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Eden
di Francesco Cortonesi

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Francesco Cortonesi, classe 1971, di Arezzo, ha lavorato come speaker radiofonico notturno ed è cofondatore di Filmhorror, tra i portali di riferimento del cinema horror in Italia. I cortometraggi nati dalle sue sceneggiature si sono segnalati ai più importanti festival nazionali dedicati al cinema horror. Suoi racconti sono stati pubblicati da Ferrara Edizioni, Alacran, Kipple Officina Libraria e Dagon Press. Attualmente sta lavorando, insieme a Federico Greco (Road to L) e Danilo Arona (L’Estate di Montebuio) alla progettazione di una serie TV di fantascienza. Tra i suoi lavori più recenti si distinguono NOF4: È fantascienza, non follia!, video reading dedicato alla figura di Oreste Fernando Nannetti, internato nel manicomio di Volterra, e al monumentale libro-graffito che scolpì con una fibbia sulle pareti del reparto in cui era ricoverato (una storia lunga quasi 300 metri che parla di sistemi telepatici, uomini invisibili, macchine, aerei e misteriose astronavi), e il concept book Gotham Polaroid, che documenta storie e leggende della città del Cavaliere Oscuro. Nel racconto che vi presentiamo Francesco proietta il lettore in uno scenario da sogno. Ma la realtà preme sui suoi bordi e presto i protagonisti dovranno prenderne atto, scrollandosi di dosso l'innocenza di un'età perduta, destinata ormai a rivivere solo nel sogno condiviso della loro adolescenza. - X

Nel salire non incrociò nessuno e quando giunse al secondo piano, frugò in ogni stanza, accendendo tutte le luci via via che passava da una all’altra, in cerca di chi poteva aver prodotto quei rumori.
Non c’era nessuno.
I fantasmi di Rowan Oak – William Faulkner

Non avevano neanche quindici anni. Stavano distesi sulla spiaggia bianchissima. Distesi sotto il sole tiepido del primo mattino sui loro asciugamani uguali. Distesi sotto un cielo azzurro come il fiocco di un neonato.
Si tenevano per mano, travolti da un amore immenso, puro e ingenuo come solo a quell’età si riesce a provare. Ascoltavano in silenzio il leggero infrangersi delle onde che dopo tanto li stava riconciliando con l’esterno.
– Sposiamoci – disse lui all’improvviso.
Lei si voltò stringendogli la mano, come se tutto a un tratto lui fosse potuto svanire.
– Come? – domandò.
Sposiamoci!
Lei chiuse gli occhi per un istante, mentre il suo cuore sembrava una barca sbattuta sugli scogli dal mare in tempesta, poi si buttò tra le sue braccia e cominciò a baciarlo.
– Oh, dio… – sussurrò. – Non può essere vero!
Lui le accarezzò i capelli, guardandola negli occhi. Ancora una volta si stupì di quanto erano verdi. Gli occhi più belli che avesse mai visto. Assolutamente irresistibili.
– Ti amo – le disse. – Ti amo e voglio sposarti.
Lei si alzò di scatto. – Stai mentendo! Dimmelo ancora sei hai il coraggio! – esclamò sorridendo e incrociò le braccia in segno di sfida.
Lui le mise le mani sui fianchi e la riportò a sé.
– Ti amo e voglio sposarti – le disse sottovoce all’orecchio. – Voglio sposarti oggi. Qui!
– Tu sei pazzo – disse lei ridendo. – Non possiamo sposarci.
– Perché? Chi può impedircelo?
– E chi ci farà da testimone, visto che siamo solo io e te?
– Che significa? – rispose lui. – Credi davvero che sia necessario qualcuno per dichiararci marito e moglie?
– Maledetto bugiardo! – sibilò lei, fingendosi arrabbiata. – Avevi programmato tutto!
– Ok, lo ammetto, non è una cosa che mi è venuta in mente adesso.
Lei non riuscì a far altro che ripetere: – Oh, mio dio – poi appoggiò le labbra sulla sua bocca.
E si lasciò andare.

Il sole si era fatto più caldo.
Lui le passò la conchiglia. L’aveva presa in un museo il mese prima, l’ultima volta che era stato giù in città.
Lei restò per un istante a guardarla sul palmo della mano, come ipnotizzata. Non ne aveva mai vista una così da vicino, e quasi si era dimenticata come potessero essere incredibilmente meravigliose e complesse. I film non rendevano l’idea.
– Ti prendo come mia legittima sposa e prometto di esserti fedele per sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e… com’è che diceva?
– Non importa – sussurrò lei abbracciandolo. – Puoi baciare la sposa.

Il sole era adesso rovente e sembrava un’enorme palla di cannone sul punto di colpire la Terra. La distesa azzurra davanti a loro era immobile e silenziosa come un lago di montagna. Presto sarebbe stato impossibile resistere fuori anche solo per qualche minuto, eppure non avevano nessuna voglia di andarsene. Chissà quando gli sarebbe ricapitata una giornata così, ammesso che ce ne sarebbe stata un’altra.
– E se questa volta fosse vero? – disse lui abbracciandosi le ginocchia.
Lei le appoggio la testa sulla spalla.
– Oh… andiamo! Non dirmi che hai qualche dubbio?
Lui le accarezzò la guancia, senza distogliere lo sguardo dal mare e continuando a fissarlo con una certa solennità.
– No, non proprio – rispose lui. – Ma potrebbe essere così.
Lei gli sfiorò il dorso della mano con le labbra.
– Invece tutte le altre volte? Prima il 20 Giugno, poi il 25 Dicembre e infine il 6 Marzo scorso. Eppure siamo ancora qui. No, non ci credo, stanno mentendo. E poi, se anche fosse, non avrebbero mai il coraggio di farlo.
– E noi? Noi avremo il coraggio di farlo?
– Noi siamo i buoni – disse lei sorridendo.

Si rimisero le tute di ordinanza e dopo aver piegato gli asciugamani tornarono al sentiero, non prima però di aver dato un’ultima occhiata al mare. Pensarono a tutte le storie che avevano sentito dai loro genitori.
Forse un giorno tutto sarebbe tornato come prima.

Salirono fino all’entrata del bunker e prima di usare il dispositivo di riconoscimento vocale, si baciarono ancora.
Come sbucati dal nulla, improvvisamente due bombardieri solcarono il cielo volando a bassa quota e passando proprio sopra le loro teste.
Entrambi salutarono sorridendo gli aerei. Lei poi d’istinto guardò ancora una volta la conchiglia che teneva in mano e pensò che era stata davvero una giornata meravigliosa, che non si era mai sentita tanto felice, e che il mare era bello anche così, senza vita, se visto con gli occhi di una ragazza innamorata…

Si era fatto tardi.
La pausa era finita.
Dovevano tornare al lavoro. A cercare di finire in tempo la Bomba.
Entrarono senza che li vedesse nessuno.
Ormai, intorno a loro c’erano solo città fantasma.

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