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Hikikomori: anno 2032

Nemmeno il violento bussare alla porta di casa e la concitata richiesta di inutili spiegazioni della madre, riuscirono a suscitare la curiosità di Kiro mentre era tutto preso dal decimo ed ultimo livello (il più difficile e quello che richiedeva il massimo della concentrazione) del videogame comprato qualche settimana prima durante un’escursione notturna nel konbini dall’altro lato della strada.
Non parlava faccia a faccia con un essere umano da... Non se lo ricordava più! E non prendeva minimamente in considerazione l’ipotesi terribile che i rumori provenienti da lì, dall’ingresso, fossero per lui...

L’ipotesi si materializzò catastroficamente quando capì che la porta della sua stanza, eternamente chiusa a chiave, stava per essere sfondata da una serie di spallate di chissà quale strano animale umano venuto a disturbare il suo sonno sociale. In quell’istante avrebbe voluto semplicemente cambiare la pagina web di quel sito spiacevole e noioso chiamato realtà... Ma una parte nascosta di sé sapeva che ciò non sarebbe stato possibile.

Un gruppo di tre poliziotti con la tipica divisa verde cobalto della Polizia Risocializzante ed un quarto uomo in borghese con il fazzoletto davanti alla bocca a causa dello spettacolo nauseabondo offerto dalla stanza di Kiro, che ai suoi occhi di impomatato funzionario in giacca e cravatta doveva apparire come un angolo dimenticato di mondo ricolmo di sporcizia e inettitudine, fecero la loro comparsa nella vita sospesa di chi credeva di essere stato finalmente dimenticato dal mondo esterno... Ma così, evidentemente, non era!

Riponendo il fazzoletto in una delle tasche della giacca il funzionario pretese a gran voce: “... si alzi!”.
Kiro, visibilmente confuso e non sapendo sostenere lo sguardo di ben quattro esseri umani nella sua stanza, lasciò cadere il joystick sul materasso e si alzò in piedi tremante. Non parlava con altri umani, almeno dal vivo, da tanto tempo e aveva dimenticato quanto potesse essere articolato un dialogo e quanto stressante fosse il dover cercare la risposta giusta alla domanda che veniva posta dall’interlocutore. Quindi attese fiducioso e lasciò, in questo era bravo, che la vita facesse il suo corso anche durante questa esperienza dura e imbarazzante che aveva interrotto il suo decimo livello, messo in pausa…

“Lei è Kawakami Kiro, di anni 21, nato a Tokyo il 4 Giugno del 2011…?”
L’inevitabile silenzio-assenso dell’indagato costrinse il burocrate a proseguire in modo rassegnato nella lettura del documento tirato fuori da una cartellina nera: “…Kawakami Kiro, in violazione dell’articolo 1398 del Nuovo Codice Sociale e degli articoli complementari 1398bis e 1399... la Commissione Anti-hikikomori del Dipartimento di Polizia Risocializzante del Ministero della Salute Mentale, dopo aver preso visione dei suoi grafici personali elaborati dal computer centrale del P.A.D.R.E. e riguardanti la sua scarsa attività sociale rilevata in questi ultimi anni... considerato il livello massimo di hikikomori fissato dalla legge in via equitativa in anni tre... considerato, inoltre, che lei ha già abbondantemente superato tale limite consentito dalla legge... considerato che non vi sono attenuanti dal punto di vista delle relazioni familiari... questa Commissione, pertanto, la condanna alla pena risocializzante di anni otto, come previsto dall’articolo 2371 del Regolamento di attuazione della Legge Anti-hikikomori, da scontare presso la Clinica Sociale “Kontact” di Kyoto, durante i quali verrà sottoposto ad una adeguata terapia di gruppo, al relativo condizionamento psico-farmacologico e alle attività esterne di risocializzazione previste dal Programma... Il provvedimento che le è stato appena notificato assumerà valore esecutivo a partire da... Ora! E’ un grande giorno per Lei, signor Kawakami... sta per ritornare finalmente in società... !”.

Quest’ultima frase, pronunciata senza alcun entusiasmo, era una classica espressione d’ufficio che il burocrate praticamente aveva l’obbligo di pronunciare ogni qualvolta effettuava un recupero... Infatti con scatto repentino e con lo stesso tono di voce disse ai tre poliziotti: “... sequestrate e imballate tutti gli aggeggi elettronici e i manga che trovate in questa topaia e spedite tutto al Ministero...! Presto, presto...! ... devo recuperare ancora altri quindici disadattati, oggi... Questa giornata non finirà mai! ... Fate presto...!”.