>Versi
Dispaccio clandestino da un quasar morto

::::MAGAZINE::::

  • PAGINE:
  • [1]

Un omaggio a J.G. Ballard, firmato da Giovanni De Matteo, Fernando Fazzari e Domenico Mastrapasqua.

Apprendere l’alfabeto dell’inferno
oltre la barriera del sogno,
scorrendo cartografie psichiche
affidate alla marea.
Dentro e fuori lo spazio,
un messaggio codificato
nello schema frattale
di ricordi corallini.

Le torri di lancio erano ormai in disarmo,
protese senza più forza verso orbite morte,
sorrette appena dalla volontà del metallo
contro il cielo incandescente del domani.
James Dean ultrasonici continuavano a iterare
la loro gara con la morte, una corsa
infinita contro il tempo tra le ombre
proiettate da Hollywood.
Sulle direttrici spinali avvampavano
rune e ideogrammi, geroglifici
di una razza di veggenti ciechi.
E di notte, tra le carcasse di giganti arenati
su spiagge intrise di radiazioni,
ci fermavamo in ascolto
della musica temporale di quasar morti.

Le tenebre del risveglio ristagnavano
nel caldo sentore di proliferazioni minerali.
Una foresta al di là del tempo pacificato delle dune,
dove rettili tracciavano i confini
della nuova nazione mediatica
eiaculando miraggi e cascate di elettricità e sesso.

Ora, gangli autostradali in disuso continuano
a ricamare trappole neurali,
collegano città pulsanti come organi vivi
con hangar abbandonati in periferie corticali.
Bruciano i manifesti agli angoli delle strade
e sulle superfici di architetture sepolte.
Esplodono le palpebre di Jackie,
le dune epidermiche di Karen Nowotny
– pioggia di napalm su Marilyn Monroe
– Kline, Coma e Xero
sfumano nel clangore delle lamiere.

E noi seguiamo le impronte
lasciate ai bordi delle rampe deserte di Wake Island,
sulla spiaggia terminale che abbraccia
il panorama in codice del Novecento
e lo espone, nudo, allo sguardo interno.
Scandagliamo l’orbita bassa
a caccia dei relitti aerospaziali
del nostro presente.
Ancora adesso nella notte ristagna
l’eco elettromagnetica
di galassie perdute.

  • PAGINE:
  • [1]