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2001: odissea (alternativa) nel superspazio

In esclusiva per i lettori di Next-Station.org, il grande Giuseppe Lippi rilegge il capolavoro di Stanley Kubrick, di cui ha da poco curato il fondamentale Dizionario ragionato (Editore Le Mani), e ci regala un soggetto per un 2001 odissea nello spazio alternativo. Un divertissement che rasenta il gioco ucronico e che regalerà più di un brivido di piacere agli amanti della fantascienza e del paradosso. Come sarebbe stato il film forse più importante nell'immaginario del XX secolo, se il suo regista si fosse ispirato a un racconto di Arthur C. Clarke diverso da La Sentinella? Basandosi su I nove miliardi di nomi di Dio prova a darci una risposta l'eclettico curatore di "Urania", alla sua iniziazione da connettivista. - GDM

Che sarebbe successo se Kubrick avesse scelto “I nove miliardi di nomi di Dio” come soggetto del suo film, mettendo “La sentinella” nel dimenticatoio? Proviamo a immaginarlo.

L’alba del monaco. In un antichissimo monastero tibetano alcuni monaci dal cranio rasato usano il pallottoliere per calcolare i nove miliardi di nomi di Dio. “Ma in questo modo”, sbotta il monaco Guarda-che-Lentezza, “impiegheremo centoventiquattromila anni!” “Se non di più”, conferma il monaco calcolatore. Si decide perciò di lasciare un testamento al futuro, quando saranno inventati i computer. “Ordinatene uno e calcolate in fretta i nove miliardi”, ordina il messaggio. Che viene chiuso in una biglia e fatto rotolare tra le Sabbie del tempo.
Stacco sulla biglia che rotola dalle Sabbie fra le dita di un monaco moderno. Questi la apre, legge le istruzioni e acquista un avanzatissimo calcolatore. Il progetto ha inizio, ma in America qualcuno subodora il pericolo. “Non è possibile”, si chiede lo scienziato Ehi Mo’ Floyd, “che una volta calcolati i nove miliardi di nomi di Dio l’universo abbia semplicemente esaurito il suo scopo?” (Rabbrividisce: è ancora giovane e sa che il computer tibetano porterà a termine il suo compito in meno di tre anni.) Va quindi sulla luna e convince il consiglio della NASA ad allestire una veloce spedizione ai confini del sistema solare per osservare eventuali anomalie nel cosmo.

Missione osservatorio: diciotto mesi più tardi. L’astronave Discovery parte per scrutare i disegni del vero “alien” della situazione, cioè Dio; ma HAL, il calcolatore di bordo, subisce un attacco di gelosia nei confronti del collega tibetano, che gli astronauti magnificano in continuazione (“Quello è capace di calcolare tutti i nomi, e allora addio creazione...”). Di conseguenza, HAL si ribella e stermina l’equipaggio. Sopravvive solo “King” David Bowman, che nota la presenza di uno strano oggetto rigido, “a forma di gomma per cancellare”, in orbita intorno a Giove. Bowman trema, già figurandosi la temuta e forse ineluttabile Cancellatio faciei mundi prevista dai monaci.

Giove e giù nell’imbuto. Ma una volta attraversata la “porta” spalancata dal monolito nell’intercapedine fra i mondi, “King” David ha una sorpresa. Qui il tempo si è contratto, sono già passati tre anni e non gli resta che constatare il collasso della relatività einsteniana, verificando lo spegnersi simultaneo delle stelle in tutto l’universo (cosa normalmente impossibile dati i limiti di velocità della luce). Aggrappato alla zattera cosmica rappresentata dal monolito, Bowman testimonia la morte del cosmo, la sua estrema contrazione fino alla nascita d’un universo nuovo di zecca, frutto del prossimo big bang. Qui, la lunga strada verso la costruzione di un nuovo computer e il ricalcolo dei nove miliardi di Nomi sta per ricominciare…

L'illustrazione della stazione spaziale, come pure l'immagine di copertina dell'antologia Spedizione di soccorso di Arthur C. Clarke, è opera di Franco Brambilla, il copertinista ufficiale di "Urania".

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