>NeXT | Estratti iterazione 01
Noi saremo tutto

In principio era lo Zero.
Lo Zero era presso NeXT.
Lo Zero era NeXT.
NeXT disse: "Fiat nexum".
E la connessione fu.

Caro lettore, benvenuto su queste pagine. Se sei uno di quei pochi eletti che hanno già avuto occasione di leggerci nella nostra uscita di prova, il fantomatico numero 0, allora significa che qualcosa di buono, in quell’altra manciata di pagine che ha preceduto questa, l’hai trovata oppure speri di rifarti con queste del tuo tempo perduto o forse, più semplicemente, vuoi verificare fin dove riusciremo a spingere il tuo disgusto: a te, dunque, bentrovato.

La citazione con cui apriamo questo editoriale è tratta dal testo apocrifo Il Vangelo secondo Me, la cui lettura ti consigliamo caldamente, e serve bene a introdurre lo scopo di NeXT. Nella speranza di non sembrarti pedanti, passiamo quindi alla parafrasi delle scritture perché una indagine storica parte sempre da un’accurata analisi delle fonti. È opportuno notare, incidentalmente, come l’anonimo evangelista abbia dato una dimostrazione inconfutabile delle sue doti precognitive. Risalendo alle radici dell’albero della vita di NeXT, troviamo infatti una rete di luoghi cibernetici: questa rete aveva come gangli vitali i blog Cybergoth e Uno strano attrattore e il sito letterario anomalo Domist.

Questa rete è il nostro punto di partenza: è l’origine del moto, per sua natura privo di fisicità (lo zero richiama tradizionalmente l’assenza, il vuoto). Dall’interazione sistematica tra questi nodi nacque l’idea di una sinergia. Oppure nacque semplicemente la sinergia, senza troppi corollari. La sinergia era tutto, finché il sincronismo non ci suggerì che forse era tempo di migrare. In termini darwiniani, si trattava di evolvere per sopravvivere. Perché l’assenza di un corpo aveva cominciato a urlare: la volontà di una manifestazione si era fatta pressante. La nostra rete anelava a un corpo, la danza spettrale degli elettroni non bastava più. Così si compì il miracolo. Attraverso la connessione, l’idea mutò in azione e acquisì forma e sostanza: quella che ora stringi tra le mani.

Il tema, anche esulando da considerazioni di ordine superiore (di natura escatologica quando non strettamente metafisica), è di cocente attualità. Nella cosiddetta era dell’informazione, in un mondo così massivamente connesso da essersi ormai tramutato in un paesaggio multimediale, dove uno schermo, una tastiera, un processore e un modem bastano a darti accesso alla rete e metterti in contatto con il resto del pianeta (o quanto meno quella larga porzione di esso che è connesso), un ritorno alla concretezza della carta è un atto di coraggio che potrebbe essere erroneamente accreditato di uno spirito reazionario. Urge dunque una precisazione. NeXT nasce da un lavoro che si è compiuto, oltre che nelle menti degli ideatori, solo ed esclusivamente nel non-luogo del cyberspazio: l’attività dei nostri siti ne è la testimonianza, attività che non si è interrotta con la nascita di NeXT ma è andata avanti con la solita costanza. NeXT risponde più che altro a una esigenza fisica: il bisogno di avere qualcosa da sfogliare, da annusare, da stropicciare. Qualcosa, perché no, da leggere anche mentre si è in altre faccende affaccendati... qualcosa da saggiare con mano. NeXT è tutto questo, e si affianca all’attività che prosegue in rete, dall’altra parte dell’interfaccia. Allora perché la carta? Perché NeXT nasce per venire incontro all’esigenza del lettore di ripristinare un nesso con la realtà, dopo l’iperstimolazione mediatica a cui è quotidianamente esposto, e per soddisfare il piacere dell’autore (a suo modo, una forma di vanagloria) e permettergli di sfruttare un canale che solitamente gli è precluso da forze contrarie.

Gli ingredienti erano questi. È bastato mescolare il tutto, agitare e lasciare decantare i propositi, per ottenere la rivista che ti appresti a sfogliare.

L’anagenesi, dunque, è compiuta. La nuova forma di vita è scaturita dal flusso di dati. Ha acquisito concretezza. Il suo nome è NeXT. La carta è diventata il veicolo del messaggio e si affianca alla danza degli elettroni.

Chiusa questa istruttiva parentesi filologica (filogenetica?), veniamo a noi.

Prima di passare alla descrizione di questo numero, vogliamo rivolgere un ringraziamento a tutti coloro hanno testimoniato con partecipazione la nascita della nostra iniziativa. Quindi, in ordine sparso, un grazie a Silvio Sosio e al Corriere della Fantascienza, la storica testata on line che ormai da diversi anni è il punto di riferimento per i naviganti della rete affetti da nostalgia del futuro; a Luigi Lorusso e Radio Onda Rossa, per aver concesso a NeXT l’indispensabile supporto logistico per il nostro piano di invasione dell’etere; ai ragazzi di Horror Magazine, che stanno facendo un ottimo lavoro; a Alessio Valsecchi e la sua Tela Nera, per i consigli e l’aiuto prezioso; agli amici Perla Pugi e Giuliano Pistolesi, di Othersider, per le critiche sempre costruttive e l’appoggio dato all’iniziativa e ai suoi futuri sviluppi. E a tutti quelli che, al momento, ci sfuggono. Loro sanno chi sono.

