostra ingordigia o anche solo con l'indifferenza che è un po' la norma comportamentale di questi tempi, abbiamo contribuito alla loro condanna. Volenti o nolenti, consapevoli o meno, siamo stati i mandanti della loro esecuzione. Due miliardi di persone vive sotto la soglia di povertà, in zone depresse o alle propaggini di civilissime – e ambiziose – metropoli: anche da questa parte del confine c'è gente ignara delle più elementari comodità che sono concesse ai loro simili rinchiusi, a qualche chilometro dalla baraccopoli, nell'agio di una torre di cristallo. Gente come te. E queste persone ti guardano e non capiscono. Non possono fare altro. Resteranno a farlo fino a quando non si decideranno a prendere il destino nelle loro mani.

Lo scenario è complesso, questo è evidente. Balza subito all’occhio. Ma è pure dinamico. I cambiamenti nel nostro modo di vivere, nelle nostre abitudini, nel nostro mondo, si susseguono ad un ritmo vertiginoso. L’entropia incalza. La tecnologia ha dischiuso nuove porte alla nostra percezione, finendo per confondere il proprio ruolo con quello che un tempo era esclusiva delle droghe. Le tecnologie non solo producono nuovi consumi, ma anche nuove e più sofisticate forme di assuefazione. Il telefono cellulare è diventato una protesi per milioni di giovani, di uomini, di donne: le suonerie scandiscono i tempi della giornata, la facilità d’uso e raggiungibilità ha annullato la percezione della solitudine, ha sostituito l'inganno al disagio dell'alienazione. Il sistema nervoso umano è lento nel reagire a determinati stimoli. Ma anche il consumo mediatico è mutato. Basta dare uno sguardo alla pubblicità di oggi e confrontarla con gli spot di qualche anno fa. La confezione patinata ed elegante non basta più a nascondere il gelo asettico delle luci proiettate sulle nostre abitudini. Una radiazione ultravioletta studiata per reprimere sul nascere ogni tentativo di dispersione, ogni alternativa al conformismo. E le forme bombate dei prodotti di consumo richiamano alla mente quelle calde e rassicuranti del corpo materno: abbastanza da generare intorpidimento nei sensi.

È una forma avanzata di controllo mentale. Il padrone tiene buoni gli schiavi agendo direttamente sui loro centri del piacere e del bisogno. L'illusione di appagamento è bilanciata dalla continua generazione di desiderio: in questo equilibrio instabile si perpetua il potere. Vi sembrerà strano: ricordo come voi le luci verdi della contraerea irachena illuminare a giorno la notte sopra Baghdad, nemmeno quindici anni fa. Io c’ero, posso dire lo stesso di tutti voi. Ero lì, lontano dagli eventi più di tremila chilometri eppure separato da essi solo da uno schermo di vetro: vedevo tutto. Sentivo le esplosioni, come ai mondiali di calcio avevo la comodità del commento in diretta. Ma, quella che vedevo, era davvero la Storia? Chi può dirmi che quella non fosse solo la storia che qualcuno mi stava raccontando, che voleva farmi credere con la stessa facilità con cui si indurrebbe al sogno un bambino? Qualcuno può farlo?

L’informazione è alla portata di tutti, obietterà qualcuno. Impossibile qualsiasi forma di controllo o filtraggio della notizia, da quando CNN e Internet hanno inaugurato la Nuova Era. Ma i risultati piuttosto scadenti raggiunti dalla televisione in termini di libertà di informazione legittima una riflessione sull’autenticità della stessa su Intenet. Basta un click e una catena di dati scorre davanti ai tuoi occhi. Ma non basta un click per comprendere il reale. Serve di più per stare al passo con un mondo che cambia, per non venire sopraffatti dal gioco alieno che si svolge sopra le nostre teste, mentre i giocatori cambiano le regole dalla mattina alla sera. Non è sufficiente restare a guardare.

La comprensione esige l’atto morale dell’intervento: di un impegno in prima linea. Devi associare le diverse tessere per comprendere il disegno complessivo del mosaico. Devi collegare le diverse informazioni per penetrare l’aspetto superficiale del reale. Devi svegliarti, devi muoverti.

L'informazione non è statica, scorre. Fluisce. Fugge. Devi correre per raggiungerla, devi legarla con dei vincoli ad altre fonti di comprensione per raggiungere il tuo obiettivo finale: la conoscenza.

Devi costruire un tuo sistema di riferimento. Ricordi Cartesio? Cogito ergo sum. Non penso. Ergo: non esisto.

E allora cosa stai aspettando? Siamo senza mappa, è vero. Ci muoviamo in un territorio mutevole è sconosciuto, non possiamo negarlo. Ma così il gioco è anche più divertente.

Puoi continuare così certo. Con la tua vita, le sue regole, la sua familiarità. Nessuno te lo impedisce. Ma il mondo corre, la Storia ti lascia indietro ogni minuto che passa. Ogni secondo è oro. Nessuno si fermerà ad aspettarti.

Quindi?

Comincia a correre.