Esercizio di proiezione

La notizia che un primitivo occhio bionico è stato approntato da una società privata americana ha davvero del sensazionale. Molti ricorderanno le gesta dell’uomo da sei milioni di dollari, che aveva addirittura la possibilità di zoomare l'immagine che vedeva per poter meglio apprezzare dettagli che sfuggivano all’occhio umano dei suoi nemici o colleghi; per il volgo avere l'occhio bionico significa esattamente questo: eseguire un esercizio ottico in modo da vedere meglio ciò che ad altri sfugge. Nulla di più.

Quello che voglio proporvi, ora, è un altro esercizio, stavolta di fantasia – scoprirete poi quanta fantasia esiste in questo lavorio mentale e quanta realtà, invece, vi è contenuta.

Al di là di come è realmente costituito l'apparato visivo artificiale vorrei che portaste, per un attimo, la vostra immaginazione al momento in cui sarà possibile installare anche un chip di materiale biologico e conduttivo – non silicio, quindi, ma proteine, ad esempio – nel bulbo oculare, o direttamente sul nervo ottico, magari insieme ad una videocamera minuta ma capace di integrarsi con l'organismo senza fenomeni di rigetto. Fantascienza? Non troppo, perché già l'occhio bionico che ho menzionato sopra è formato da elettrodi e da un microchip – di silicio, è vero – dalle dimensioni di tre millimetri, piazzato dietro la retina; manca ancora la videocamera integrata, ma qualcuno ha dubbi sul fatto che sia solo un problema di tempo per realizzarla?

Concedetemi, quindi, questa possibilità per niente remota: un non vedente che ha montato nel suo cranio un apparato che gli permette di vedere, quindi di capire cosa vede - magari non perfettamente - ciò che lo circonda. Andiamo al passo successivo?

Provate ad immaginare la possibilità d’integrare all'occhio bionico l’eventualità di far udire suoni. Mi spiego meglio: proviamo a considerare il caso di un non vedente afflitto anche da sordità. Inserito un chip nel cranio, ci sarebbero difficoltà ad inserirne un altro, in grado di leggere i segnali sonori? Immagino proprio di no, anche perché lo stesso discorso fatto per l’occhio bionico potrebbe essere ricreato – opportunamente adattato – pure per un orecchio bionico. Attualmente, per l'occhio bionico il coordinamento delle informazioni avviene su un microcomputer esterno al corpo umano, ma secondo voi ci sarebbero grandi problemi ad integrarlo nell’organismo, da qui a venti anni, per esempio? Io credo di no.

Impiantato il microcomputer avremmo la possibilità di far vivere una buona qualità di vita a molti umani che oggi non vedono e/o non sentono, oppure non percepiscono odori e/o sapori. Avremmo nella testa, noi umani quasi postumani, una serie di sensori in grado di garantirci ciò che la natura o il destino ci ha tolto.

Ma non solo.

Fin qui ho soltanto fatto riferimento a coloro che hanno disturbi più o meno gravi dei principali sensi, ma ho omesso di dirvi l’estrapolazione più fantastica: se ho un chip sul bulbo oculare e sul nervo uditivo, e anche un microcomputer dentro di me che coordina, dotato anche di una piccola memoria interna, posso fissare in quella stessa memoria un fotogramma o un piccolo filmato – attenzione, sarebbe proprio ciò che ho visto! - magari associandoci anche il suono che in quel momento si stava producendo intorno a me. Pensate ad una festa di compleanno: vedo la torta, sento gli applausi e le urla d’auguri, e fermo quell'istante nella memoria interna al microchip che ho in testa. Esattamente la stessa cosa che fate oggi con un telefonino di nemmeno ultima generazione. Vi dice nulla tutto ciò? Ho realizzato un filmatino multimediale, che posso spedire al mio telefonino per trasmettere, che so, un MMS dell’esperienza che ho realmente vissuto. A questo punto, è inutile dirvi che potrei colorare il tutto con le sfumature del mio stato d’animo, proprio quello che avevo nel momento in cui eseguivo la registrazione del clip, ma è correre un po' troppo ed è bene che ciò e molto altro rimanga ancora nella fantascienza.

Vi sentite di affermare ancora che ciò che ho appena detto possiede un'alta percentuale di fantasia oppure cominciate a capire le straordinarie potenzialità che si aprono all’umanità, così da sfociare nella postumanità? Mi sono tenuto basso, molto basso; ho semplicemente estrapolato da un fatto vero un possibile scenario verificabile da qui a pochi anni, forse davvero una ventina.

Il cyberpunk è proprio morto.

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