Dunque, chiusa questa parentesi doverosa, parliamo di questa prima autentica manifestazione.

Forti dell’esperienza maturata col numero 0, speriamo di offrire al lettore fiducioso un numero tanto ricco dal punto di vista contenutistico quanto fruibile sotto quello formale. Nelle 64 pagine di questo fascicolo troverete già ampiamente costituita l’ossatura dei prossimi numeri: le rubriche saranno quelle che ci accompagneranno ad ogni uscita, lo spazio dedicato alla poesia, alle arti figurative e alla narrativa saranno grosso modo gli stessi. Passiamo dunque a presentare le varie sezioni. Innanzitutto, abbiamo due rubriche di approfondimento curate da Zoon e dedicate alla scienza e alla tecnologia: mutuando i nomi dal linguaggio cinematografico, abbiamo deciso di chiamarle Zoom e Focus. In questo numero, Zoom prende le mosse da una intervista al dottor Stanislav Grof per fare un po’ di luce sulla scuola transpersonale, l’ultima metodologia nata in ambito psicologico per esplorare i meandri più reconditi della mente e della coscienza umana. Focus, invece, si esibisce in un esercizio di proiezione a partire dall’ultimo annuncio dato in materia di integrazione cibernetica. Tempi Moderni è la rubrica dedicata all’estrapolazione scientifico-tecnologica: nel suo articolo dedicato al futuro della computazione, X cerca di illustrare le possibili soluzioni della crisi che di qui a qualche anno si abbatterà sulle metodologie realizzative dei componenti elettronici per l’elaborazione dell’informazione.

Le Visioni dall’Infinito ci offrono poi una panoramica sul mondo delle arti figurative. In questo numero abbiamo l’onore di presentarvi due evocativi dipinti di una raffinata artista toscana: Amarilli. Ai posteri... ci proporrà invece le storie delle figure del passato che hanno esercitato la maggiore influenza sul nostro cammino spirituale: come nocchieri spettrali, poeti, scrittori e artisti ci condurranno nel loro mondo. In questo primo numero, avremo il privilegio di ascoltare la voce del titano Vladimir Majakovskij, captata dalle onde siderali del metacosmo.

L’Angolo dei poeti estinti presenta un ricco e variegato campionario di versi, mentre ancor più ricca e succulenta promette di essere la sezione dedicata alla narrativa. In questo primo numero, abbiamo il piacere di presentarvi un’accuratissima selezione di racconti. Si comincia con Il mattino dei maghi, illuminante incursione di Zoon nei territori mentali aperti dalle nuove tecnologie, un apologo della connessione vista come chiave di accesso a un superiore livello di comprensione della realtà. Si prosegue con Pykmil e l’emblematico Chi sono io?, un saggio della sua vocazione all’impegno, impreziosito da un’atmosfera dickiana. È quindi il turno di Ubi, che con l’adrenalinico Border ci proietta nella gelida prospettiva dei suburbi moscoviti, dove una oscura minaccia attende in agguato la Squadra Speciale Alpha. Filth, con il romantico Viola, dipinge con mano sicura la crisi creativa di un artista di un futuro prossimo venturo, sullo sfondo di un’Europa ormai in piena decadenza. A seguire, 2x0 narra con toni da favola l’epopea che ebbe per tema una rivoluzionaria tecnologia in grado di proiettare intere nuove realtà e vide per protagonisti I giocolieri. Che dite, può bastare? Ma noi connettivisti siamo generosi, e dunque vi offriamo un ultimo giro di bevute a spese della casa. Deadtoday rievoca spettri di scespiriana memoria e li traspone in un contesto futuristico di esplorazione spaziale: Tumulo su Elsinòr è un distillato di perizia narrativa e talento registico. X, dal canto suo, azzarda un Elogio della fuga come un cappio bagnato di scarso valore e ci ripropone una storia che ha già avuto luogo (e tempo) in un altro punto del continuum.

Dulcis in fundo, non poteva certo mancare il Manifesto del connettivismo: l’unica traccia concessa al lettore per seguire i nostri pellegrinaggi mentali.

Come potete vedere, le premesse per soddisfare i gusti più diversi ci sono tutte. Il connettivismo si muove tra atmosfere allucinate, decadenti e visionarie, in prospettive cosmiche ed esistenziali fuori dagli schemi. I nostri sono territori da esplorare, da scoprire senza l’ausilio di mappe. E se vorrete concederci l’onore di perdervi in essi, non fatevi prendere dal panico: sarete in buona compagnia. Un giorno, ci giochiamo quello che volete, noi saremo tutto.