Siamo alla svolta
di Zoon

Le connessioni Bluetooth consentono anche ai virus di autopropagarsi nell'aria, quasi come se si trattasse dell'influenza.

Non è un brano cyberpunk. È l'estratto da un articolo di Gsmbox.it che racconta della diffusione di virus sugli smartphone – i telefonini simili ai pc – dotati, come quest’ultimi, di sistema operativo. L'attualità ha superato la fantasia; ciò che i cantori del cyberpunk configuravano venti anni fa come futuro ora è diventato il presente. È la pietra tombale del cyberpunk, esso non ha più motivo di esistere né di essere rincorso, seguito, perseguito, perché del cyberpunk se ne occupano ormai i giornali quotidiani.

Qui, su queste pagine, non credo si parlerà mai apertamente di quel movimento, anche se è stato fondamentale per farci arrivare al punto di maturazione che leggete tutti i giorni sia sul blog Cybergoth che su Uno strano attrattore – le fucine del Connettivismo e delle indagini sugli oscuri metaterritori occulti – una marcia di avvicinamento a qualcosa che è ancora sconosciuto e che continuerà anche qui, su quest'esperimento cartaceo che ci coinvolge quanto l'idea di saggiare nuove dimensioni quantistiche dell'occulto.

Siamo ormai lontani – noi – dal cyberpunk, ma leggerlo ci procura sempre quel brivido vitale che fa guardare alle nostre paranoie interiori con un occhio quasi retrò, un misto di benevolenza e compassione di chi sa com'è andato il passato, perfetto perché non ha più nulla da regalarci. Rimaniamo per qualche istante muti nella contemplazione di quell'oggetto morto e ne facciamo ugualmente tesoro; restiamo solo qualche istante fissi nel ricordo delle prese craniali, memori delle lezioni che ci hanno impartito e coscienti che è stato solo l'inizio del tendere verso il postumanismo, alla ricerca di verità quantistiche e sforamenti dimensionali ad opera dei Grandi Antichi.

Così, possiamo ben affermare che è finalmente morto il cyberpunk. Connettivismo, next step to the multiple real thing...